Film sul Popolo Saharawi proiettato in Palazzo Vecchio

Redazione Nove da Firenze
Redazione Nove da Firenze
02 marzo 1999 19:50
Film sul Popolo Saharawi proiettato in Palazzo Vecchio

La storia di un popolo che da oltre due decenni lotta per la sua indipendenza. La vita delle tendopoli del deserto. Le immagini di un paese, ricco di risorse minerali, con 1500 chilometri di coste pescosissime, ora separato da chilometri e chilometri di muri di sabbia innalzati dal Marocco, dotati di postazioni radar e batterie di artiglieria. "Una storia saharawi", il film scritto e diretto da Saverio Martone, sarà proiettato domani, mercoledì 3 marzo, alle ore 10.00, nel Salone dei Cinquecento di Palazzo Vecchio.

L'iniziativa, promossa dalla Presidente del Consiglio Comunale, rientra nel ciclo di manifestazioni «Le chiavi della città».
Alla proiezione assisteranno trecento studenti delle scuole elementari e delle medie inferiori e una donna saharawi. Nel corso dell'incontro verrà nuovamente sottolineato l'impegno per l'amicizia e la solidarietà tra le due città (Firenze è gemellata con la tendopoli di El Aioun) e per favorire tutte le iniziative finalizzate ad una soluzione pacifica della controversia con la ripresa del dialogo tra Marocco e il Popolo Saharawi.

"L'impegno delle donne africane -ha sottolineato la Presidente del Consiglio Comunale, Daniela Lastri- per la democrazia, per l'attenzione ai bambini e agli anziani ma anche la dura lotta che in questi anni il popolo saharawi ha fatto, sono di esempio e modello per la rivoluzione silenziosa che anche nel nostro paese si fa per tutelare i bambini e le bambine e per edificare una società dove le donne possano portare nella politica il nuovo che l'Italia auspica".
Il Sahara Occidentale è stata una colonia spagnola dal 1885 al 1976.

Partiti gli spagnoli, il processo di decolonizzazione si è subito arrestato a causa dell'invasione del Marocco che ha separato il popolo saharawi. Una parte, quella che vive nei territori occupati, subisce trattamenti repressivi che sono stati ripetutamente denunciati da Amnesty Internazional. Lì sono vietate ogni forma di riunione, anche in occasione di feste familiari. L'altra parte è costretta a vivere nel deserto, spesso in tendopoli o in campi profughi. Nel mezzo un muro di sabbia e di pietre.

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