Festa della Toscana: dal pop al Rinascimento, è musica a palazzo

Enrico Rossi: Toscana ancora all’avanguardia sulle riforme. Lucia Franchini: più indipendenza a difensore civico riavvicina i cittadini. Alberto Monaci: guardare a Europa per difesa parlamentarismo e tutela cittadini

Redazione Nove da Firenze
Redazione Nove da Firenze
30 novembre 2014 20:51
Festa della Toscana: dal pop al Rinascimento, è musica a palazzo

Firenze– Musica pop, testimonial famosi, canti dalla tradizione fiorentina, eventi interattivi con il pubblico, giochi di bandiere e le immancabili degustazioni di prodotti tipici. Molti gli appuntamenti pomeridiani che hanno animato le sale del Consiglio regionale nel corso di Palazzo aperto per la Festa della Toscana, dove sono ‘andati in onda’ fino a cinque concerti in contemporanea tra palazzo Panciatichi e Bastogi. Le sedi del Consiglio regionale, con il vicepresidente Giuliano Fedeli a presenziare agli eventi principali del pomeriggio, si sono aperte ai cittadini. Un invito raccolto da moltissimi giovani che sono intervenuti per Paolo Vallesi e Irene Grandi, che hanno fatto da testimonial alla presentazione di OutOF Music, scuola e laboratorio di musica pop.

Con la loro presenza i due cantanti toscani hanno voluto sottolineare l’importanza dell’insegnamento della musica ai giovani. A seguire il gruppo Vocalocasi è esibito in concerto nella sala delle Feste a palazzo Bastogi. Poi, nell’auditorium di Panciatichi, le note di Giuseppe Fricelli al pianoforte e la voce recitante di Annamaria Sanettihanno reso omaggio ad Alfredo Bianchini, poliedrico artista fiorentino che ha riscoperto e proposto la ricca tradizione popolare toscana sia musicale che poetica.

Intanto, nella sala Gonfalone prendeva il via il trio Sorelle ‘900: Lisa Kant, Cleopatra Monco e Carol Bandini hanno intonato le odi di Odoardo Spadaro, famoso chansonnier fiorentino, nato in Santo Spirito e conosciuto in tutto il mondo. Nel frattempo, nel cortile di Panciatichi, tra le degustazioni dei cioccolatai fiorentini, si esibivano gli sbandieratori di San Pietro, contrada Alfiere di Bagno a Ripoli. Non solo le chiarine e i tamburi, ma anche i balli delle dame in costume su note e danze rinascimentali. Intanto, in sala Gigli si avviavano le conversazioni intorno alla tavola apparecchiata per la “Serata con tè al gusto d’amore”, uno spettacolo happening con il pubblico, curato dall’associazione centro di teatro internazionale. Nella sala delle Feste a palazzo Bastogi cinema con la proiezione del documentario “Around Europe” con la regia di Antonio Castaldo. Alle 19, chiusura affidata al concerto della banda dei Carabinieri in occasione del 200° anniversario dell’Arma. Non sono mancate come in ogni edizione, le degustazioni di prodotti tipici e artigianali toscani. Molti i visitatori delle mostre pittorica “DonnArchitettura” di Franca Pisani a palazzo Covoni-Panciatichi e fotografica “Paper view” di Giorgio Perini, curata da Mauro Lovi.Commozione e orgoglio di essere italiani, questa mattina in una sala Gonfalone gremita, per il conferimento del Gonfalone d’argento alla Legione Carabinieri della Toscana e alla memoria di Giuseppe di Girolamo.

La più alta onorificenza del Consiglio regionale è stata consegnata in occasione della Festa della Toscana, all’Arma dei Carabinieri, nel loro duecentesimo anniversario e alla memoria del musicista rimasto ucciso durante il naufragio della Costa Concordia. Il vicepresidente del Consiglio regionale Giuliano Fedeli ha consegnato il Gonfalone al generale Emanuele Saltalamacchia. “Per il continuo contributo dell’Arma dei Carabinieri al rispetto della legge e dell’ordine pubblico - ha detto -, garantendo sicurezza e legalità ai cittadini e sono vicini ai giovani”.

