Lotta d'Angeli: messaggi da un uomo in fuga

Redazione Nove da Firenze
Redazione Nove da Firenze
03 marzo 1999 19:14
Lotta d'Angeli: messaggi da un uomo in fuga

Dal 4 al 6 marzo al Teatro Studio di Scandicci l'Italia dei conflitti contemporanei in una coproduzione Italo-franco-tedesca.
Il cielo sopra la città è popolato di angeli e le strade sono attraversate da uomini e donne in fuga. Visione misteriosa e fascinosa di una umanità abitata dai conflitti e dalle incompatibilità, è l'ultimo spettacolo di Andrea Adriatico e della compagnia :riflessi, tuttora impegnati in una tournée internazionale. Si tratta di una composizione di immagini in cui si raccolgono voci e suoni provenienti dai nostri vicoli e da altri confini, dalla cronaca e dall'episodio biblico di Giacobbe in lotta con l'angelo.

E' una riflessione, cinica e sensuale, sul rapporto fra un uomo e una donna, sui desideri e le repulsioni, sul sacro e il profano. Ed è una riflessione, sottile e cifrata, inquietante e ammaliante, sull'Italia contemporanea, verso la memoria ma oltre gli stereotipi, prodotta da tre importanti centri europei del nuovo teatro: La Fonderie di Le Mans (Francia), il Podewil di Berlino (Germania), e Teatri di Vita di Bologna.
Lo spettacolo è diretto da Andrea Adriatico, con la drammaturgia di Milena Magnani, con Patrizia Bernardi, Gabriella Fabbri e Giorgio Volpi; video di Cocito & Pastore e Ciprì & Maresco; scena di Andrea Cinelli e Roberto Ledda.
Giacobbe restò solo e qualcuno lottò con lui fino allo spuntare dell'alba: un uomo? Un angelo? Dio? Lui stesso? E' affascinante e misterioso l'episodio raccontato nel trentaduesimo capitolo della Genesi, conosciuto come "la lotta di Giacobbe con l'angelo".

Una lotta misteriosa dalla dinamica ancor più misteriosa, perché l'angelo ferisce Giacobbe alla coscia ma poi lo benedice perché "hai combattuto con Dio e con gli uomini e hai vinto". E' questa la prima fonte di ispirazione di Lotta d'angeli, presentato a Teatri di Vita in maggio. Dopo la trilogia sulla clonazione (Ferita. Sguardo su una gente dedicato ad Adolf Hitler; Solo. Il fondamento degli incurabili; Salvo, o della santa voglia), tornano i temi che disegnano l'intenso orizzonte di ispirazione di Andrea Adriatico, che dalla prima intuizione sull'episodio di Giacobbe allarga le radici di questo nuovo lavoro verso una meditazione sul conflitto relazionale che mescola sacro e quotidiano.
Fin dal 1989 (anno di nascita della sua compagnia ":riflessi") Andrea Adriatico ha dato vita a spettacoli portatori di un pensiero inquieto e di una ispirazione spettacolare di grande emozione e suggestione, tessere di un mosaico suggestivo e spiazzante del disagio generazionale alle soglie del Duemila, tra memoria e futuro.

Per questo spettacolo, impostato come i precedenti su una concezione fortemente visiva, Adriatico ha voluto con sé una nuova compagna di strada, la scrittrice Milena Magnani, autrice di due emozionanti romanzi come L'albero senza radici (ed. Nuova Eri, 1993) e Delle volte il vento (ed. Vallecchi, 1996). L'incontro si è sviluppato non nella "messa in scena di un copione", ma piuttosto nel reciproco stimolo creativo: infatti non le è stato "commissionato" un testo da far recitare, ma le è stato chiesto di partecipare direttamente al lavoro creativo insieme agli attori, scrivendo brevi testi e parole che di volta in volta sono entrati come materiale di lavoro nell'elaborazione dello spettacolo: una pratica drammaturgica non comune, a strettissimo contatto con le "assi del palcoscenico" e con i tre attori: Patrizia Bernardi, Gabriella Fabbri e Giorgio Volpi.

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