Famiglie senza soldi, ricorso al microcredito in mancanza di assistenza sociale

Ma il microcredito non è beneficenza, è un prestito che bisogna restituire. Opposizione in Toscana: "Il governo regionale ha perseverato negli errori che hanno contribuito ad alimentare la recessione"

Redazione Nove da Firenze
Redazione Nove da Firenze
22 novembre 2013 14:54
Famiglie senza soldi, ricorso al microcredito in mancanza di assistenza sociale

BCC Pontassieve ha lanciato un'importante iniziativa per aiutare le famiglie in difficoltà e le fasce più deboli della popolazione: il Microcredito Sociale. Piccoli prestiti fino a 3.000 euro per persone in condizioni di particolare vulnerabilità finanziaria, economica e sociale. L’obiettivo è favorire l’inclusione sociale anche attraverso condizioni di accesso al credito più favorevoli rispetto a quelle ordinarie di mercato, senza spese e commissioni accessorie. I prestiti sono inoltre erogati con un’istruttoria veloce e semplificata. Occorre sottolineare che il Microcredito non è un'attività di beneficenza.

Ha in sé una dimensione economica importante, che punta a restituire dignità e autonomia alle persone. Dare soldi a fondo perduto sarebbe più facile, ma di certo non utile. Anche se concesso a condizioni particolari un prestito deve essere rimborsato, il debitore deve farsi carico degli impegni assunti. L'obiettivo del Microcredito Sociale è dunque più ambizioso del semplice prestare: punta ad accompagnare le persone verso una più consapevole gestione del denaro, responsabilizzare sull'importanza del risparmio, inserirle in una rete che dia punti di riferimento e consigli. Per BCC Pontassieve avviare il progetto è stata una scelta naturale: le Casse Rurali in Italia sono nate per combattere l'usura e permettere l'accesso al credito alle categorie più deboli. La BCC non fa, quindi, che seguire il legame con la propria storia.

Fare microcredito oggi vuol dire rinnovare quella fede, quella speranza di centodieci anni fa. Il progetto Microcredito Sociale può essere riassunto quindi in due elementi: una sfida e una speranza. La sfida è dimostrare che anche la solidarietà, se lungimirante, può essere efficiente: il prestito se ben gestito, a differenza della beneficenza, autoalimenta i fondi a disposizione e permette di arrivare a più persone, durare nel tempo. La speranza è che queste iniziative servano a ricondurre l'attenzione dai numeri all'uomo, con le debolezze, i bisogni e i suoi progetti di futuro.

Progetti che non sempre sono misurabili, ma che possono comunque essere degni di fiducia. Anche dal punto di vista bancario. In Regione Toscana si lavora ai correttivi: Il sostegno finanziario della Regione alle famiglie ed ai lavoratori che non ricevono la retribuzione da almeno due mesi, o che sono in attesa di percepire gli ammortizzatori sociali, potrà contare anche su donazioni private. All’unanimità la commissione Affari istituzionali, presieduta da Marco Manneschi (IdV), ha licenziato alcune modifiche alla legge, che permetteranno ad imprese ed altri soggetti di far confluire risorse nel fondo previsto dalla legge finanziaria.

Le risorse regionali stanziate lo scorso anno, pari a 5 milioni di euro, servono a finanziare piccoli prestiti sociali, gestiti attraverso associazioni non lucrative. Grazie alle modifiche, inoltre, saranno eliminate alcune difficoltà applicative in situazioni di handicap grave e inutili oneri amministrativi a carico dei beneficiari. “Alcuni privati vogliono dare il loro contributo con donazioni – ha precisato l’assessore Vittorio Bugli – Il fondo continuerà ad essere gestito nello stesso modo.

Avrà solo una contabilità separata delle nuove risorse”. L’assessore ha quindi illustrato gli indirizzi fondamentali del documento di programmazione economica e finanziaria, del bilancio di previsione e della legge finanziaria per il 2014, che ruotano intorno a due parole chiave: crescita e coesione sociale. «Una burocrazia opprimente, politiche economiche fallimentari, una totale assenza di visione strategica. Se anche in Toscana la crisi morde sempre più e la ripresa economica è ancora un miraggio le ragioni non stanno solo nella congiuntura internazionale, ma anche nell’inadeguatezza delle risposte della Giunta regionale.

La malattia è conclamata da anni, ma il governo regionale continua a minimizzarne i sintomi e sbagliare cura. Ma forse qui non c’è da cambiar terapia, ma direttamente il medico» così il presidente del gruppo del Popolo della Libertà in Consiglio regionale Giovanni Santini e il vicepresidente della commissione Sviluppo economico Nicola Nascosti commentano i dati economici toscani presentati ieri da Unioncamere. «Dati che allarmano, ma che purtroppo non sorprendono. Sono anni che i numeri parlano di crisi, anni che le categorie economiche invocano uno shock, anni che il PdL sollecita la Giunta Rossi a cambiar marcia.

