In Toscana la percentuale di donne bevitrici supera la media nazionale

Dai Rapporti Istisan emerge l’identikit della donna consumatrice di alcol: sposata, lavoratrice dipendente e con un livello di istruzione medio.

Redazione Nove da Firenze
Redazione Nove da Firenze
21 maggio 2012 14:33
In Toscana la percentuale di donne bevitrici supera la media nazionale

In Toscana il 58,1% delle donne consuma almeno una bevanda alcolica al giorno, sia durante che fuori i pasti. Una percentuale superiore alla media nazionale che si attesta invece al 53,4%. Inoltre il 9,6% delle donne toscane è a rischio perché consuma quotidianamente oltre 20g di alcol, contro una media nazionale del 7,3%.[1] Come in Italia, anche in Toscana sembrano convivere due modelli di consumo di bevande alcoliche: uno prevalentemente legato alle tradizioni culturali del bere durante i pasti in un contesto familiare, l’altro, tipico delle aree nord europee, che vede il consumo di grandi quantità di alcol, soprattutto tra i giovani, spesso concentrate durante il fine settimana con il fine dello “sballo”, definito binge drinking.2 Perché in Toscana le donne bevono di più? “I dati vanno sempre interpretati alla luce dei contesti e delle modalità di rilevazione” - dichiara il Prof.

Valentino Patussi, Responsabile del Centro di Alcologia e Patologie Correlate, Azienda Ospedaliero-Universitaria di Careggi (Firenze), Coordinatore del Centro Alcologico Regionale Toscano - “In Toscana l’aspetto alcologico gode di una forte attenzione e tanto è stato fatto per far emergere il problema con un sistema di rilevazione molto attento e sensibile. Le giovani donne bevono quanto e come i coetanei maschi, essendo diminuito il pregiudizio culturale relativo al consumo femminile di alcolici e, al di là del singolo dato toscano, ritengo che si possa parlare di un fenomeno che investe tutto il nostro paese”. “Ovviamente i livelli di rischio alcol correlati per una donna sono più alti” - continua il prof.

Patussi - “sia per le caratteristiche organiche sia per quelle culturali che caratterizzano il genere femminile: diversa massa corporea, minore concentrazione di liquidi, differenze enzimatiche gastriche ed epatiche, variabilità di metabolizzazione data dai cicli ormonali, perdita del controllo e della sorveglianza più facile che nei maschi. Tutto ciò conduce a una intossicazione più precoce e maggiore nelle donne con quantità di alcol minori che nei maschi. Inoltre, la perdita di controllo espone il genere femminile anche ad una maggiore incidenza di violenze e aggressioni”. Quale è il rapporto tra il binge drinking e i giovani? “Il fenomeno del binge drinking - afferma il prof.

Patussi - “può essere equiparato con quello che in passato si definiva semplicemente come ubriacatura, con la differenza che il binge drinking è anche il prodotto di un modello di promozione commerciale che offre pacchetti di bevute come sconto su biglietti di ingresso a feste e locali. In tutto questo dobbiamo richiamare la responsabilità degli adulti che hanno creato e fortemente incentivato questo tipo di modello di consumo. La società dimentica che il problema non è solo dei giovani, quindi dell’oggi, ma anche del domani perché i giovani di oggi saranno gli adulti del futuro”. “Il binge drinking interessa i giovanissimi” - conclude il prof.

Patussi – “ma anche le fasce dei giovani adulti fino a 35 anni. Quindi è possibile che un certo tipo di comportamento alcolico, cominciato intorno ai 16 anni si sia cristallizzato negli anni come stile di vita, sostenuto anche dalle promozioni commerciali e dalla pubblicità”. Il consumo di alcol è il secondo fattore di rischio per la salute, subito dopo l’uso del tabacco. Nel nostro paese ogni anno muoiono circa 17.000 persone a causa di malattie o incidenti legati al consumo eccessivo di alcol, con costi complessivi pari al 3,5% del PIL. L’alcol dipendenza, una malattia cronica, recidivante del Sistema Nervoso Centrale,3,4 paragonabile ad altre malattie croniche come il diabete, l’asma e l’ipertensione5 - che ha un impatto devastante non soltanto sulla vita delle persone che ne sono colpite ma anche su quella dei loro familiari e delle comunità di cui fanno parte,6,7 - è un problema molto diffuso: in Italia gli alcolisti sono più di 1,5 milioni e 9 milioni sono le persone con consumo di alcol a rischio per la salute. Per questa ragione Lundbeck Italia, azienda farmaceutica specializzata nel trattamento dei disturbi del Sistema Nervoso Centrale, ha realizzato in collaborazione con il Centro di Alcologia e Patologie Correlate di Careggi (Firenze) il manifesto “Conta i bicchieri, perché loro contano”, che ha l’obiettivo di sensibilizzare sulla riduzione del consumo di alcol. Opzioni terapeutiche e unmet needs dei pazienti nella cura dell’alcol dipendenza Attualmente il trattamento standard dell’alcol dipendenza è la terapia multifattoriale che associa il trattamento farmacologico con l’approccio psicologico, il counseling, la psicoterapia per raggiungere e mantenere l’astinenza.8 Tuttavia per molti pazienti l’astinenza totale, che rimane l’obiettivo primario, non è un obiettivo realistico e immediatamente raggiungibile poiché la percentuale di recidiva dei pazienti che seguono piani terapeutici mirati all’astinenza può essere anche dell’80%.9,10 “La riduzione del consumo di alcol come obiettivo terapeutico” - dichiara il Prof.

