Gli allevatori e agricoltori toscani contestano la Lactalis

Domenica 8 novembre 2015 davanti allo stabilimento di distribuzione dei prodotti della multinazionale francese a Ospitaletto lodigiano

Redazione Nove da Firenze
Redazione Nove da Firenze
07 novembre 2015 17:28
Gli allevatori e agricoltori toscani contestano la Lactalis

La guerra del latte non si ferma con la ribellione che cresce nelle campagne delle diverse regioni da dove arrivano migliaia di allevatori della Coldiretti Toscana che mantengono l’assedio di notte e di giorno anche per l’intera giornata di domani, domenica 8 novembre 2015, alla multinazionale francese Lactalis che dopo aver conquistato i grandi marchi nazionali Parmalat, Galbani, Invernizzi e Locatelli è diventata il primo gruppo del settore. L’Italia rischia concretamente di perdere per sempre la propria produzione di latte con la scomparsa degli animali, delle stalle, dei prati e dei pascoli per il fieno e delle malghe che soprattutto in montagna sono quelle che soffrono di più.

Quasi la metà del latte consumato in Italia viene oggi dall’estero e la situazione è precipitata nell’ultimo anno con il taglio del 20% nei compensi riconosciuti alla stalla dove non si riesce neanche a garantire l’alimentazione delle mucche. Il latte italiano è sottopagato al di sotto dei costi di produzione, con le importazioni dall’estero che - denunciano gli allevatori - provocano la chiusura delle stalle, con effetti irreversibili sull’occupazione, sull’economia, sull’ambiente e sulla qualità dei prodottiIl presidio degli allevatori è stato fissato nel centro di distribuzione commerciale in tutta Italia della multinazionale del latte francese Lactalis, in via Guglielmo Marconi 10 a Ospedaletto Lodigiano (Lo) a meno di un chilometro dall’uscita “Casalpusterlengo” dell’autostrada A1, proseguendo sulla ex strada statale 234 Mantovana. A rischio c’è la sovranità alimentare nazionale in un settore che rappresenta la voce più importante dell’agroalimentare italiano e che, con un valore di 28 miliardi di euro e con quasi 180 mila occupati nell’intera filiera, ha garantito all’Italia primati a livello internazionale.

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