“Per aver sempre adempiuto – ha continuato Fedeli - con onore al proprio dovere al servizio del nostro Paese e della comunità internazionale, partecipando, anche a rischio della stessa loro vita, ad interventi internazionali umanitari e di supporto alla pace nel mondo, portando valore al Tricolore”. Saltalamacchia, commosso ed emozionato, dopo aver ricordato la nascita dell’Arma, cinquant’anni prima della nascita dello Stato, ha ribadito: “Il pagamento del nostro stipendio non è economico ma morale, sono le testimonianze e i riconoscimenti di affetto da parte sia della comunità che delle amministrazioni”.

Il generale ha ricordato il sacrificio di molti carabinieri come Salvo D’Acquisto o i martiri di Fiesole ma anche le piccole gesta quotidiane di colleghi che chiamati per arrestare un anziano che rubava generi alimentari al supermercato, invece di arrestarlo, hanno pagato la spesa. “Essere carabinieri – ha concluso – significa offrire. Il nostro impegno è quello di difendere legalità, sicurezza e diritti”. Mauro Romanelli dell’Ufficio di Presidenza del Consiglio regionale ha consegnato il Gonfalone alla memoria di Giuseppe di Girolamo a Michele Maria Longo, sindaco di Alberobello, città nativa del giovane batterista che morì dopo aver ceduto il suo posto nella scialuppa di salvataggio ad un bambino.

Romanelli ha ricordato “il supremo atto di umanità e coraggio” del giovane durante il naufragio della Costa Concordia, il 13 gennaio 2012. “Un encomiabile gesto – ha detto il consigliere regionale – che gli è costato la vita”. “La sua tragica fine ha suscitato commozione e ammirazione, sentimenti condivisi da tutto il Consiglio regionale che, conferendo a Giuseppe la sua massima onorificenza, vuole che questo gesto eroico non venga dimenticato e rimanga impresso a futura memoria nelle nostre coscienze”.

Romanelli ha ringraziato il consigliere regionale Antonio Gambetta Vianna, per aver presentato in Consiglio la mozione per conferire la medaglia al valor civile del Presidente della Repubblica alla memoria di Giuseppe di Girolamo. “Un gesto del genere – ha detto il sindaco Longo – merita l’espressione dell’orgoglio di essere italiani. Di Girolamo sapeva di consegnarsi alla morte, non sapeva nemmeno nuotare. E’ diventato il nostro angelo protettore”. Alla cerimonia erano presenti anche Daniela Lastri e Gianluca Lazzeri dell’Ufficio di Presidenza e numerosi consiglieri regionali.

È Franco Quercioli lo Scrittore toscano dell’anno per il 2014. Quercioli vince per “Gino e Fausto”, struggente romanzo pubblicato in occasione del centenario della nascita di Bartali e dedicato al dualismo ciclistico fra Gino Bartali e Fausto Coppi, i due campionissimi che divisero l’Italia non solo sportiva degli anni Cinquanta. La cerimonia di premiazione si è tenuta oggi, domenica 30 novembre, a palazzo Bastogi nell’ambito di Palazzo Aperto, manifestazione che vedrà le sedi del Consiglio regionale aperte ai cittadini per tutta la giornata, in occasione della Festa della Toscana. Nella motivazione della giuria si legge: “Intelligente divulgatore, si dimostra anche scrittore vero, degno erede di uno stile toscano, popolare e colto allo stesso tempo, asciutto, pietroso e impietoso”.

Se Quercioli si è aggiudicato il premio Scrittore toscano dell’anno grazie a un romanzo sportivo in cui si intrecciano vicende politiche e sociali in grado di rappresentare uno spaccato di un’Italia che non c’è più, un intellettuale come Cosimo Ceccuti è stato premiato con un riconoscimento speciale in virtù della biografia “Spadolini”, dedicata allo statista Giovanni Spadolini.