Arrogante e sordo alle nostre proposte, il governo regionale ha perseverato negli errori che hanno contribuito ad alimentare la recessione. Proposte ragionevoli – affermano Santini e Nascosti - che oggi rilanciamo: il ritorno di Fidi Toscana alla mission originale – favorire l’accesso al credito alle imprese e non più “salvare” aziende decotte –; la chiusura dei carrozzoni pubblici e l’abbandono della logica dei contributi a pioggia, solo per fare alcuni esempi. Provvedimenti – proseguono gli esponenti del PdL - da cui ricavare risorse per creare un unico fondo da destinare completamente ad un taglio alla pressione fiscale, che al contrario prevede un inasprimento di 224 milioni per il 2014.

Inoltre un piano di alienazione degli immobili regionali non necessari per reperire un budget da destinare al taglio dell’indebitamento regionale. Azioni concrete che porteremo nelle istituzioni e sul territorio. C’è una pallida luce in fondo al tunnel. Ce lo sentiamo ripetere da anni. Per raggiungerla, non potendo diminuire la lunghezza del tunnel, è necessario cambiare marcia e aumentare velocità», concludono Santini e Nascosti. «La legge di stabilità rischia di essere un'altra promessa delusa.

Insufficienti le risorse destinate ai giovani, alla ricerca, e al rilancio degli investimenti pubblici. Restano poche ore per arrivare in aula con un testo in grado di mandare un segnale forte per sostenere la ripresa, un segnale che adesso non c'è- così Laura Cantini, senatrice del Partito Democratico che aggiunge: «Non serve la politica dei piccoli passi quando continua ad aumentare la disoccupazione giovanile e le imprese, soprattutto quelle piccole, chiudono mandando a casa lavoratori e imprenditori, senza alcuna tutela.

Inaccettabile che si continuino a tenere bloccate risorse per il patto di stabilità. Nel testo all'esame della commissione Bilancio manca un indirizzo strategico definito. Abbiamo bisogno invece - chiude la senatrice- di rilanciare investimenti diffusi su tutto il territorio a sostegno dell'edilizia, uno dei settori più colpiti dalla crisi». L'opinione - Primo Mastrantoni, segretario Aduc: L'austerita' ci e' costata il 4,86% di PIL in tre anni, dal 2011 al 2013, cioe' l'1,6% annuo.

A dichiararlo non e' l'antieuropeista di turno ma Jan 'tVeld, economista della Direzione generale Affari economici e finanziari della Commissione europea, in uno studio sugli effetti delle politiche fiscali sul PIL (1). Anche altri Paesi sono stati colpiti dall'austerita' fiscale, tra i quali la Francia (-4,8%), la Spagna (-5,39%), la Grecia (-8,05%), il Portogallo (-6,9%), l'Irlanda (-4,5%) e, addirittura, la Germania (- 5%). Applicare contestualmente in tutti i Paesi le misure restrittive ha avuto l'effetto negativo che si e' verificato, commenta Jan 'tVeld, il quale dichiara che questa e' la sua personale opinione e non rispecchia quella della Commissione europea. In definitiva, anche gli economisti europei sono in disaccordo sulle le politiche fiscali imposte dalla Commissione europea.

Le rigidita' fiscali disposte dalla Ue, sollecitata dalla Germania, non hanno prodotto i risultati sperati. Qualcuno in sede europea comincia a pensarla in modo diverso rispetto a quanto sostenuto in questi ultimi anni. A giustificazione delle misure fiscali si sostiene che l'Italia ha un debito pubblico elevato, il 133%, il secondo in Europa dopo la Grecia. Allora cosa fare? Razionalizzare la spesa pubblica e' l'imperativo immediato. I soli sprechi di prezzo, non di quantita', nel mondo dei beni e dei servizi e' pari al 21% della spesa, cioe' il 2% del PIL che valgono 32 miliardi di euro! E' sugli sprechi che bisogna intervenire.

Se, per esempio, si registrassero obbligatoriamente tutti gli appalti presso l'Autorita' di vigilanza sugli appalti pubblici, si avrebbe un quadro immediato degli sprechi per una stessa tipologia di appalto. Standardizzare i costi sarebbe il passo successivo. A sostegno di questa scelta basta un dato: nel 2011 gli appalti pubblici in convenzione rappresentavano solo il 48% del totale della spesa! Insomma, minori sprechi significa anche miglior servizio per i cittadini. “La notizia che sia possibile e vicina la concessione della cassa integrazione in deroga per i lavoratori della Misericordia pisana è un fatto positivo.

L’ammortizzatore sociale consentirà infatti di dare respiro ai lavoratori mentre nel frattempo si cercano, come mi auspico, soluzioni occupazionali concrete” così Ivan Ferrucci, consigliere regionale Pd e segretario Pd Toscana, in merito alla possibile concessione della cassa integrazione in deroga ai dipendenti della Misericordia. Nei giorni 26 e 27 novembre 2013 si svolgeranno le elezioni di R.S.U. e R.L.S. (rappresentanza sindacale unitaria - rappresentante lavoratori sicurezza), per il comparto dell'igiene e ambiente in tutte le regioni d’Italia. Alle elezioni sono interessate tutte le organizzazioni sindacali firmatarie di contratto a livello nazionale, sia di quello pubblico Federambiente che di quello privato Fise.

