Il ritorno sul palco del direttore Donato Renzetti con l’ORT

4 concerti: il debutto martedì 12 aprile a Poggibonsi, poi Empoli il 13, Firenze il 14 e Pisa il 19

Redazione Nove da Firenze
Redazione Nove da Firenze
11 aprile 2022 08:42
Il ritorno sul palco del direttore Donato Renzetti con l’ORT

Un concerto dalle sfumature romantiche e popolari per il grande ritorno del maestro Donato Renzetti sul palco insieme all'ORT che, per questo periodo pasquale, punta su una importante produzione proprio con l'acclamato direttore che l'ha guidata poco dopo la sua fondazione.

Fil rouge del concerto: il folklore, la musica del popolo, malinconica, allegra, eroica, tramandata oralmente di generazione in generazione.

Un programma impegnativo che Renzetti sceglie entusiasta perché l'ORT a conosce bene. Tra la fine degli anni ’80 e i primi del ’90, quando ancora si chiamava Regionale Toscana, lui ne è stato il direttore stabile. Allora l’orchestra era appena nata e Renzetti aveva da poco ottenuto una significativa consacrazione al Concorso “Guido Cantelli” per direttori tenuto alla Scala (dove a lungo, prima, era stato timpanista). Quella vittoria l’ha fatto entrare nei cartelloni d’opera e sinfonici che più contano e lo ha reso il direttore fra i più affermati nel mondo. Da oltre trent’anni, poi, porta avanti anche un’attività parallela di docente, svolta principalmente all’Accademia Musicale Pescarese: vi ha forgiato tante bacchette oggi in attività, tipo Gianandrea Noseda e Michele Mariotti

Approfondimenti

In programma la celebre Sinfonia “Dal nuovo mondo” di Dvořak. Un concerto dalle sfumature romantiche e popolari per il grande ritorno del maestro Donato Renzetti sul palco insieme all'ORT che, per questo periodo pasquale, punta su una importante produzione, proprio con l'acclamato direttore che l'ha guidata poco dopo la sua fondazione.

Fil rouge del concerto: il folklore, la musica del popolo, malinconica, allegra, eroica, tramandata oralmente, di generazione in generazione.Brano al centro del programma, anche se inserito in chiusura, è senz'altro la Sinfonia ‘Dal nuovo mondo’, capolavoro vasto e celebre del tardo Romanticismo, che il ceco Antonín Dvořak compose nel 1893 durante il soggiorno negli Stati Uniti, suggestionato dalla musica popolare che lì ascoltò.

Invitato a New York a gestire il nuovo Conservatorio, conobbe gli spiritual e ne fu così affascinato da additare il canto dei neri come fondamento su cui erigere una scuola compositiva autenticamente americana.«Dal Nuovo Mondo» recita il sottotitolo, pensato soprattutto per il pubblico europeo, cui l'opera doveva suonare come un souvenir su pentagramma spedito da una località esotica: qualcosa di vagamente bizzarro, poiché seducenti melodie dal profilo insolito (per l'orecchio europeo del tempo, che non si era ancora cibato né di jazz, né di colonne sonore western) spuntano fuori qua e là da un'architettura familiare in quattro movimenti, sviluppata secondo le buone regole della tradizione austro-tedesca.

Quindi, benché gli statunitensi considerino tale Sinfonia come il primo capolavoro nazionale, di americano non si trova in essa che la patina superficiale.

Al folk dell’Europa dell’Est si ispirano invece le Danze di Galánta di Zoltán Kodály, pagina in cui confluiscono temi gitani, che il compositore ricavò da una pubblicazione di danze ungheresi stampata a Vienna attorno al 1800. Scritte nel 1933 per gli ottant'anni dell'Orchestra Filarmonica di Budapest, sono la sua opera più rappresentativa. Caposcuola novecentesco della musica ungherese, che però in questo caso guarda alla tradizione musicale dei gitani abitanti l’odierna Slovacchia, nel 1905 Kodály compì il primo di una lunga serie di viaggi dedicati alla ricerca, alla trascrizione e alla catalogazione delle melodie contadine ungheresi: ciò che segnò l'inizio della scienza etnomusicologica. Fece tappa proprio a Galánta, dove raccolse 150 motivi che gli servirono per la redazione della sua tesi di laurea in filosofia.

Allo studio e alla rielaborazione del patrimonio folcloristico magiaro Kodály destinò tutte le sue energie. Il musicista bambino aveva ascoltato queste melodie, o simili, suonate dagli zingari di Galánta. Gli avevano lasciato nella memoria un'impronta indelebile; e forse in virtù di queste esperienze era maturata la sua vocazione musicale. In apertura Due invenzioni, per archi, breve pagina di Bruno Bettinelli compositore milanese, scomparso nel 2004, che ha fatto scuola a decine di grandi musicisti da Abbado a Muti, e perfino Gianna Nannini.

«È un grande onore per Empoli e per il Centro Busoni scrivere nel proprio cartellone il nome di Donato Renzetti, una figura che ha segnato la storia della direzione d’orchestra in Italia e nel mondo – afferma Lorenzo Ancillotti, direttore artistico Centro Studi Busoni -. Siamo ancora più felici di poterlo applaudire alla direzione della “nostra” Orchestra della Toscana, che da anni ci offre esecuzioni bellissime di un repertorio sconfinato, nell’interpretazione di una delle più celebri e coinvolgenti sinfonie della storia della musica».

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