Andamento del commercio nella provincia di Firenze dall'estate ad oggi

Nel complesso le esportazioni in valori cumulati correnti si attestano intorno ai 5,9miliardi di euro rispetto ai 3,5miliardi rilevati per i flussi esteri in entrata, generando un saldo pari a 2,4miliardi di euro

Redazione Nove da Firenze
Redazione Nove da Firenze
11 gennaio 2012 13:39
Andamento del commercio nella provincia di Firenze dall'estate ad oggi

L’andamento del commercio internazionale provinciale per questo terzo trimestre non sembrerebbe risentire in misura pesante del deterioramento ciclico che ha colpito la dinamica economica mondiale proprio a partire dal periodo estivo, con la persistenza e l’aggravamento delle incertezze e delle tensioni sui mercati finanziari, insieme al peggioramento degli squilibri nei conti pubblici dell’area euro, portando il nostro paese a posizionarsi sull’orlo del baratro. I numeri della Camera di Commercio di Firenze evidenziano bene il momento di difficoltà. L’interscambio complessivo cumulato rispetto allo stesso trimestre dell’anno precedente aumenta, passando da 8,6 a 9,4 miliardi di euro, con le esportazioni che crescono in misura piuttosto intensa, facendo registrare un +11,9%, su valori cumulati, lievemente inferiore a quanto risultava, su base tendenziale nel trimestre precedente (+13,3%).

Nel complesso le esportazioni in valori cumulati correnti si attestano intorno ai 5,9miliardi di euro rispetto ai 3,5miliardi rilevati per i flussi esteri in entrata, generando un saldo pari a 2,4miliardi di euro. La dinamica delle importazioni estere sembrerebbe di poco inferiore a quella del trimestre precedente (da +8,8% a +5,2%). Gli andamenti relativi ai flussi di scambio con l’estero sembrerebbero piuttosto rilevanti anche per la Toscana (export +12,2%; import +911%) e per l’Italia (export +15,8%; import +18,2%). Sembrerebbe che almeno fino al terzo trimestre il commercio estero abbia mostrato un certo ritardo di risposta alle criticità che hanno riguardato l’economia nazionale a partire dal periodo estivo, per cui per il quarto trimestre dovremmo aspettarci sicuramente una frenata in ambito locale.

Comunque se guardiamo i dati mensili, che si fermano a settembre 2011, la dinamica tendenziale calcolata sui dati grezzi mostra un costante aumento delle esportazioni tra luglio (+6,4%) e settembre (+12%), mentre le importazioni risulterebbero in diminuzione proprio a settembre (-6,9%). Le variazioni congiunturali calcolate al netto degli effetti stagionali mostrerebbero un certo cedimento delle esportazioni a luglio (-3,3%) e ad agosto (-0,9%), evidenziando tuttavia un recupero a settembre (+8,8%).

Le importazioni a settembre, in termini congiunturali e senza gli effetti della stagionalità, diminuirebbero del 13,7%. Il maggior cedimento delle importazioni rispetto alle esportazioni se da un lato apporta giovamento al saldo generale dell’interscambio, dall’altro rispecchia come il calo di acquisti dall’estero tenda ad essere in realtà correlato al deterioramento della domanda interna e ciò potrebbe rappresentare un preoccupante segnale pre-recessivo. L’indice CPB del commercio mondiale al terzo trimestre risulta in ulteriore decelerazione, dopo quanto rilevato nel secondo trimestre passando dal +5,8% al +5,1%; sembrerebbero rallentare in misura sostanziale le importazioni mondiali (da +5,8% a +4,4%) mentre le esportazioni risulterebbero in tenuta (da +5,6% a +5,8%) con un ritmo sostenuto per i paesi emergenti (+7,1%) anche se invariato rispetto al precedente trimestre.

L’indice COE-Rexecode impiegato per misurare la dinamica della domanda mondiale, espressa in volumi, tende a rallentare rispetto al precedente trimestre (da +3,9% a +2,7%): la frenata è sostanzialmente a carico dei paesi OECD (da +3,2% a +1,1%) mentre per gli emergenti non OECD si riscontra una certa tenuta (da +4,7% a +4,5%). Le dinamiche per settore di attività I flussi in uscita dei prodotti di consumo non durevoli continuano ad aumentare in valore anche in questo trimestre (da +25,1% a +21,4%), contestualmente ad un miglioramento dei beni di consumo durevoli (da +10,2% a +10,4%).

