Caccia al Vasariano perduto: cosa si nasconde sotto la collina di Boboli?

La domanda si impone dopo la richiesta avanzata dal Presidente della Commissione Istruzione e Cultura del Senato, Riccardo Nencini, attraverso un’interrogazione parlamentare rivolta al ministro per i Beni Culturali, Dario Franceschini

Nicola
Nicola Novelli
10 gennaio 2021 18:41
Caccia al Vasariano perduto: cosa si nasconde sotto la collina di Boboli?

FIRENZE- Una settimana fa il Presidente della Commissione Istruzione e Cultura del Senato, Riccardo Nencini, ha annunciato di aver rivolto al Ministro dei Beni culturali Dario Franceschini un’interrogazione per chiedergli di accertare con un un'ispezione l’esistenza di un leggendario sottopassaggio che collegherebbe Palazzo Pitti con il Forte Belvedere. A Firenze la notizia ha fatto scalpore, perché da tempo è noto che, nel 1745 il soprintendente alle piazze forti del Granducato documentava in un libro l’esistenza di quello che potrebbe definirsi un braccio dimenticato del Corridoio Vasariano, che raggiungerebbe la piazzaforte militare sulla sommità della collina.

Ma in molti ora si domandano: dove cercare? E sopratutto che cosa si potrebbe trovare scavando? Approssimativamente il raggio d’azione potrebbe formare uno spicchio, con l’angolo acuto al Forte di Belvedere e le altre due estremità tra il cortile dell’Ammannati a Palazzo Pitti e piazza Santa Felicita.

Per buona parte la ricerca interesserebbe dunque la collina del giardino di Boboli (già orti della famiglia Pitti), tra il viale della Meridiana e la Kaffeehaus. Ma non soltanto. Perché la galleria perduta potrebbe dipartirsi già all’altezza della chiesa di Santa Felicita, dunque in un’area urbanizzata almeno dal medioevo, se non prima.

Si deve tener presente che la collina è una delle prime aree abitate della città. In origine l’ampia conca ad anfiteatro, la piana dell’Arno, circondata dai rilievi collinari appenninici e dall’altra parte da colline argillose, era solo una pianura impaludata. Ma uno spuntone di roccia che si protendeva sin quasi sul fiume, proprio in corrispondenza di uno dei suoi tratti più stretti, consentì agli antichi di realizzare un facile guado, grazie a una passerella, o un servizio di traghetto. Nei secoli successivi la città sorse proprio intorno a quel vecchio ponte.

Già nel II secolo nella zona risiedevano alcuni mercanti siriani che portarono il culto cristiano in città. La chiesa di Santa Felicita sorse su un oratorio di pianta basilicale posto presso un cimitero paleocristiano. I resti delle sue tombe "alla cappuccina" sono ancora visibili sotto il pavimento della chiesa attuale. Potrebbe trattarsi di catacombe, di cui si conservano alcune lapidi scritte in greco. E' alla fine degli anni ‘40 che una campagna di scavi della soprintendenza nella chiesa, fece emergere le sepolture. Tracce di quel periodo si trovano nel chiostro e vicino all'ingresso della canonica, dove nel ‘700 furono sistemati materiali lapidari romani accanto ad altri medievali.

Nel sottosuolo esistono una serie di cunicoli, dai quali è possibile vedere anche i resti di un tratto della Via Cassia romana, alcuni metri sotto il livello del suolo odierno. Una variante della stessa strada consolare era l'odierna via San Leonardo, più sicura alternativa collinare, che all’altezza di porta San Giorgio scendeva giù verso Ponte Vecchio lungo Costa San Giorgio.

Perciò le prospezioni proposte dal senatore Nencini dovrebbero interessare anche l’area attualmente oggetto di ristrutturazione per la realizzazione di un progetto alberghiero. Stiamo parlando del complesso dell’ex scuola di sanità militare, che, dismessa a fine anni ‘90, interessava gli edifici monastici circostanti la chiesa di San Giorgio alla Costa e quelle dei Santi Girolamo e Francesco alla Costa. Anche questa zona è di interesse archeologico e insieme alla leggendaria galleria sotterranea potrebbero rinvenirsi altre tracce dell'insediamento paleocristiano in Oltrarno. Sarebbe interessante a questo proposito chiedere alla nuova proprietà del complesso immobiliare, la Marzocco Srl della facoltosa famiglia dei Lowenstein, se nel corso dei sopralluoghi effettuati prima dell’avvio del cantiere sia stato accertato qualche elemento di interesse.

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