Impianti di depurazione: la nuova legge regionale ostacola le aziende

Capecchi (FdI): “Un altro pasticcio Pd”. Brogi (Gida): "Auspichiamo una soluzione". Monni: "Nessuna criticità"

Redazione Nove da Firenze
Redazione Nove da Firenze
10 giugno 2021 14:51
Impianti di depurazione: la nuova legge regionale ostacola le aziende

Firenze, 10.06.2021- Nelle scorse sedute il Consiglio Regionale, con l’abrogazione dell’emendamento 13bis, ha modificato anche parti della legge 20 sulle quali il Governo ha ricorso in Corte Costituzionale .

“Con La modifica della legge regionale sui rifiuti ci è stato imposto di bloccare gli extraflussi in entrata negli impianti di Gida. Questo improvviso cambiamento, oltre che essere un enorme danno per l’azienda, crea un’emergenza e una criticità nella gestione e nello smaltimento dei rifiuti liquidi, cioè liquami di fosse settiche e pozzi neri e residui di pulitura delle rete fognaria e delle caditoie, con potenziali ritorsioni negative su tutto il territorio”.

Così il presidente di Gida, Alessandro Brogi, commenta la situazione difficile che sta vivendo l’azienda in seguito alla pubblicazione della nuova legge regionale sugli impianti di depurazione e gestione degli extraflussi. Da venerdì scorso, infatti, gli impianti di Gida che si occupano di questo particolare settore sono fermi ed impossibilitati ad accogliere i camion degli autospurghisti.

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La situazione è resa ancor più delicata dal fatto che, non più tardi di qualche settimana fa, Gida ha firmato un accordo unico nel suo genere con il Consorzio Spurghisti Associati per quel che riguarda lo smaltimento dei rifiuti liquidi (149 mila tonnellate all’anno). Un patto che aveva come obiettivo principale quello di mettere al riparo tutta l’area metropolitana da situazioni di crisi come quelle che si sono verificate nel 2018, durante l’emergenza fanghi di smaltimento dei depuratori, garantendo così la continuità del servizio di vuotatura di pozzi neri e fosse biologiche.

“Abbiamo più volte espresso le nostre problematiche e perplessità direttamente alla Regione in questi giorni. E’ stato fissato un incontro venerdì prossimo con l’assessore regionale all’ambiente, Monia Monni – insiste Brogi -. Ci auguriamo che proprio da questo incontro arrivi una soluzione in grado di sbloccare questo impasse e di farci riaprire il servizio di smaltimento. In caso contrario le conseguenze saranno fortemente negative per tutta l’area metropolitana di Prato, Firenze e Pistoia. Ricordo che gli impianti di Gida gestiscono circa i 2/3 dei liquami derivanti da svuotature di fosse settiche e pozzi neri della piana”. 

“La norma regionale - spiega l'assessora all'ambiente Monia Monni- recentemente approvata non ha solamente ripristinato la situazione precedente al giugno 2020, ma investito l’intera questione di legittimità costituzionale che fu sollevata dal Governo sulla normativa regionale, eliminando così alcune previsioni che erano state introdotte nel 2011. Questione su cui a inizio luglio si sarebbe espressa la Corte Costituzionale. Questo è necessario dirlo per evitare di generare una eventuale confusione”.

Monni spiega che "prima dell’entrata in vigore della nuova norma gli uffici regionali hanno comunicato a GIDA la necessità di espletare quindi il necessario iter autorizzativo per lo svolgimento di alcuni tipi di attività. In questo è stato assicurato, come sempre viene fatto, il massimo supporto tecnico possibile da parte dei nostri uffici. Ben comprendo la preoccupazione che si è venuta a creare tra gli operatori del settore e voglio quindi ringraziare il sindaco di Prato Matteo Biffoni per il costante supporto che mi ha assicurato in questi giorni, ma è giusto dire con chiarezza che non ci sono criticità di sistema.

Per questo motivo ho invitato il consorzio degli spurghisti, che sottoscrisse a metà maggio un accordo con Gida, ad un incontro in Regione Toscana, insieme al Sindaco Biffoni, in cui ci confronteremo sul percorso che abbiamo davanti per le prossime settimane. In particolare, in raccordo con AIT, ho già effettuato una ricognizione sugli impianti del servizio idrico integrato e comunicato al consorzio che la capacità residua, eventualmente insieme agli altri impianti di mercato presenti sul territorio, è in grado di assorbire la loro attività senza generare alcun tipo di impasse”.

L'assessora Monni rispetto a ciò che è apparso sulla stampa precisa : " non è in programma alcun incontro tra me e i vertici di GIDA, perché è invece correttamente in corso un confronto tecnico tra la società e gli uffici regionali per l’espletamento dell’iter autorizzativo”.

“Il governatore Giani si è talmente tanto affrettato a far cancellare l'emendamento pro conciatori da lasciare sul piatto una legge regionale che adesso mette in difficoltà gli impianti di depurazione”. Lo denuncia il consigliere regionale FdI e vicepresidente della commissione Ambiente Alessandro Capecchi, venuto a conoscenza, tramite un accesso agli atti, del fatto che con la nuova legge regionale sugli impianti di depurazione non è più concessa la gestione in comunicazione degli extraflussi. Per poter gestire gli extraflussi si rende necessaria una specifica autorizzazione fino a quantitativi compresi in 50 mg al giorno, mentre per quantitativi superiori serve l'Aia (Autorizzazione integrata ambientale), la cui istruttoria ai fini dell'ottenimento richiede mesi di tempo.

“Inutile aver chiesto l'audizione dell'ufficio ambiente in commissione, come aver richiesto approfondimenti sull'abrogazione dei commi 6 e 8 dell'articolo 13 bis della legge regionale 31 maggio 2006 (sui quali non influiva «l'emendamento della vergogna»), inutile aver ribadito tutte le perplessità sull'abrogazione di alcuni commi di una legge senza prevederne una totale e attenta revisione anche in Consiglio regionale direttamente al presidente Giani”, sottolinea Capecchi.

“La legge attuale così come modificata penalizza molti impianti di depurazione, tra cui il pratese Gida, poiché vieta la possibilità di smaltire gli extraflussi tramite comunicazione. I risultati prevedibili non possono che essere deleteri: dal creare disservizi, all'aggravio dei costi fino alla difficoltà oggettiva delle imprese di depurazione che non possiedono l'Aia – afferma il consigliere FdI -. Quindi adesso tutti quegli impianti che fino a ora potevano lavorare con una semplice comunicazione si ritrovano dall'oggi al domani a doversi adeguare a nuove regole senza un minimo di preavviso”.

“Insomma in materia di smaltimento reflui la Regione non sembra farne una giusta -conclude Capecchi -, manca del tutto il coordinamento tra uffici e la qualità normativa è migliorabile. In questo caso sarebbe stato decisamente meglio prevedere una norma transitoria, cioè prevedere un termine di tre/sei mesi entro il quale le aziende prive di Aia avrebbero potuto adeguarsi per poter continuare a smaltire gli extraflussi. Così facendo la Regione Toscana mette a rischio le aziende di depurazione e di spurgo, facendo loro perdere tempo, denaro e forse anche posti di lavoro”.

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