Patussi, - “può essere un utile aggancio, soprattutto per favorire la compliance iniziale dei pazienti che sono spaventati dall’obiettivo dell'astinenza”. “In certi contesti e con certe tipologie di persone” - continua Patussi - “la possibilità di avere un presidio farmacologico che aiuti a ridurre il consumo di alcol costituisce un modo per ridurre le frequenti resistenze al cambiamento di stile di vita che si è consolidato nel tempo e che deve essere modificato per contenere il rischio di recidiva”. “Inoltre, la riduzione del consumo di alcol” - conclude il Prof.

Patussi - “può essere utile a contenere l'aggravarsi delle patologie che possono essere causate dall'alcol: a tale proposito ricordiamo che l'alcol risulta essere la principale causa di cirrosi epatica nonché di 60 malattie e condizioni patologiche, ivi compresi alcuni tipi di cancro, all’esofago e all’intestino e concausa di altre 200. Gli effetti dell’alcol sul Sistema Nervoso Centrale L’alcol è una sostanza psicoattiva che interferisce sul sistema dopaminergico e sul sistema oppioide endogeno e costituisce pertanto un notevole stimolo motivazionale al consumo per ottenere gratificazione. La dopamina è una sostanza che fa “stare bene”, naturalmente prodotta dal cervello.

Tuttavia, se la funzionalità dopaminergica è alterata dall’alcol dipendenza, l’individuo avverte un profondo senso di disagio che lo porta a cercare una gratificazione attraverso l’assunzione compulsiva ed incontrollata di alcol. “L’alcol dipendenza” - dichiara il Prof. Mauro Ceccanti, Direttore del Centro di Riferimento Alcologico della Regione Lazio, Università La Sapienza - “è una malattia cronica recidivante che agisce sul Sistema Nervoso Centrale e ne modifica la funzione.

La sua azione si manifesta in vari stadi che si succedono nel tempo e che comportano una modificazione plastica del Sistema Nervoso Centrale”. “Queste modificazioni” - continua Ceccanti - “fanno sì che l’individuo passi da un momento iniziale, in cui prevale l’aspetto gratificante, al termine del percorso in cui la ricerca dell’alcol è continua a causa della persistenza di un malessere generale, determinato appunto dalla mancanza di alcol, che si attenua soltanto con l’assunzione della sostanza”. Oltre alla dipendenza sono anche da considerare i danni che l’alcol provoca, di per sé, sui vari organi ed apparati del corpo umano.

“Non ci sono zone del nostro corpo” - conclude il Prof. Ceccanti - “che non vengano danneggiate da un uso incongruo di alcol, così come dimostrato da una vasta mole di letteratura scientifica e come sostenuto dall’Organizzazione Mondiale della Sanità”. Lundbeck Italia S.p.A. Lundbeck Italia S.p.A. è una società che fa parte del Gruppo Lundbeck, leader internazionale in ambito farmaceutico, specializzato nel trattamento dei disturbi del Sistema Nervoso Centrale.

Il Gruppo ha sede a Valby (Copenhagen, Danimarca) e, con oltre 5.000 dipendenti, è presente in 57 Paesi. L’impegno di Lundbeck nella ricerca farmacologica e clinica e nel trattamento dei disturbi psichiatrici e neurologici è il risultato sinergico della propria organizzazione internazionale. Nella sede principale di Valby e negli Stati Uniti sono ubicati i centri di ricerca: ogni anno, circa il 20% dei ricavi del gruppo è investito in ricerca e sviluppo di molecole innovative. La Produzione Farmaceutica si concentra in Danimarca, Francia, Italia (nello stabilimento di Padova) e in Messico. In Italia Lundbeck è attiva dai primi anni ’90 dove lavora quotidianamente con l’obiettivo di mettere a disposizione della classe medica oltre a farmaci migliori anche soluzioni e servizi innovativi in grado di migliorare davvero e in maniera costante la qualità di vita dei pazienti affetti da patologie del Sistema Nervoso Centrale quali Disturbi dell’umore (depressione, disturbo bipolare I), Disturbi d’ansia, Malattia di Alzheimer, Malattia di Parkinson.

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