Covid Toscana 8 dicembre, registrati 428 nuovi casi

I tamponi e test sono 11.111. Il presidente Giani racconta la storia di un'anziana malata di Covid all'ospedale di Arezzo: aveva deciso di rifiutare le cure. Le hanno portato il letto davanti alla finestra per rivedere la figlie e ha ripreso a curarsi

Redazione Nove da Firenze
Redazione Nove da Firenze
08 dicembre 2020 08:15
Covid Toscana 8 dicembre, registrati 428 nuovi casi

Il presidente toscano Eugenio Giani, stavolta di primissima mattina, svela i dati del giorno sul Covid. I nuovi casi positivi registrati nelle ultime 24 ore in Toscana sono 428 su 8.110 tamponi molecolari e 3.001 test rapidi effettuati.

Poi sempre su Facebook racconta una storia molto bella: "Una finestra che salva una vita.Gioconda, 73 anni ricoverata per Covid all’Ospedale di Arezzo, aveva deciso di lasciarsi andare. Così gli operatori hanno portato il suo letto davanti alla finestra per rivedere e salutare le due figlie e l’anziana ha ora ripreso le cure. Ringrazio le donne e gli uomini della sanità per quello che hanno fatto e stanno continuando a fare per tutti noi. Continuiamo a fare la nostra parte per sconfiggere il virus".

Ad Arezzo, medici e infermieri di malattie infettive la chiamano la "finestra dell'abbraccio"

"Rifiutava il cibo e le medicine, si strappava gli aghi - racconta Danilo Tacconi, Direttore di malattie infettive. Dal punto di vista medico stava meglio ma non potevamo curarla se lei rifiutava tutto. Abbiamo quindi alzato il telefono e abbiamo parlato con una delle due figlie. Le abbiamo raccontato cosa stava accadendo e proposto di vedere sua madre. Non entrando ovviamente in degenza Covid ma attraverso i vetri della finestra. Il nostro reparto è a piano terra e potevamo avvicinare il letto alla finestra per farle vedere le figlie. Lo abbiamo fatto. Adesso la signora Gioconda ha accettato di riprendere a mangiare e a curarsi".

"Non so come ho fatto a non mettermi a piangere quando ho visto la mamma - racconta Manuela, una delle due figlie. L'ultima volta era stata ai primi di novembre. Lei abita al piano sotto al mio. Aveva cominciato ad avere i sintomi dell'influenza e il 3 novembre l'ho trovata in casa priva di sensi. Aveva la febbre alta e non mi riconosceva. Aveva anche vomito e diarrea. E' stata quindi ricoverata". Sola la mamma, sola la figlia, anche lei con il Covid. "Avevo passato con lei le tre notti prima del ricovero e mi ero ammalata anch'io.

I medici del san Donato mi hanno informato sempre su come stava la mamma. Hanno dimostrata tanta, umanità. Una sera una dottoressa ci ha detto che seguivano la nostra come se fosse la loro mamma. 40 giorni, 40 notti durante le quali abbiamo capito che lei stava sempre peggio. Per cinque volte ha rischiato di morire e per altrettante volte io e mia sorella Maura abbiamo pensato che avremmo dovuto organizzare il funerale. Abbiamo immaginato il dolore della mamma, la sua insofferenza al casco, il suo sentirsi sola.

Quando stava bene, una delle sue domande era: chi si prenderà cura di me quando starò male? Il momento era arrivato e noi non potevamo essere con lei". "Non potevo entrare e parlare con la mamma. Su dei fogli, le abbiamo quindi scritto che le vogliamo bene e che ci manca. E li ho accostati al vetro della finestra. Nei suoi occhi ho visto il dolore e la paura. Spezza il cuore lasciare sola una persona che si ama quando sta male e rischia di morire. Lo so che non ci sono alternative e io non posso che ringraziare i medici per quello che hanno fatto e stanno continuando a fare.

Non solo per la mamma ma anche per noi figlie, permettendoci di vederla anche se da una finestra".

"In questi mesi - ricorda Danilo Tacconi - le abbiamo veramente provate di tutte con i nostri pazienti. Telefoniamo ogni giorno ai familiari, li teniamo informati, cerchiamo di contenere la loro ansia. Quando ci sono le condizioni nel paziente, organizziamo contatti con gli smartphone e i tablet. La finestra dell'abbraccio è possibile, in questo caso, perché noi siamo a piano terra. E' una soluzione semplice e sicura che abbiamo messo in atto in relazione alla situazione assolutamente particolare di questa paziente. Stiamo seguendo il dibattito nazionale sulla possibilità di far accedere i parenti all'interno delle degenze covid ma i problemi sono molti. Di sicurezza ma anche organizzativi perché sarebbe necessario far indossare tutti i dispositivi di protezione e questa è una procedure che deve essere accompagnata da personale esperto".

Mamma Gioconda ha rivisto le sue figlie e la voglia di vivere ha attraversato quel vetro. Le prime parole che ha letto dopo un mese e mezzo sono state "ci manchi" e " ti vogliamo bene". Come dice la figlia Manuela, "adesso mamma ha deciso di riprendere le pasticche".

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