Un altro premio speciale è stato conferito ad Emiliano Gucci per il romanzo “Più del tuo mancarmi”. Da segnalare, nell’ambito di una cerimonia che ha visto la partecipazione attiva dei consiglieri Ivan Ferrucci e Gianluca Parrini a nome dell’Assemblea regionale, il conferimento di riconoscimenti a Fabio Panerai per “I vetri sui muri”, ad Elga Battaglini per “Il canto della terra”, a Claudio Biscarini per “Morte in Padule”, aPaolo Ciampi per il volume “Nel libro, figlio, tu vivrai” e ad Emanuele Bellacci per il suo “Dal calamaio allo smartphone”. Menzioni, inoltre, agli scrittori Francesco Bausi, Silvia Cecchi, Antonio Fusco,Antonio Lorenzo Falco e Simone Lenzi. Il premio On-line, espresso con i voti dei lettori tramite Facebook, è andato a Massimo Granchi con “Come una pianta di cappero”, mentre il premio Libro Sportivo, istituito quest’anno, è andato a Pippo Russo con “Gol di rapina, il lato oscuro del calcio globale”.

Il premio Libro Gastronomico, dedicato alla tradizione toscana, alla seconda edizione, è infine stato conferito per “A tavola con l’imperatore” ad Alvaro Claudi.La centralità della difesa civica ha un presupposto: “Politica e pubblica amministrazione possono essere fonte di inefficienza, parzialità e di errori”. Ed è “certamente la cattiva politica” ad essere “fonte di cattiva amministrazione e di inefficienza, di danni per i cittadini”.

Enrico Rossi, presidente della Regione, interviene alla seduta solenne dell’edizione 2014 della Festa della Toscana – “Guardare oltre” –, ispirata alla Difesa civica. Rossi stigamtizza l’indirizzo espresso con la Finanziaria 2010, che ha abolito la figura del difensore civico comunale (ai fini della “semplificazione amministrativa e della riduzione della spesa pubblica”). Le cose, dice, stanno all’opposto: la Difesa Civica è rivolta a semplificare i rapporti tra i cittadini e le pubbliche amministrazioni, anche evitando, in molti casi, costosi contenziosi giurisdizionali.

Ed è “paradossale o forse non è una coincidenza” che ciò avvenga parallelamente al crescente distacco che si sta registrando fra cittadini e istituzioni, con esplicito riferimento “alla scarsa partecipazione alle elezioni regionali”. C’è anzi la necessità di una legge nazionale, a tutt’oggi mancante, e in questo senso il presidente rivolge l’appello ai parlamentari della Toscana. Purtroppo in Italia, continua, “abbiamo visto non pochi casi di esercizio delle funzioni pubbliche da parte delle istituzioni non proprio rivolte al bene comune, all’interesse pubblico”. Venendo alla Toscana, il presidente ringrazia esplicitamente il Difensore civico regionale, Lucia Franchini, e cita dati e peculiarità dell’esperienza regionale: come il servizio idrico; la telefonia, dove l’intervento del Difensore Civico ha talvolta provocato l’annullamento di contratti firmati da utenti indotti in errore da operatori non corretti.

In materia tributaria gli interventi sulle tasse automobilistiche, che consentivano di correggere in breve tempo gli errori dell’Aci (Automobil Club d'Italia) delegato dalla Regione per la riscossione del tributo. La Toscana, ricorda il presidente, è stata all’avanguardia in questa esperienza, essendo stata la prima regione italiana a contemplare questa figura nel suo Statuto del 1972 e ad istituirla nel 1974, sviluppandone poi le funzioni e le competenze. Oggi è necessario “un nuovo sviluppo” della stagione della difesa civica, ma il punto qualificante è e resta “la sfera della più ampia e concreta cittadinanza”.

Ma il titolo della Festa della Toscana – “Guardare oltre” – invita a “gettare uno sguardo oltre” e diventa occasione per parlare “di politica e di buona politica”. Il presidente cita il “guardare discosto” di Niccolò Macchiavelli nel Principe per richiamare “una capacità di sguardo lungo che politica e buona amministrazione devono avere, o devono apprendere, per poter governare efficacemente”, sia in epoche difficili, sia in periodi di calma e prosperità. Una dote che ebbe certo Pietro Leopoldo di Lorena: Rossi, oltre all’abolizione della pena di morte (30 Novembre 1786) celebrata dalla Festa della Toscana ogni anno, ne ricorda le riforme: governo del territorio, innovazioni sugli ospedali, istruzione, liberalizzazione degli scambi, la lotta contro i privilegi ecclesiastici.

