Consiglio regionale in seduta solenne a Firenze

Enrico Rossi, alla seduta solenne del Consiglio regionale del 30 novembre, per la Festa della Toscana: “Una storia, tante diversità… ancora in viaggio…”

Redazione Nove da Firenze
Redazione Nove da Firenze
30 novembre 2012 14:39
Consiglio regionale in seduta solenne a Firenze

Oltre le citazioni, per non distogliere mai lo sguardo dalla centralità della persona, non solo in tema di abolizione della pena di morte, ma anche in funzione della crescita economica. Questo il messaggio del presidente Enrico Rossi, alla seduta solenne del Consiglio regionale del 30 novembre, per la Festa della Toscana: “Una storia, tante diversità…ancora in viaggio…”. Il Governatore, dopo aver ricordato la positiva evoluzione dell’abolizione della pena di morte negli ultimi dieci anni - con 155 paesi che hanno deciso di abolirla, a fronte dei 43 che la conservano – ha puntato l’indice su un triste primato.

Nel 2011, in tutto il mondo, ci sono state 5mila esecuzioni, di cui ben 4mila in Cina, “a dimostrazione che è il dato della democrazia a fare la differenza sostanziale, e non solo l’economia”. Da qui l’urgenza di invertire la rotta, “inficiata per anni dalla eccessiva spinta dell’acceleratore sulla finanza, sul denaro che produce denaro, fino ad arrivare ai circa 33 mondi finanziari sopra il mondo reale”, ha continuato Rossi, citando Luciano Gallino. “Purtroppo dal 2008, dallo scoppio della grande bolla dei mercati finanziari, a livello mondiale non abbiamo assistito ad un tentativo di cambiamento – ha sottolineato il presidente – E’ ora di imparare dai governanti illuminati della Toscana, che hanno abolito la pena di morte per benevolenza e lungimiranza verso i cittadini”. “Impariamo dalla lezione della storia, per una visione positiva di sviluppo che dia il primato alla democrazia, attraverso un cambiamento governato e indirizzato – ha affermato – nella nostra Toscana che non si piega per la sua stessa identità, nella nostra terra dove il cambiamento può avvenire mettendo d’accordo credenti e non, come recita la lettera Enciclica Caritas in veritate: l’economia ha bisogno dell’etica della persona per il suo corretto funzionamento.

Indirizzo in perfetta armonia con l’articolo 3 della nostra Costituzione – ha proseguito – con la centralità della persona umana, anche e soprattutto di quella in carcere, e quindi con l’impegno della nostra regione ad alleviare la sofferenza di chi è detenuto”. “La Toscana, in questo 30 novembre, intende manifestare con orgoglio – ha concluso Rossi – e rafforzare la sua adesione convinta e militante ai valori della Costituzione Cos’è la Festa della Toscana: Dal 2000 il Consiglio Regionale della Toscana ha approvato una legge per celebrare la Festa della Regione Toscana, una festa Due esempi recentissimi, pubblici, noti alle cronache: quello del trentanovenne Dino Distefano, informatico laureato a Pisa, insignito giusto ieri sera di un prestigiosissimo riconoscimento alla Royal Society di Londra, davanti al gotha della scienza britannica; e quello della virologa Ilaria Capua – ha isolato il virus dell’aviaria –, specializzata a Pisa, che potrebbe essere costretta a “lasciare l’Italia”.

Alberto Monaci, presidente del Consiglio regionale, riserva l’apertura della seduta solenne della Festa della Toscana a questi “due casi diversissimi salvo che per un fatto: come altri studiosi sono stati formati nella nostra terra dove come è evidente non mancano istituti di formazione all’altezza, ma qui, in Toscana, non hanno trovato l’opportunità di rimanere”. In una regione che nella storia ha riconosciuto e forgiato geni assoluti dell’umanità. Il tema dell’edizione 2012 della Festa – “Una storia, tante diversità...ancora in viaggio” -, in continuità con quello del 2011, muove da un valore – “l’insieme di pluralità e diversità che hanno saputo forgiare l’identità della regione” – e si sofferma sulla Toscana che “oggi deve seriamente guardarsi allo specchio, se vuole ricominciare a parlare di futuro e di giovani, di innovazione e sviluppo”.

