Il silenzio delle cose, la musica della pittura

Alla Chiesa di Sant'Agostino e Sale del Chiostro, a Pietrasanta, dal 22 marzo al 28 aprile 2013

Redazione Nove da Firenze
Redazione Nove da Firenze
22 marzo 2013 13:41
Il silenzio delle cose, la musica della pittura

Restio a qualsiasi inserimento nelle correnti d’arte del secolo, Mario Marcucci ha mantenuto un personale linguaggio pittorico, nutrito da un vivace scambio con poeti, letterati ed artisti. Ha svolto la sua ricerca in più direzioni nell’ambito della figurazione e della pittura tonale. Il Comune di Pietrasanta, a due anni dal centenario della nascita, promuove una grande retrospettiva accogliendo l’invito dell’Associazione Amici di Mario Marcucci. Un evento di elevato spessore scientifico che si svilupperà nel complesso di Sant’Agostino dal 22 marzo al 28 aprile 2013.

Si tratta di una retrospettiva di oltre cento opere (anni ’30-’60), tutte provenienti da collezioni private, selezionate con il concorso di amici, critici e storici dell’arte, in particolare da Manlio Cancogni, Zeno Birolli e Sandro Parmiggiani. La terra natale, lo sguardo rivolto alla pineta, al mare, alle barche, sono il cuore segreto che muove la pittura di Marcucci, in una ricerca attenta soprattutto al colore e alla luce. Quella luce particolare che più si avvicinava al vero; un colore che fu per lui una sorta di ossessione, sperimentato in una vastissima produzione di oli e acquerelli, utilizzando supporti di ogni tipo, spesso affidati alla casualità e a ciò che si trovava accanto nel momento in cui sceglieva di dipingere: una pagina di giornale, un foglio di quaderno, il rovescio di una cartolina, un pezzo di carta da pacchi. Marcucci coltivò la passione per il disegno e la pittura sin da bambino.

Le sue prime opere risalgono alla fine degli anni Venti e all’inizio degli anni Trenta, prediligendo oli e acquerelli, soggetti tratti dalla vita domestica e familiare, che creano rispondenze con il periodo macchiaiolo di Silvestro Lega e Giovanni Fattori. Tra il 1930 e il 1932 fu chiamato svolgere il servizio di leva come furiere nel Reparto Marina a La Spezia, dove diventò amico del pittore e scrittore Luca Ghiselli, con il quale instaurò un rapporto intellettuale ed artistico che si sarebbe rivelato fondamentale per la sua formazione.

Dopo il congedo militare, tornò a Viareggio, dove era solito frequentare pittori e letterati. Negli anni che seguirono ottenne numerosi premi e riconoscimenti, e grazie a Alessandro Parronchi fu introdotto nella cerchia dei letterati di Firenze, ma poco dopo il trasferimento in città, fu richiamato alle armi ed inviato in Sardegna fino al 1941. Nello stesso anno si aggiudicò il Premio Bergamo, uno dei concorsi più prestigiosi dell’epoca. Nel dopoguerra il suo stile mantenne la sua originale personalità, sottraendosi alle tendenze del tempo, spesso influenzate dal dibattito politico che segnava le stesse vicende artistiche.

Nel 1948 prese parte alla V Quadriennale di Roma e fu invitato alla XXIV edizione della Biennale di Venezia, dove rimase colpito dalle opere di Picasso, come sembrano testimoniare alcune sue opere coeve d’ispirazione cubista. Con gli anni Cinquanta la sua attività espositiva divenne meno vivace e, dopo un soggiorno romano, fece ritorno a Firenze, quindi dopo la distruzione del suo atelier in seguito all’alluvione, rientrò definitivamente a Viareggio. A corredo della mostra, sarà pubblicato un catalogo con testi di Manlio Cancogni e Sandro Parmiggiani, curatore della mostra e del catalogo, in italiano e in inglese, e con un’ampia antologia dei più importanti saggi critici dedicati all’opera di Marcucci, soprattutto da parte di amici scrittori e letterati, tra i quali Alberto Moravia, Antonio Delfini, Giuseppe Raimondi, Carlo Betocchi, Mario Luzi, Carlo Cassola, Cesare Garboli e Manlio Cancogni.

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