Quello di Pietro Lepoldo fu “un riformismo illuminato e democratico che è entrato a far parte del nostro dna e che costituisce il fondamento dell’età moderna, e della Toscana attuale”. Il riferimento a “questa legislatura” non è agganciato solo al governo del territorio e alla riforma della sanità e degli ospedali: è imposto dall’attualità, perché questa è stata una stagione di “crisi” e di “alluvioni”. C’è bisogno di mettere a punto al meglio il rapporto tra “sviluppo e progresso”, e guai a confonderli, ripete il presidente della Regione.

Rossi cita la definizione pasoliniana per affermare che “non basta il concetto di sostenibilità”, cui spesso la politica ricorre. Rivendica “lo sviluppo che tuteli i beni collettivi”, come “lo stop al consumo di suolo” e riconosce in questo il lavoro svolto con il Consiglio regionale, che ringrazia, per “una svolta unica nel panormama nazionale”. “Si può stare nelle sedi istituzionali senza ricatto e pressioni di interessi particolari”, rivendica il presidente, parlando di “un modo corretto di guardare al futuro”. D’altra parte la Toscana, continua, ha un segno di riformismo che va oltre il Rinascimento, comunemente inteso come “il nostro punto più alto”: basta “guardare e riconoscere” il “grande contributo che abbiamo dato alla genesi della modernità con il nostro illuminismo”.

Dietro quel processo di mutamenti c’era uno “spirito riformatore” ancora presente nella nostra lingua, nella nostra cultura, e nell’azione di governo, afferma il presidente. Dobbiamo saperlo evocare, quello spirito, per “guardare oltre” e cogliere “il guanto della sfida politica e intellettuale”, che è ancora sul campo.“Guardare oltre,” come vuole fare la Toscana, significa avere lo sguardo rivolto “al presente e al futuro senza dimenticare il passato” e così Lucia Franchini, che ringrazia “come cittadina” per la seduta solenne dedicata al tema delle Difesa civica, mette i primi passi dell’istituto che ricopre dal 2011 accanto ai profili più recenti. Il Difensore civico della Toscana, dal 2013 presidente del coordinamento nazionale dei difensori civici regionali, affianca cioè il tradizionale organismo che interviene su azione di parte, per segnalare agli organi statutari di eventuali irregolarità degli uffici regionali, alla “soluzione organizzativa che consente una forma di partecipazione del cittadino al corretto svolgimento dell’attività amministrativa”.

In mezzo, spiega, c’è una rivoluzione culturale: il rapporto cittadino-stato resta iscritto nel sistema delle regole di diritto, ma abbandona l’idea della “pubblica amministrazione intesa come potere”, pensandola invece come “funzione e servizio”. Non significa, spiega il Difensore toscano, che i cambiamenti culturali necessari siano finiti, perché anzi ne servono di ulteriori, che favoriscano quelli normativi: la predisposizione del Difensore civico come “autorità indipendente suscita ancora oggi interesse quanto timori e perplessità”, dice Franchini.

Il risultato è “una situazione di semi-indipendenza”, affidata all’autorevolezza di chi ricopre la carica, come pure alle risorse umane ed economiche di cui può disporre sulla base dei capitoli di bilancio dei rispettivi Consigli regionali. E certo, la Toscana si distingue rispetto alle altre regioni, intanto per le dotazioni (ha la più consistente dopo Lombardia); e poi per la legislazione, perché la nostra legge regionale, ricorda ancora il Difensore regionale, è l’unica in Italia che richiama “l’indipendenza” prevista dalle risoluzioni delle Nazioni Unite e del Consiglio d’Europa che descrivono i requisiti del Difensore civico.