All’interno delle merci non durevoli il ruolo principale riguarda, come nel precedente trimestre, il sistema moda con le esportazioni dei prodotti della pelletteria che si mantengono ancora su un ritmo molto elevato (+34,2%), così come piuttosto sostenuta è anche la dinamica dell’abbigliamento (+14,6%) e del calzaturiero (+19,1%). Continuano ad andare bene, nonostante appaiano in moderata decelerazione, anche le vendite all’estero del comparto alimentare (da +12,8% a +10,1%) - con un buon andamento dei vini (+8,6%) e degli oli (+8,9%) al suo interno - insieme al settore farmaceutico che evidenzia sempre un tasso di crescita elevato (da +36,6% a +21,4%).

I beni di consumo durevoli continuano a risentire del buon apporto dell’elettronica di consumo (+35,8%) e del mobilio (+15,4%). Rimane elevato anche il tasso di crescita dei prodotti intermedi (da +10,3% a +11,9%), al quale contribuiscono in misura elevata la metallurgia (+16,9%), i prodotti in metallo (+17,9%) e i prodotti chimici di base (+6,2%). Ancora negativo il tasso tendenziale dei beni strumentali (da -3,9% a -3,6%) su cui si ripercuote il contributo negativo del comparto meccanico (da -10,1% a -7,8%), nonostante vi sia il segmento del biomedicale che mostra un moderato recupero (da -15,6% a +2%). Le importazioni risultano in frenata per i beni di consumo non durevoli (da +7,9% a +4,9%), i beni strumentali (da +7% a +4,7%) e i prodotti intermedi (da +9% a +6,1%), mentre rimangono negative per i beni di consumo durevoli (da -6,9% a -6,4%).

Ciò starebbe a significare che le imprese hanno gradualmente rallentato gli acquisti di beni d’investimento dall’estero e che la domanda interna, caratterizzata da una tendenza al ristagno, risulterebbe maggiormente orientata a sostituire i beni importati con quelli domestici. I maggiori contributi ai flussi in entrata dall’estero sono rilevabili per pelletteria (+25,5%), calzature (+14,3%), gomma e plastica (+34,4%) e prodotti in metallo (+18,8%); moderato l’aumento dell’elettronica (+6,9%), staganante la dinamica degli acquisti di macchinari (-0,01%) e in netta contrazione la variazione delle importazioni di mobilio (-19,3%).

Le esportazioni verso i paesi dell’Unione Europea si mantengono su valori di poco inferiori a quanto rilevato nel secondo trimestre del corrente anno con l’area UE che passa da +10,4% a +7,7%. In particolare sembrano in tenuta, nonostante decelerino, i flussi di merci in uscita verso la Francia (da +26,6% a +21,9%), la Germania (da +23,6% a +16,8%) e la Romania (da 23,9% a 13,9%); calano decisamente i mercati britannico (da +5% a -2,2%), greco (da +0,7% a -10,4%) e spagnolo (da -9,5% a -10,8%).

Tra i paesi europei non UE continuano ad andare molto bene la Svizzera (da +52,2% a +44,9%) e la Russia (da +22% a +23,9%). Considerando le altre aree si rileva ancora un forte calo per il mercato africano (-33,6%) e un peggioramento per l’Asia Centrale (da +10,9% a -18,8%) nonostante la forte variazione positiva che ha caratterizzato l’India (+92,9%); le altre aree si mantengono su buoni tassi di crescita. Va ancora bene il mercato statunitense (da +23,1% a +20,1%) ma sono andati ancora meglio il Medio Oriente e l’Asia Orientale, con un certo miglioramento rilevato per la Cina (da +6,5% a +9%); si segnala comunque l’effetto compensativo che comincia ad essere esercitato dal raggruppamento dei paesi BRIC, la cui quota sull’export totale sale dal 6,3% al 6,9% ed una variazione in costante miglioramento rispetto al trimestre precedente (da +19,3% a +35,3%). Riguardo alle importazioni si evidenzia una frenata per i mercati dell’Unione Europea (da +10,1% a +7,9%) e in particolare rallentano Francia (da +12% a -3%), Regno Unito (da -7,5% a -9,2%) e Belgio (da -0,6% a -3%); nell’ambito dell’area UE i flussi in entrata aumentano soprattutto per Germania (+14,5%), Grecia (+32,1%) e Romania (+22,8%).

La dinamica delle importazioni tende ad essere piuttosto forte per i paesi mediorientali (+35,3%), anche se a partire da una quota non molto elevata (0,8%). Considerando le aree / paese che incidono maggiormente sugli acquisti dall’estero, tendono ad aumentare maggiormente i flussi in entrata dalla Cina (+5,8%), dagli Stati Uniti (+10,8%) e dall’insieme dei paesi africani (+9,7%); in forte contrazione le importazioni dall’America Centromeridionale (-21,5%), area che pesa sul totale per una quota del 6,5%.

Aumenta la quota sul totale dei paesi BRIC che passa dal 17,2% al 19,1%, caratterizzandosi anche per un tasso di crescita piuttosto sostenuto (+9%).

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