All’appuntamento sono chiamati circa 5.000 lavoratori impegnati in tutta la Toscana e suddivisi in circa 29 aziende. Nell’ATO sud (Ambito Territoriale Ottimale) province di Arezzo, Siena e Grosseto, esistono 6 aziende che vedono interessati circa 1.200 lavoratori, nell’ATO Centro province di Firenze, Prato e Pistoia, esistono 6 aziende che vedono impegnati circa 1.800 lavoratori e infine l’ATO Costa, con circa 17 aziende che vedono impegnati circa 2.000 lavoratori. "La Fit-Cisl su questo appuntamento ha dedicato grande attenzione soprattutto nella scelta dei candidati, circa 104 RSU e circa 20 RLS.

La Fit-Cisl ha puntato sia sulla formazione per i candidati RSU sia per i rappresentati della sicurezza RLS, attraverso dei corsi specifici avvalendosi di professionisti ed esperti della materia. Inoltre, una volta terminata la tornata elettorale, sarà organizzato un corso di formazione per gli eletti in modo da affinare le tecniche contrattualistiche e sulla sicurezza. Per questa tornata elettorale la Fit-Cisl della Toscana si è adoperata con varie iniziative a partire dalle assemblee nei posti di lavoro, alle manifestazioni, attraverso i sistemi di comunicazione informatici come Facebook e Twitter, nonché attraverso il nostro sito “Giovani FitToscana” .

L'intento è quello di interessare e coinvolgere più lavoratori possibili per questo importante appuntamento democratico. Intanto per dare slancio e motivazioni alla nostra campagna elettorale, il giorno 30 ottobre u.s. è stata organizzata una grande manifestazione a Roma, da parte della FIt/Cisl Nazionale “RSU-RLS Day-Fatti sentire, scegli un candidato Fit-Cisl”, che ha visto coinvolte le regioni centrali quali Toscana, Lazio, Umbria e Campania con circa 500 lavoratori. Il coinvolgimento è stato forte, sia sul piano emozionale che sul piano della consapevolezza di poter affermare le proprie idee e valori attraverso i candidati della Fit-Cisl". Quadri, delegati, lavoratori, dirigenti: in oltre 500 si sono ritrovati oggi al teatro Puccini di Firenze per l'assemblea regionale dell'area programmatica “Lavoro e Società”, in vista del 17esimo congresso della Cgil. “Dobbiamo capire cosa si può fare di più, la nostra organizzazione non ha fatto sconti a nessun governo ma l'impegno messo in campo non è bastato, non si sono spese tutte le forze che era possibile mobilitare.

Gli iscritti e i lavoratori non sempre hanno compreso e appoggiato gli sforzi di scioperi territoriali, non percepiti come incisivi. Spero che nel congresso esca una forte tensione unitaria, in ballo ci sono scelte determinanti. La Cgil è uno dei pochi punti di riferimento del Paese, abbiamo l'onore e l'onere di affrontare la tempesta della crisi economica con forza”, ha spiegato nella sua relazione introduttiva Sandra Cappellini, segretaria regionale e coordinatrice toscana di “Lavoro e Società”. Dopo gli interventi di lavoratori (dal Maggio Musicale ai pensionati, fino agli operai e i dipendenti pubblici) e dirigenti, ha preso la parola Alessio Gramolati, segretario generale Cgil Toscana, che ha esordito esprimendo il cordoglio dell'organizzazione alla Sardegna funestata dalle alluvioni (e ricordando quelle che hanno messo in ginocchio vari territori della Toscana).

“Mi fa piacere che siete in tanti qui al Puccini. Dovremo essere in tanti anche al congresso, dovremo aprirci, avere coraggio, osare. Siamo in un tempo nuovo, in una crisi tremenda, e abbiamo nuove responsabilità per capire come ridare possibilità alle persone”, ha detto Gramolati. Che in tal senso ha aggiunto: “La contrattazione inclusiva è la questione decisiva dei prossimi anni. Va fatta con determinazione, bisogna arrivare a difendere i più esclusi, i giovani che non trovano lavoro”.

Il segretario generale di Cgil Toscana ha concluso il suo intervento ancora sul congresso: “Sarà un congresso rivoluzionario nel mondo di oggi, perché parlerà dei problemi reali della gente, in un momento in cui sono sempre meno i luoghi che lo fanno. Dovremo ridefinirci ma difendendo i nostri valori e la nostra Costituzione”. A ultimare i lavori al Puccini è toccato a Nicola Nicolosi, segretario nazionale e coordinatore nazionale di “Lavoro e Società”: “Anche dalla Toscana per il congresso è arrivato un messaggio di unità, che è il valore sopra ogni cosa.

Sarà un congresso unitario dove noi comunque siamo intenzionati a fare una discussione aperta e chiara. Pensioni, Articolo 18, Fiscal compact, autonomia del sindacato: porteremo nel dibattito l'opportunità di cambiamenti. In una sinistra divisa e in una politica debole, l'unità della Cgil resta il bene supremo dei lavoratori”.

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