In nome del popolo italiano, l'autobiografia di un rapinatore-scrittore

Storie di una malavita nel libro-autobiografia di Claudio Foschini. Presentazione in anteprima al Premio Pieve, sabato 14 settembre, in libreria dal 19 settembre 2013

Redazione Nove da Firenze
Redazione Nove da Firenze
09 settembre 2013 22:10
In nome del popolo italiano, l'autobiografia di un rapinatore-scrittore

Il Mulino e l’Archivio diaristico nazionale di Pieve Santo Stefano annunciano l’uscita del libro-autobiografia di Claudio Foschini. Presentazione in anteprima di In nome del popolo italiano Storie di una malavita, al Premio Pieve, sabato 14 settembre, in libreria dal 19 settembre 2013. Come hanno fatto i “Ragazzi di vita” raccontati di Pierpaolo Pasolini a diventare i protagonisti del “Romanzo criminale” di Giancarlo De Cataldo? Cosa è accaduto nelle periferie di Roma e delle altre metropoli italiane, tra i primi anni Sessanta e la fine dei Settanta, in coincidenza con la diffusione della droga? In nome del popolo italiano, il libro-autobiografia di Claudio Foschini che Il Mulino e l’Archivio diaristico nazionale di Pieve Santo Stefano pubblicano nell’ambito della collana “Storie italiane”, è la risposta a queste domande.

La generazione di Claudio è la prima a non portarsi dentro la Seconda Guerra Mondiale, la prima a non averne subito la violenza e perciò la prima a non percepire le regole come un tabù da non infrangere. Le baraccopoli e le privazioni, lo sradicamento e le umiliazioni, la strada e le seduzioni di un benessere che comincia a manifestarsi, esibito soprattutto nel centro storico delle città, spingono a osare oltre il lecito. La fotografia di questa "malavita" e delle galere italiane tra gli anni sessanta e settanta, che l’autobiografia di Foschini rende fedelmente al lettore, è un documento di assoluta rilevanza storica, con un valore di attualità estremo.

Non è l’unica scoperta in questo libro straordinario introdotto da Giancarlo De Cataldo e Saverio Tutino: tra le pagine del diario di questo rapinatore e scrittore c'è la cronistoria della diffusione delle droghe nel nostro Paese, delle modalità attraverso le quali si è intensificato lo spaccio e del contesto sociale in cui le sostanze stupefacenti hanno fatto presa tra i ceti meno abbienti. Sarà la saldatura tra il dilagante utilizzo di queste sostanze e la presenza di quella microcriminalità generata dalla miseria, a determinare la nascita di organizzazioni di stampo mafioso anche nelle grandi città come Roma: un fenomeno documentato dal romanzo di De Cataldo e che Foschini tiene a battesimo entrando a far parte delle prime “batterie” di malviventi che si organizzano per “lavorare” insieme.

Ma proprio qui comincia un’altra storia: l’epoca dello spaccio e delle bande non sarà l’epoca dell’autore dell’autobiografia, perché con le sue rapine a mano armata in giro per l’Italia Foschini si condannerà a interminabili soggiorni dietro le sbarre. Mentre “fuori” la Banda della Magliana muove i primi passi, Claudio trascorre lunghe giornate “dentro”, scoprendo nuove passioni per la scrittura e il teatro, che purtroppo non lo salveranno. Nel maggio del 2010, durante una tentata rapina a una tabaccheria nella periferia di Roma, il colpo di pistola di una guardia giurata metterà fine ai suoi giorni.

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