Hiv, 4mila nuovi casi all'anno

150mila i sieropositivi, per lo più tra i 36-38 anni

Redazione Nove da Firenze
Redazione Nove da Firenze
26 maggio 2014 19:41
Hiv, 4mila nuovi casi all'anno

FIRENZE - In questi ultimi anni il numero di nuove diagnosi di infezione da HIV si è stabilizzato su circa 4000 nuovi casi all’anno. Nel 2012, più della metà delle segnalazioni sono pervenute da tre regioni: Lombardia (27,6%), Lazio (14,5%) ed Emilia-Romagna (10,4%). E’ possibile stimare che circa 150mila persone in Italia siano sieropositive. Il dato allarmante è che l’età in cui viene posta la diagnosi sia sempre più alta con una età mediana di 38 anni per i maschi e di 36 anni per le femmine. Questo dato si accompagna alla conferma che la diagnosi viene posta sempre più frequentemente troppi tardi, quando l’infezione ha già determinato gravi danni all’immunità.

Dalla metà degli anni Ottanta ad oggi la distribuzione dei casi per modalità di trasmissione ha subito un notevole cambiamento: la proporzione di casi dovuti alla trasmissione per scambio di siringhe è diminuita dal 76,2% nel 1985 al 5,3% nel 2012, mentre sono aumentati i casi attribuibili a trasmissione sessuale. In particolare, i casi attribuibili a trasmissione eterosessuale sono aumentati dall’1,7% nel 1985 al 42,7% nel 2012 e i casi attribuibili a trasmissione omosessuale nello stesso periodo sono aumentati dal 6,3% al 37,9%.

La continua riduzione dei finanziamenti per la ricerca che si è registrata negli ultimi anni in Italia, l’ha fatta retrocedere agli ultimi posti delle classifiche dell’Unione europea e dell’Ocse. Stiamo assistendo, infatti, ad un progressivo smantellamento della rete scientifica con il pretesto che le università, così come ospedali e altre istituzioni, sono troppe e quindi inutili e costose. Tutto ciò sta determinando una continua emigrazione di giovani laureati in altri paesi europei e del resto mondo. Per contro, nonostante i tagli dei finanziamenti, la ricerca italiana continua a classificarsi fra le migliori in Europa e nel mondo.

“In questo scenario – spiega il Prof. Massimo Andreoni, Presidente del Congresso e Presidente SIMIT, Società Italiana Malattie Infettive e Tropicali - si svolge a Roma, dal 25 al 27 maggio, sotto l’Alto Patronato dalla Presidenza della Repubblica, la Conferenza Italiana sull’AIDS, ICAR, nel quale accanto ad illustri scienziati provenienti dal tutto il mondo saranno i giovani ricercatori italiani a presentare i risultati della loro ricerca. Infatti, gran parte del convegno sarà dedicato alla presentazione di studi condotti in Italia da circa 100 giovani ricercatori selezionati per le ricerche svolte. La conferenza quest’anno vede partecipare più di mille delegati di cui il 45% rappresentato da donne”.

 “Il Lazio rappresenta una delle regioni maggiormente colpite aggiunge il prof. Massimo Andreoni - con una incidenza di nuovi casi di infezione di HIV pari a 8,8 casi per 100.000 persone residenti. Nella nostra regione sono stati segnalati circa 10.000 casi di AIDS. In conclusione, la sensazione che si percepisce è che la nuove possibilità terapeutiche che rendono oggi questa malattia controllabile nella maggior parte dei casi e un ridotto interesse da parte dei media abbia determinato una perdita di attenzione da parte della popolazione alla trasmissione di questa malattia. E’ utile ricordare che i farmaci che oggi possediamo sono estremamente efficaci ma non in grado di eradicare l’infezione e quindi il trattamento della malattia deve essere considerato cronico per tutta la vita con le conseguenze che questo può determinare”.

 “La sensazione di noi specialisti è che le denunce di infezione possano essere sottostimate rispetto ai casi effettivi - aggiunge il Prof. Perno, Professore Ordinario di Virologia Università di Roma Tor Vergata e Direttore Scuola di Specializzazione in Microbiologia e Virologia - Al di là dei numeri, ciò che ci colpisce sono le nuove popolazioni: aumentano le infezioni per i giovani omosessuali, che pensavamo protetti dalle campagne d’informazione. Inoltre l’Italia è tra i fanalini di coda in Europa come tempo della diagnosi: è troppo tardiva, in fase avanzata, e questo significa minori chance di tornare alla normalità  anche con una terapia antivirale efficace, nonché maggiori chance di contagio di altre persone nel lungo periodo che intercorre tra l’infezione e la diagnosi (tardiva).

La colpa è, purtroppo, semplice: la totale assenza della percezione della malattia e la completa incoscienza di fronte alla gravità della stessa. Sesso sregolato e mancanza di percezione del rischio e della conseguente necessità di proteggersi, al giorno d’oggi, sono i principali fattori che favoriscono il contagio: rimane importante il ruolo delle droghe, soprattutto cocaina, che abbassano i freni inibitori e provocano un cedimento dello stato coscienzioso e dell’autocontrollo, soprattutto tra i giovani.

Si può calcolare un aumento di infezioni, negli ultimi anni, del 10-15% nella fascia più giovane, tra i 16 e i 25 anni, soprattutto a causa di rapporti omosessuali”.

Tra le tematiche che verranno affrontate, la centralità del rapporto comunicazionale tra paziente e medico, l’esplorazione delle possibilità ad ampio raggio in campo preventivo, la valutazione complessiva del paziente al fine di favorire un monitoraggio d’insieme, l’attenzione a particolari problematiche di popolazione e di condizione clinica, l’imprescindibile correlazione tra il dato di successo virologico e le conseguenti sfide cliniche in funzione della promozione della qualità della vita dei pazienti.

In linea con la tradizione e la filosofia ICAR, anche l’edizione 2014 dedica ampio spazio al contributo dei giovani ricercatori italiani: nelle comunicazioni orali, nei poster e attraverso il premio ICAR-CROI 2014. Stessa grande attenzione alle persone con HIV ed alle Associazioni, con diversi momenti dedicati nell’ambito del programma scientifico e con l’introduzione di un nuovo topic “scienze sociali e aspetti di comunità” tra gli argomenti portanti del Congresso. Infine ICAR-LAB, una nuova sessione pensata proprio per confrontarsi e indirizzarsi verso percorsi comuni nei vari ambiti.

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