In questo viaggio le istituzioni devono fare la loro parte, “ponendosi seriamente il problema di una emigrazione di ritorno, da qui verso altri mondi”, che cammina non sui passi “dei meno qualificati”, ma su quelli “dei migliori”. Si tratta di “un dato acquisito” che conferma “marginalità e limiti di questa regione”. Sulla ricorrenza del 30 novembre, prima abolizione della pena di morte da parte di uno Stato, nel 1786, per opera del Granduca Piero Leopoldo, il viaggio dell’emigrazione dalla Toscana si iscrive come dato storico e conosciuto, ma anche come tratto che “mette a rischio il futuro”.

E, “per usare un’espressione ultimamente di moda mi pare che il problema non sia esattamente quello di giovani più o meno ‘schizzinosi’…”. Qui il fatto “è più pesante, è strutturale, culturale, di sostanza”, chiarisce il presidente. Si tratta di riconoscere l’esistenza di un quadro non in grado di assorbire, oggi, le competenze che escono dal mondo della qualificata formazione toscana. “Di una terra che dunque combina il dato congiunturale negativo sull’occupazione col permanere di un dato strutturale su un modello produttivo a rischio di marginalizzazione sui mercati”. Il Documento di programmazione economica a finanziaria per il 2013, ora all’esame del Consiglio, fotografa una Regione che sul fronte dell’occupazione presenta elementi di maggiore sofferenza rispetto a regioni come Lombardia, Veneto ed Emilia Romagna.

“Minor tasso di occupazione e maggior tasso di disoccupazione: generale, giovanile, femminile”, specifica il presidente. Ma contemporaneamente lo stesso Dpef ci registra “ancora lontani da quelle regioni per numero di addetti alla ricerca e sviluppo”; ovvero il parametro del posizionamento produttivo di un sistema economico. Monaci paventa “il realizzarsi del funesto scenario disegnato dall’Irpet alla fine dello scorso decennio, su una Toscana fuori dalla crisi solo dal 2017 con un riposizionamento verso il basso della sua economia”, con una riduzione di valore aggiunto e un indebolimento delle competenze e dei saperi degli addetti al sistema. In questo contesto la domanda investe “quanto del capitale umano altamente formato nei nostri atenei rimane sul territorio, disseminando le proprie competenze e le proprie conoscenze in favore di una crescita complessiva e diffusa del sistema”.

Monaci si rivolge direttamente al presidente della Regione, Enrico Rossi: “Se i nostri talenti fossero impegnati perché investiamo nel nostro territorio, magari per le nostre opere di ingegneria e idraulica, per la difesa di questa nostra fragilissima terra, forse saremmo più in sicurezza, tutti”. “Mi domando seriamente, molto seriamente – continua rivolto al governatore -, se non sia il caso di dar vita a un nuovo ordine degli studi e delle professioni in Toscana, chiamando i più capaci ad una nuova partecipazione, schiudendo loro anche le porte delle cosiddette stanze dei bottoni”.

La politica e le istituzioni hanno il dovere di operare per il futuro, e “il primo passo da fare – afferma il presidente dell’assemblea toscana - è rendere le decisioni trasparenti e conoscibili, e operare per il meglio e per l’interesse generale”. Monaci invoca “un nuovo ordine di priorità e una nuova agenda di impegni”: al primo posto, “l’opportunità di difendere i paesaggi unici della Toscana medicea, patrimonio davvero unico per il mondo intero e le generazioni a venire”.

Ma è comunque “doveroso” chiedere al Governo nazionale uno “statuto speciale” per il patrimonio artistico della Toscana, “perché se è vero che l’Italia è una paese unico al mondo è anche vero che la Toscana è unica in Italia”. Il presidente chiarisce: “non pensa a una sorta di statuto dei divieti”, ma è convinto che “molta della nostra urbanistica e delle nostre decisioni debbano essere ponderate con rinnovata attenzione”. Magari “stornando risorse imponenti per interventi più urgenti”.

Così, conclude, nel giorno in cui la Toscana ricorda e celebra i diritti – “e il primo di questi è il diritto alla vita e al futuro” –, “per quei bambini che oggi nascono qui, per quelli già nati che a questa terra appartengono, credo sia doveroso fare con umiltà il nostro dovere”el primo Novecento, la Toscana divenne il primo Stato al mondo in cui si abolì la pena di morte, una delle pratiche più incivili perpetuate fino ad allora da tutti i governi, "conveniente - secondo Pietro Leopoldo - solo ai popoli barbari".

Il 30 novembre, pertanto, non è una data fondamentale solo per l'antico Granducato di Toscana o interessante per coloro che si occupano di storia, è il primo giorno di una storia nuova per tutti gli uomini dal XVIII secolo ai nostri tempi.

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