Però “sicuramente avremmo bisogno di una legge quadro nazionale per rafforzare anche le esperienze più virtuose a livello locale”, stante che “indipendenza non è separazione, né contropotere”. Anzi, l’indipendenza, chiarisce il Difensore, deve essere legata alle funzioni di difesa dei diritti dei cittadini e di mediazione nella soluzione di controversie, garantendo perciò l’imparzialità della pubblica amministrazione, anzi proponendosi, in posizione terza, come ausilio e sprone all’attività della pubblica amministrazione nella conciliazione degli interessi e dei diritti, degli obiettivi e delle pratiche”.

Di qui lo sguardo “rivolto oltre” della la Festa della Toscana: “Il Difensore civico è e può essere determinante motore di una nuova cultura di coesione sociale, di partecipazione, corresponsabilità e condivisione”. D’altra parte l’esperienza della difesa civica in Toscana “è la più avanzata in tutta Italia, la figura del difensore civico è la più sviluppata e deve partire da qui la spinta per l’istituzione del difensore civico nazionale”, afferma Nikiforos Diamandouros, che ha ricoperto la carica di Mediatore per l’Unione europea dal 2003 al 2013, nel suo intervento in occasione della seduta solenne del Consiglio regionale.

“L’Italia è in grande ritardo su questo punto – dichiara Diamandouros, che ha esaminato punti di forza e necessità di potenziamento della difesa civica a livello europeo e nazionale –, ma questo ritardo potrebbe essere traformato in un vantaggio, se la vostra nazione saprà trovare lo slancio per compiere un balzo verso il futuro, facendo tesoro delle esperienze e dei problemi fin qui incontrati”.Il tema della Festa della Toscana 2014, “Guardare oltre”, Alberto Monaci lo declina cominciando dal presente, e segnatamente dalla difesa di “un’istituzione rappresentativa e democraticamente eletta con suffragio universale che si vorrebbe prima marginalizzare, poi sicuramente superare”.

Il presidente del Consiglio regionale, che apre con il suo intervento la seduta solenne per la tradizionale ricorrenza, guarda oltre “una retorica della funzionalità della riduzione degli spazi di democrazia e dei centri decisionali istituzionali”, per far risollevare l’economia, l’occupazione, la disponibilità di reddito dei cittadini. E se certo occorre “superare la difesa delle utilità non necessarie, anche dei privilegi ove presenti”, resta da esercitare “una difesa serena, in nome e per conto di coloro che verranno dopo di noi ad esercitare un mandato popolare che non può essere soppresso”. La riflessione per l’edizione 2014 si ispira alla centralità del cittadino nell’azione istituzionale e non come “mero interlocutore del potere del momento”.

L’occasione è data dai quaranta anni dall’istituzione in Regione Toscana del Difensore civico. “Una bella pagina della storia di questa Regione”, dice il presidente che, riferendosi alla soppressione degli analoghi istituti di livello locale per ragioni di risparmio stigmatizza “una scelta dei tecnici che, mi auguro, il ritorno della politica voglia correggere, in qualunque modo”. Monaci legge l’esperienza del Difensore nell’ottica di un richiamo ad un miglior rapporto fra cittadini e istituzioni, alla luce di quel che può insegnarci l’esperienza europea, dove la cultura dell’ombudsman è ben radicata. Guardare oltre non può che porsi nella dimensione comunitaria, “che è il nostro futuro, non la nostra condanna” afferma il presidente, che evoca “la nostra patria Europa”, come ebbe a chiamarla Alcide De Gasperi nel suo discorso alla Conferenza parlamentare europea il 21 aprile del 1954.

A quel contesto, dice Monaci, “vogliamo guardare”, per meglio organizzare la capacità di tutelare i cittadini nel loro rapporto con la pubblica amministrazione e con le istituzioni; ma anche per difendere “la ragionevolezza di un sistema democratico fondato sul parlamentarismo”. Perchè la giusta evoluzione del ruolo del parlamento europeo non può avere uno “stridente controcanto nell’involuzione di una mortificazione a livello nazionale”; intendendo con ciò “soprattutto la mortificazione delle assemblee elettive, legislative e non”.

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