La fondazione di un monastero in Maremma

Redazione Nove da Firenze
Redazione Nove da Firenze
08 maggio 2000 18:51
La fondazione di un monastero in Maremma

E' il titolo di un convegno che si svolge sabato 20 Maggio presso l'Agriturismo Il Mandorlo a Cinigiano.
La fondazione di un nuovo monastero nell'alveo della grande tradizione cristiana e benedettina, è insieme esito finale e punto di partenza del cammino di fede e della vita della comunità che è all'origine di un simile proposito. Così è anche per il Monastero dell'Incarnazione, luogo dove vivranno i monaci della comunità Monastica di Siloe, promotrice, insieme alla Provincia di Grosseto e al comune di Cinigiano di questa giornata - convegno "UOMO, DOVE SEI?".

Essa si offre come un momento in cui culture e tradizioni diverse si incontrano per formulare insieme domande e insieme cercare risposte sull'uomo e sul senso della sua storia. Che volto avrà questo DIALOGO? Noi speriamo che la costruzione di questo nuovo monastero in Maremma sia veramente il segno e l'espressione di un anelito instancabile, grazie al quale di generazione in generazione la trama dell'esistenza di ogni persona e di ogni comunità possa scoprirsi armoniosamente tessuta coi fili della pace e della giustizia che da Dio vengono e a Lui conducono.
La Comunità monastica di Siloe è giunta in Maremma nel settembre 1996, accolta in diocesi di Grosseto da Mons.

Giacomo Babini. Composta di nove membri, di cui quattro sacerdoti, essa si propone di vivere il Vangelo di Gesù Cristo, accolto e attualizzato nella tradizione monastica, secondo la regola di San Benedetto. La Comunità è giunta in Maremma grazie alla donazione di un terreno su cui edificare un monastero. Essa crede fermamente che dono e compito profetico di tutti i cristiani e dei religiosi in particolar modo, è "ricordare e servire il disegno di Dio sugli uomini, come è annunciato dalla Scrittura e come emerge anche dall'attenta lettura dei segni dell'azione provvidente di Dio nella storia" (1).

Animata da tale spirito, essa cerca di incarnare nell'oggi di Dio e dell'umanità i principi vitali più preziosi ricevuti dalla tradizione monastica: il primato assoluto dell'Amore in Cristo e della sua Parola, la preghiera, il silenzio, il lavoro, inteso come servizio ai fratelli di comunità, prima di tutto, e con loro, nella Chiesa e attraverso la Chiesa, all'umanità intera. Il problema di porsi in atteggiamento di ascolto costante e costruttivo del mondo, nel quale il comando del Signore ci invia ad essere testimoni del suo Amore, resta ancora oggi capitale per ogni comunità cristiana e quindi anche per una comunità monastica che si intende a servizio di Dio e degli uomini.

Facendo nostre le parole di Giovanni Paolo II, noi siamo profondamente convinti che il dialogo è una realtà e un'attività "richiesta dal profondo rispetto per tutto ciò che nell'uomo ha operato lo Spirito che soffia dove vuole. Con esso la Chiesa intende scoprire i "germi del Verbo", raggi della verità che illumina tutti gli uomini" (2). Il monastero può offrirsi allora come luogo nel quale accogliere con la Parola di Dio e nella Parola di Dio la parola dell'uomo di oggi. Può esso diventare l'immagine di una polis capace di riunire in sé diversità culturali, religiose, etniche? Può esso diventare l'icona di quella Sion le cui porte, come canta il salmo, Dio ama più di tutte le dimore di Giacobbe? La città nelle cui piazze i popoli, riuniti nel nome del Signore, danzando canteranno: "Sono in te tutte le mie sorgenti"? (3) Con questi interrogativi e presentimenti guardiamo alla giornata convegno del 20 maggio, come ad un momento in cui iniziare a formulare insieme domande e insieme cercare risposte.

Che volto avrà questo dialogo? Noi speriamo che la costruzione del Monastero dell'Incarnazione - così si chiamerà il luogo in cui dimorerà la comunità monastica di Siloe - sia veramente il segno e l'espressione di un anelito instancabile, insopprimibile, grazie al quale di generazione in generazione, la trama dell'esistenza di ogni persona e di ogni comunità possa scoprirsi armoniosamente tessuta coi fili della pace e della giustizia che da Dio vengono e a Lui conducono. In questa luce le forme della costruzione del Monastero dell'Incarnazione appariranno "come linee d'intersezione tra uomo e mondo, storia umana e agire divino; come illustrazioni di quella processione misteriosa in cui il popolo di Dio peregrina attraverso il tempo; come giganteschi simboli sui quali si fa possibile contemplare l'essere cristiano nel tempo e come le forme in cui esso si attua culturalmente.

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