Tra bidoni tossici e rifiuti da smaltire, Toscana modello Napoli?

Migliori (Pdl): «Dal Comune di Firenze condotta irresponsabile. Il capoluogo toscano sempre più simile alla condizione di Napoli»

Redazione Nove da Firenze
Redazione Nove da Firenze
04 luglio 2012 12:33
Tra bidoni tossici e rifiuti da smaltire, Toscana modello Napoli?

Dichiarazione del Vicecoordinatore regionale Vicario del Pdl in Toscana on. Riccardo Migliori: "Si apprende di riunioni semi-carbonare indette dal Sindaco di Firenze Matteo Renzi per addivenire, col fondamentale aiuto del Comune di Empoli, al rinvio della gara prevista per la gestione del servizio smaltimento rifiuti dell’Ato della Toscana centrale. Questo nonostante che nello scorso settembre unanimemente l’assemblea dei Comuni delle Province di Firenze, Prato e Pistoia avesse deciso l’indizione della gara e nonostante che l’Ato della Toscana meridionale abbia già indetto la gara stessa e l’Ato costiero sia in procinto di farlo. Vizi privati e pubbliche virtù.

Teoricamente liberali ed innovatori, notte tempo statalisti conservatori. Il Pdl che, non a giorni alterni, è contro il socialismo municipale denuncia l’irresponsabile politica dei rifiuti del Comune di Firenze e invita la Regione Toscana ad evitare una regione a due velocità su una essenziale questione di governo che avvicina sempre più pericolosamente Firenze a Napoli". Un'interpellanza urgente al Ministro dell'Ambiente, Corrado Clini, sulla delicata situazione dei bidoni tossici a largo della Gorgona che giacciono sul fondo del mare dal 17 dicembre 2011 e che rischiano, con il loro contenuto, di mettere irrimediabilmente a rischio il delicato equilibrio ambientale, ma anche economico e turistico, delle coste livornesi. Se ne è fatto promotore, questa mattina, l'on.

Fabio Evangelisti, Segretario Idv Toscana, che chiede al Ministro quali impegni concreti intenda assumere al fine di trovare una soluzione per recuperare e mettere in sicurezza tutti i bidoni, considerato che ancora molti giacciono sul fondo del mare, quali iniziative intenda intraprendere per fare in modo che i costi non ricadano sulla collettività e siano invece addebitati ai responsabili del disastro e se non ritenga, infine, di voler costantemente tenere informati i cittadini e le istituzioni sullo stato delle ricerche e del recupero, sulle indagini in corso e sugli sviluppi giudiziari. "L’ambiente rappresenta una rilevante ricchezza del nostro Paese che va salvaguardata e curata anche per ragioni economiche, etiche e di tutela della salute", commenta Evangelisti.

"Invece, a nostro avviso, la ricerca dei fusti è stata sottovalutata, poco accurata e comunque attivata con mezzi inadeguati dimostrando tutta l'inadeguatezza delle istituzioni preposte a far fronte a questa emergenza non sufficientemente considerata". "Nonostante le prime missioni di recupero, risultano ancora essere abbandonati nei fondali 86 bidoni carichi di sostanze tossiche", spiega Evangeisti. "E' del tutto evidente che i bidoni tossici non possono essere abbandonati nei fondali a qualche miglio dal mare protetto di Pianosa e in pieno Santuario internazionale dei mammiferi marini Pelagos.

Le ultime analisi dell’Istituto Superiore della Sanità non hanno rilevato anomalie sulle acque campionate e sui pesci, tuttavia, a fronte del rilascio di una quantità rilevante e concentrata di materiale inquinante, resta in ogni caso alto il rischio che nel lungo periodo ci si possa trovare di fronte a un disastro ecologico in grado di compromettere l’ecosistema di buona parte del Mar Tirreno e di conseguenza l’economia legata a pesca e turismo. Nel dossier “Rischi” redatto dall’Arpat nel mese di febbraio, inoltre, i tecnici dell’Agenzia regionale esprimevano la preoccupazione di come il rischio contaminazione 'potrebbe diventare più consistente se il carico in fondo al mare dovesse rimanervi a lungo'.

In questo caso gli effetti sull'ambiente e la biodiversità potrebbero avere gravi ricadute anche per la riserva marina, santuario dei cetacei. La stessa Arpat ha potuto analizzare solo dopo quaranta giorni il contenuto dei fusti rimasti a bordo del Venezia scoprendo, in tal modo, che le schede di carico contenevano informazioni non corrette e che non vi è ancora stato alcun rendiconto su questo. A a causa delle correnti, del fondo sabbioso e mobile, dei ritardi nelle ricerche, aumenta di giorno in giorno il rischio che i carichi persi non saranno più recuperati.

Insomma, non c'è tempo da perdere". "Oltra all'urgente problema del recupero - continua Evangelisti - la dinamica sulla caduta dei fusti tossici in mare è ancora tutta da chiarire, in particolare per quanto attiene l’ambito delle indagini sulle cause e sulle responsabilità: l'armatore Grimaldi e, qualora il contenuto venisse identificato come rifiuti, anche la compagnia Erg devono essere chiamate a rispondere di questo incidente che oggi mette a repentaglio l'ambiente, il turismo e l'economia delle coste toscane.

Per monitorare con continuità le conseguenze possibili del disastro e accertare ogni responsabilità, risulta dunque indispensabile conoscere con esatta precisione la tipologia delle sostanze contenute nei bidoni, analizzando il contenuto dei fusti recuperati e diffondendo i risultati ai cittadini". "Infine, più in generale, l’incidente ripropone il problema del numero elevato di perdite di carico e affondamenti (25 in 34 anni) segnalati da reporters impegnati nelle inchieste sui traffici di rifiuti tossici", conclude Evangelisti.

"Il traffico marittimo ha regole ormai inadeguate o comunque insufficienti, in materia di acque territoriali e pertanto servono norme vincolanti, con veri piani regolatori regionali o interregionali per garantire navigazione in sicurezza e tutela ambientale secondo il principio del 'chi inquina paga'".

Notizie correlate
In evidenza