​Mense scolastiche: c'è un grosso problema sul menù

 Aduc affronta il problema dell'offerta culinaria nelle mense della scuola elementare

Redazione Nove da Firenze
Redazione Nove da Firenze
26 febbraio 2015 17:28
​Mense scolastiche: c'è un grosso problema sul menù

L'Associazione Aduc che difende i diritti di utenti e consumatori guarda anche ai bambini seduti a tavola per pranzo: Cosa mangiano? Quanto pagano? E soprattutto.. Cosa gradiscono?Un problema piuttosto evidente si pone all'ingresso della sala mensa: "Nessuna educazione alimentare e al gusto" unica regola è che "i bravi bambini mangiano tutto, altrimenti sono viziosi” spiega Vincenzo Donvito presidente di Aduc.La qualità? "Spesso decantata dai nostri amministratori perchè basata sul cosiddetto “chilometro zero” che, di per se' - secondo loro e la moda in voga - dovrebbe essere sinonimo di qualità.

Non siamo così sicuri che, pur seguendo i canoni della moda, possa definirsi eccellente; facciamo solo due esempi: la pizza e le carote. Per la prima, in genere nessun genitore si sognerebbe mai di acquistarla per il proprio figliolo; una qualità che fa sembrare prelibata quella miriade di pizze al taglio che, rivolte al turismo “mordi e fuggi”, fanno sfigurare un'immagine la città. Sulle carote e anche per altri ortaggi, non essendo prodotti di agricoltura biologica, il loro sapore e' piu' simile ad un derivato chimico che deve essere reso gradevole e commestibile grazie ai condimenti...

con pessimi risultati".Il Paese dell'Expo e del Gusto presenta un problema per le piccole generazioni. L'impossibilità di esprimersi sulla gradevolezza del piatto. "Diversi bambini mangiano solo parzialmente o per nulla cio' che gli viene proposto. “Bambini viziati che devono imparare e quindi se hanno fame mangeranno”? Oppure “bambini supernutriti da mega-merende che si portano da casa e che quindi, una volta in mensa, non hanno quei minimi stimoli che li porterebbero comunque a mangiare cibi su cui avrebbero un qualche dubbio...

e poi imparano”? Valutazioni che ci fanno temere molto per i bambini.  Occorre che questi bambini comprendano cosa e come i diritti e doveri della Costituzione, vengono esercitati e rispettati nella quotidianità".Il problema in tempo di crisi è anche economico. Il bambino paga per non mangiare e tornato a casa vorrà mangiare davvero: doppia spesa per quei genitori che non possono dare indicazioni come farebbero a casa sulle preferenze dei propri figli."Babbo e mamma pagano 98 euro al mese (la cifra piu' alta) per farmi mangiare, ma io mangio poco o quasi nulla...

perche' devo pagare, anche se a me non piacciono, per esempio, i piselli e la pasta e fagioli e il palombo e lo yogurt con la frutta e lo stracchino, etc? Quindi pago per cosa? Non solo, se un bambino ha escluso dalla sua alimentazione i derivati dal maiale, sicuramente avrebbe diritto a mangiare secondo le proprie direttive alimentari, e gli viene offerta un'alternativa; perché si ha rispetto per chi non gradisce il maiale, ma non si rispetta chi non gradisce -per esempio- i piselli?""Non viviamo in una missione dell'Africa - esclama Donvito - dove arrivano gli aiuti delle Nazioni Unite e quindi dobbiamo accontentarci o morire di fame.

Viviamo a Firenze, Italia, Europa, mondo cosiddetto occidentale, dove l'organizzazione economica e sociale e' modellata su libertà e diritti. Dove sono questi ultimi per chi paga, direttamente e indirettamente con le tasse? Esiste solo il dovere di mangiare ciò che non piace".La corretta alimentazione: "Il nostro modello economico e sociale - prosegue il presidente Aduc - si basa sul doverci far star bene e meglio, perché un adulto può decidere di non mangiare i piselli e un bambino no?"Basta cambiare ristorante.

"L'adulto, se non vuole i piselli e non può scegliere, va in un altro luogo a mangiare; il bambino che non vuole mangiare i piselli della mensa a scuola, non puo' andare in altro luogo. Come ci dimostra la grande ristorazione, con gli stessi costi di un pasto della mensa, si potrebbe far scegliere al bambino tra una rosa di proposte in cui c'e' sicuramente qualcosa che gli piace. E' solo questione di organizzazione e di impostazione del servizio: vedi, per esempio, una mensa universitaria, dove le scelte sono molteplici e i costi simili o inferiori ai 5 euro della nostra scuola".In conclusione: "Sappiamo molto bene che i bambini devono vivere sulla loro pelle direttamente cosa significa qualità e libertà, altrimenti..

che ci vanno a fare a scuola?"

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