Vino: i 300 anni della più antica denominazione italiana

Un evento organizzato ieri nelle cantine dei Castelli del Grevepesa ha celebrato l’anniversario con la presentazione del Chianti Classico “Gran Selezione Clemente VII".

Redazione Nove da Firenze
Redazione Nove da Firenze
21 maggio 2016 17:32
Vino: i 300 anni della più antica denominazione italiana

Firenze, 21 maggio 2015 – Raccontare un evento storico attraverso una testimonianza unica: il vino. E’ quello che Castelli del Grevepesa ha voluto fare organizzando nelle proprie cantine a San Casciano Val di Pesa (Firenze) un evento per ricordare i trecento anni dai bandi di Cosimo III. «A distanza di 25 anni dalla prima bottiglia di Chianti Classico Clemente VII, vino che anno dopo anno ha conquistato importanti successi in ogni mercato, abbiamo voluto rendere omaggio a questo illustre chiantigiano d’adozione con la produzione della Gran Selezione». Lo ha affermato Ugo Pagliai, Direttore Generale di Castelli del Grevepesa, la più grande cantina produttrice di vini Chianti Classico.

«Abbiamo diciotto vigneti coltivati intorno a quella Pieve di Campòli, spiega Pagliaiche il Cardinale Giulio de’ Medici, ancor prima di salire al soglio pontificio nel 1523 con il nome di Clemente VII, per la dolcezza delle colline circostanti apprezzava come soggiorno prediletto. La nostra azienda da sempre seleziona le proprie uve per ottenere vini unici ed originali che possano esprimere le eccellenze dai migliori vigneti. Per questo, nel solco dei successi del nostro Clemente VII, finora realizzato nelle tipologie “Annata” e “Riserva” abbiamo ritenuto importante cimentarci anche nella produzione limitata di “Gran Selezione”, massima espressione della piramide qualitativa del Chianti Classico».

Nel corso dell’evento hanno preso la parola esperti e storici, per sottolineare l’importanza della famiglia dei Medici per l’avvenire del vino toscano. «I Medici, del restoha illustrato durante la serata, il Prof. Zeffiro Ciuffoletti, noto storico dell’Università di Firenze e appassionato di vicende chiantigiane, non furono soltanto abilissimi mercanti e straordinari mecenati, ma come “Principi”, con saggezza e lungimiranza capirono che valorizzare le risorse naturali ed i frutti della terra avrebbero concorso in modo significativo ad arricchire la propria Signoria: il Bando di Cosimo III, che per la prima volta nel mondo, definisce le zone vinicole, ne è eloquente riprova».

“Protagonista di uno dei momenti più drammatici della storia del Pontificato, eppure uomo politico dai tratti umani”. Così, Clemente VII nel piacevole intervento diCristina Acidini, già Sovrintendente del Polo Museale fiorentino. “Un uomo chenon si arrende, - ha raccontato la nota storica d’arte - perché essere Papa vuol dire essere scelti per mandato divino sono le impronte che si colgono nelle raffigurazioni lasciate dal Vasari a Palazzo Vecchio” e che il Sindaco di Firenze ha concesso in uso a Castelli del Grevepesa, perché la preziosa ricchezza del patrimonio culturale fiorentino sono valore aggiunto per l’economia del territorio.

Tra i partecipanti all’iniziativa anche il Consorzio del Chianti Classico che proprio nel 2016 ha organizzato vari eventi dai trecento anni dall’editto. «I vini toscani concorrono fortemente al successo dell’economia agroalimentare del nostro Paese, ed il Chianti Classico che nell’ultimo anno ha ulteriormente incrementato le proprie esportazioni - ha aggiunto Giuseppe Liberatore, Direttore Generale dell’omonimo consorzio - nel 2016 celebra i suoi trecento anni di storia da quel 24 settembre 1716, quando il Granduca Cosimo III de’ Medici decise di delimitare con un bando, per la prima volta nella storia, alcuni territori particolarmente vocati per la produzione di vini di alta qualità».

“Una storia secolare, insomma, ha concluso, il Prof. Enzo Benucci, presidente dell’azienda, che, dopo tre secoli, sorso dopo sorso, continua ad affascinare i consumatori di tutto il mondo!”

Castelli del Grevepesa, il maggior produttore di Chianti Classico. Nella convinzione che l’incanto delle colline chiantigiane siano un prodigio della civiltà fiorentina con il concorso benevolo di una natura dispensatrice di frutti di gran pregio, da cinquant’anni Castelli del Grevepesa concorre a valorizzare la viticoltura toscana perseguendo l’obiettivo di produrre qualità, creando giorno dopo giorno innovazioni di prodotto nel rispetto delle tradizioni secolari. Con tre milioni di bottiglie chianti classico prodotte, un volume di affari nel 2015 di tredici milioni di euro realizzato per oltre la metà oltreconfine, Castelli del Grevepesa è oggi il maggiore produttore imbottigliatore di vini del chianti classico.

Castelli del Grevepesa può contare circa 120 vigneti, che si estendono principalmente nelle zone di Greve in Chianti, Mercatale Val di Pesa, San Casciano Val di Pesa, Tavarnelle Val di Pesa e Barberino Val d’Elsa. I vigneti coltivati da Castelli del Grevepesa sono seguiti scrupolosamente dalle potature invernali alla vendemmia da uno staff di agronomi con lo scopo di verificare lo stato dei vigneti in base all’andamento stagionale. Le uve sono preliminarmente controllate nel proprio laboratorio prima della raccolta fino alla vinificazione dai cantinieri guidati dall’Enotecnico Stefano Mosele che ha l’importante compito di seguire tutto il processo di produttivo, differenziandolo a seconda delle diverse varietà di uve e delle loro caratteristiche con particolare attenzione alla fermentazione alcolica, alla svinatura, al controllo della fermentazione malolattica, ai successivi travasi, alla fase di affinamento in botti e barrique, fino ad arrivare all’imbottigliamento.

Ogni operazione è scrupolosamente verificata dall’Enologo Ugo Pagliai, Direttore Generale dell’azienda

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