Legge pro-concerie: la giunta aveva istruito una delibera?

Capecchi (FdI): “A luglio 2018 una proposta per modificare l'art 13 della legge sula gestione degli impianti”

Redazione Nove da Firenze
Redazione Nove da Firenze
23 maggio 2021 13:18
Legge pro-concerie: la giunta aveva istruito una delibera?

Oggi, leggiamo un’intervista ad Enrico Rossi, nella quale conferma che il consigliere Pieroni e gli altri firmatari del Partito Democratico conoscevano il contenuto dell’emendamento. Dalle parole dell’ex-governatore della Toscana emerge che li avrebbe perfino ammoniti dal presentarlo.

“Quanto emerso non è accettabile, dall'accesso agli atti che ho effettuato è dimostrato che nel 2018 la giunta Rossi aveva istruito una proposta di legge per modificare l'art 13 della legge sulla gestione degli impianti di depurazione industriale. Ma tutto si è fermato dopo il netto stop pervenuto dagli uffici legislativi che hanno espresso parere negativo alla proposta di modifica perché non possedeva legittimità costituzionale e nemmeno comunitaria. E allora cosa ha fatto il Pd? Ci ha provato due anni dopo con un emendamento proposto direttamente in aula, eludendo così i pareri tecnici degli uffici”. Afferma il consigliere regionale FdI e vicepresidente della commissione Ambiente Alessandro Capecchi.

“Vogliamo capire cosa sia successo a livello politico e amministrativo – sottolinea Capecchi -, eliminare l'emendamento 'keu', come proposto da Giani, non toglie certo il problema. Questo sistema schizofrenico di voler imporre una volontà politica a tutti i costi mette in difficoltà gli uffici e mina la credibilità della Regione”.

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“L'ex assessore all’ambiente Fratoni e l'ex presidente Rossi hanno dichiarato di non aver nulla a che fare con l'emendamento 'keu', ma devono dire ai toscani perché hanno lasciato che il Consiglio modificasse la legge con un emendamento che andava nella stessa direzione di quanto avevano tentato di fare due anni prima con la proposta di legge che aveva ottenuto un 'no' forte e chiaro dagli uffici – evidenzia Capecchi -. In veste di presidente del Consiglio regionale Giani si è assunto responsabilità di far votare un emendamento molto tecnico, presentato direttamente in consiglio, senza rinviarlo in commissione, dove invece avrebbe dovuto ricevere il parere di legittimità. È ora che il Pd si assuma le responsabilità di quanto accaduto”.

“Il governatore Giani ha mentito in aula e di fronte alla stampa sull’ormai noto ‘emendamento Pieroni’, presentato dal Partito Democratico per agevolare lo smaltimento degli scarti di lavorazione delle concerie pisane? Cosa hanno da nascondere che ancora non è emerso?” Queste le domande avanzate dal capogruppo di Fratelli d’Italia in Consiglio regionale, Francesco Torselli e dal collega Alessandro Capecchi, rappresentante di FDI nella Commissione di inchiesta sulle infiltrazioni mafiose in Toscana.

“Durante la seduta straordinaria del Consiglio regionale – ricordano Torselli e Capecchi – dedicata alla cosiddetta inchiesta KEU, ma anche in numerose dichiarazioni rilasciate alla stampa e alle Tv, il Presidente Giani ha sempre detto di aver svolto la funzione del semplice ‘notaio’ nel corso della seduta del consiglio regionale da lui presieduta lo scorso 20 maggio. Giani ha sempre sostenuto di non conoscere il contenuto del cosiddetto ‘emendamento Pieroni’, ma di essersi limitato a metterlo in votazione, dando lettura del dispositivo, dopo che nessuno dei 4 firmatari aveva chiesto di poterlo presentare in aula”.

“Peccato che 15 giorni dopo – proseguono i due esponenti di Fratelli d’Italia – rispondendo in maniera molto piccata ad una nostra interrogazione, lo stesso Giani avesse ammesso di aver scelto consapevolmente di non richiedere, in merito allo stesso emendamento, né un approfondimento in commissione, né un parere tecnico da parte degli uffici, ma di averlo posto in votazione avendolo ritenuto pienamente ammissibile (quindi conoscendone il contenuto!), senza peraltro condividere tale scelta, né con l’aula, né con i restanti componenti l’Ufficio di Presidenza. Il Presidente Giani non avrebbe assolutamente svolto le funzioni di ‘notaio’, ma, come già fattosi sfuggire rispondendo alla nostra interrogazione, sarebbe stato ben consapevole di cosa il Consiglio stesse per approvare”.

“A questo punto – concludono Torselli e Capecchi – prendiamo atto che il rapporto di fiducia istituzionale tra maggioranza ed opposizione è gravemente compromesso. Nel rispetto dei ruoli e delle parti, in aula non si mente e, soprattutto, agli atti ufficiali non è consentito rispondere il falso. Prima di andare avanti (la maggioranza adesso vorrebbe correre ai ripari cancellando l’emendamento) pretendiamo di sapere, una volta per tutte, quale sia stato il ruolo di Eugenio Giani nell’iter di approvazione dell’emendamento ‘salva-concerie’, se ha fatto solo da ‘notaio’ o se invece conosceva il contenuto dell’emendamento e ne ha accelerata l’approvazione”.

A proposito, dopo aver richiesto l’acquisizione di tutti i verbali di giunta relativi all’emendamento ‘salva-concerie’, il Consigliere Capecchi formalizzerà, a nome di Fratelli d’Italia, la richiesta di ascoltare l’ex-governatore Rossi nella Commissione di inchiesta appena insediata.

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