Vino: consumi in crescita negli ultimi 5 anni

+5.7%, secondo i dati di Coldiretti Toscana. Il presidente Consorzio Vino Chianti, Busi: “Bene i controlli ma basta con le complicazioni burocratiche”

Redazione Nove da Firenze
Redazione Nove da Firenze
16 dicembre 2018 22:55
Vino: consumi in crescita negli ultimi 5 anni

Con una netta inversione di tendenza rispetto al passato sono aumentati dell’8% i consumi di vino degli italiani negli ultimi cinque anni. E’ quanto emerge da una analisi della Coldiretti sulla base dei dati dell’OIV diffusa in occasione dell’incontro su “Mercati del vino e innovazioni in vigna” promosso a Palazzo Rospigliosi a Roma dal Comitato di supporto alle politiche di mercato del vino della Coldiretti coordinato dall’enologo Riccardo Cotarella e arricchito dalle competenze tecniche del prof.

Attilio Scienza e del direttore Generale di Ismea Raffaele Borriello. L’Italia con 22,6 milioni di ettolitri nel 2017 si colloca al terzo posto tra i maggiori consumatori dietro a Stati Uniti con 32,7 milioni ed una crescita del 5,7% nel quinquennio e Francia con 27 milioni che pero fa registrare un calo del 2,8% nel periodo considerato. Il trend di aumento dei consumi in Italia – sottolinea la Coldiretti - è secondo solo alla Cina che grazie ad una crescita dell’8,2% nel quinquennio si classifica al quinto posto tra i paesi consumatori con 17,9 milioni di ettolitri, dietro alla Germania con 20,1 milioni ma con andamento stagnate (-1,3%) nello stesso periodo.

E’ in atto una rivoluzione sulle tavole degli italiani con i consumi che dopo aver raggiunto il minimo hanno invertito la tendenza con una decisa svolta verso la qualità del vino che – sottolinea Coldiretti – è diventato l’emblema di uno stile di vita “lento”, attento all’equilibrio psico-fisico che aiuta a stare bene con se stessi, da contrapporre all’assunzione sregolata di alcol. Lo dimostrano – precisa la Coldiretti – il boom dei corsi per sommelier, ma anche il numero crescente di giovani ci tiene ad essere informato sulle caratteristiche dei vini e cresce tra le nuove generazioni la cultura della degustazione consapevole con la proliferazione di wine bar e un vero boom dell’enoturismo che oggi genera un indotto turistico di quasi 3 miliardi di euro l’anno ed ha conquistato nell’ultima manovra il suo primo storico quadro normativo.

Un interesse che ha riguardato molti giovani a dimostrazione della capacità del nettare di bacco di incarnare valori immateriali e simbolici collocandosi sulla frontiera più avanzata di un consumo consapevole, maturo, responsabile, molto orientato alla qualità materiale e immateriale del prodotto. In realtà – sottolinea la Coldiretti - si tratta di una tendenza in atto a livello globale con i consumi di vino che hanno raggiunto i 244 milioni di ettolitri nel 2017 con un aumento complessivo del 2% in un anno.

Una domanda alla quale risponde la produzione mondiale che nel 2018 si stima in 279 milioni di ettolitri, con un aumento del 13% rispetto al 2017 che era stato segnato da condizioni climatiche difficili di cui hanno risentito le produzioni di molti paesi. L’Italia con 48,5 milioni di ettolitri si conferma primo produttore mondiale, seguita dalla Francia (46,4 milioni), dalla Spagna (40,9 milioni), dagli Stati Uniti (23,9 milioni e dall’Argentina (14,5 milioni). La produzione italiana seppur in aumento rispetto allo scorso anno è praticamente in linea con la media dell’ultimo decennio e – sottolinea la Coldiretti – dal punto di vista qualitativo sarà destinata per oltre il 70% dedicata a vini DOCG, DOC e IGT con 332 vini a denominazione di origine controllata, 73 vini a denominazione di origine controllata e garantita, e 118 vini a indicazione geografica tipica riconosciuti in Italia e il restante 30 per cento per i vini da tavola.

“Quello del vino è un tema quanto mai importante per la Toscana - ha detto Fabrizio Filippi, Presidente di Coldiretti Toscana - dove le superfici vitate sono oltre 59 mila ettari con una produzione di circa 3 milioni e 500 mila quintali di uve che vengono trasformati in 2 milioni e 800 mila ettolitri di vino. La Toscana rappresenta il 6.3% del vino italiano attestandosi come sesta regione per produzione media e vanta le più prestigiose denominazioni di origine dei vini con 11 Docg, 41 Doc e 6 Igt. La produzione di VQPRD supera 1,7 milioni di ettolitri. Il Chianti rappresenta la quota più importante della produzione di vini a Docg”.

“Il settore vitivinicolo, uno dei punti di forza dell'agricoltura toscana – dice Antonio De Concilio, direttore regionale - mostra una grande vitalità, che si traduce in un aumento degli investimenti e nella profonda riorganizzazione delle aziende e della filiera, con una decisa svolta verso la qualità che ha permesso di conquistare primati nel mondo. Il valore dell’export dei vini toscani supera i 900 milioni di euro. In pratica una bottiglia su cinque di vino italiano bevuta oltre confine, viene dalla nostra regione”.

E' oramai da più di un anno che stiamo vivendo una informatizzazione del nostro settore da parte del ministero. Il che ha prodotto non poche difficoltà al nostro settore che è costituito da tantissimi piccole e medie aziende. Le istituzioni e il ministero in particolare, a fianco degli obblighi, dovrebbero però prevedere anche aiuti e incentivi per far si che ogni azienda possa mettersi al passo con la nuova tecnologia informatica prevedendo al contempo strumenti facili. Perché non possiamo permettere che all'impresa vitivinicola sia messa un'altra tassa occulta sotto forma di costi suppletivi per ottemperare a degli obblighi.

Non possiamo cioè obbligare l'imprenditore a pagare qualcuno per osservare la legge, ma deve essere in grado di farlo da solo e quindi serve un sistema semplice e comprensibile e non fatto da burocrati per burocrati” così Giovanni Busi, presidente Consorzio Vino Chianti. a margine del convegno promosso dall'Unione Italiana Vini su “adempimenti e semplificazioni della normativa vitivinicola” organizzato a Firenze. “In più è indispensabile che questo necessario aggiornamento professionale a cui si stanno adeguando i nostri imprenditori – continua Busi - sia fatto anche dalle istituzioni, del ministero e dei vari organi di controllo.

Cioè noi vogliamo sì mettere tutti i nostri dati sul SIAN, il sistema informativo unificato di servizi del comparto agricolo, ma questo poi deve essere la unica banca dati valida per tutti. Perché non si può chiedere a un'azienda il cui core business è produrre vino di trasformarsi in una impresa informatica e poi dopo questo sforzo l'ente certificatore non usa il SIAN e vuole dalle imprese altri dati e sotto altra forma”. “Basti pensare che quest'anno prima abbiamo immesso i nostri dati elettronicamente dentro la banca dati SIAN e poi siamo stati costretti a comunicare i soliti dati ad ARTEA.

E' un doppio lavoro inutile e dispendioso. I dati sono là nel SIAN potete andarli a prendere là, non serve che opprimiate continuamente le aziende con carte, timbri e scartoffie” conclude il presidente Consorzio Vino Chianti.

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