Liberalizzazioni: in Toscana tanti contrari

Barducci: ''Non si spende perché manca il lavoro''. Ferrucci (PD): “Importante la concertazione tra categorie e sindacati”. Locci e Staccioli, “Sugli orari dei negozi siamo d’accordo con Enrico Rossi”. Turiddo Campaini: "No all'assenza di regole"

Redazione Nove da Firenze
Redazione Nove da Firenze
03 gennaio 2012 14:29
Liberalizzazioni: in Toscana tanti contrari

«I nostri negozi sono aperti per 13 ore al giorno, 78 ore la settimana; una domenica al mese, più altre sette/otto aperture festive: vi sembra poco come servizio al consumatore?». La "deregulation" delle aperture e degli orari degli esercizi commerciali «andrebbe solo a incrementare un servizio in sé già sufficiente». Turiddo Campaini, presidente del consiglio di sorveglianza Unicoop Firenze interviene nel dibattito che accompagna l'entrata in vigore del decreto Monti sulla liberalizzazione del commercio.

«Premetto che sono un "tifoso" del nuovo premier - ha voluto sottolineare Campaini - ma non rinuncio a dire ciò che non condivido della sua politica: sul versante degli orari e delle aperture dei negozi il "professore" sbaglia». Quello che meraviglia in senso negativo, prosegue Campaini, è che la deregulation del commercio è vista come emblema delle liberalizzazioni nel nostro paese. “Non si risolve il problema del calo dei consumi con la totale ‘deregulation’ degli orari dei negozi o dei centri commerciali.

La capacità di spesa manca perché manca il lavoro. Ed è su quello che dobbiamo concentrare i nostri sforzi”. Andrea Barducci, Presidente della Provincia di Firenze, commenta così le decisioni assunte dalla Giunta regionale per disciplinare le attività commerciali. “Il ricorso che sarà presentato alla Corte Costituzionale dal Presidente della Toscana va nella direzione giusta – afferma Barducci – non solo per riaffermare la competenza della Regione in materia di Commercio.

Questo passaggio serve anche a dare maggiore forza a quelle regole, del resto molto ragionevoli, che la Regione Toscana ha indicato ai Comuni”. “Con la liberalizzazione selvaggia non si va da nessuna parte – aggiunge il Presidente della Provincia di Firenze – Al di là delle considerazioni etiche e di tutela dei lavoratori e delle qualità della vita delle loro famiglie, occorre fare anche una valutazione prettamente economica: con la ‘deregulation’ selvaggia si mette a rischio la sopravvivenza di un vasto tessuto economico formato da piccoli esercizi commerciali: è chiaro che il piccolo commerciante può competere con la grande distribuzione sulla qualità dei prodotti e anche sul servizio offerto ai clienti.

Ma di sicuro, se la competizione si sposta sull’apertura infinita degli esercizi commerciali, il piccolo negoziante sarà tagliato fuori. La gestione familiare di una piccola attività commerciale non può organizzarsi in turni lavorativi come può fare la grande distribuzione”. “Altri Paesi – conclude Barducci – hanno sperimentato la totale liberalizzazione, ma stanno ora riscoprendo il valore, non solo economico, del negozio di vicinato. Fa bene quindi il Presidente Rossi a riaffermare quei valori che erano stati brutalmente cancellati nel decreto legge emanato a fine anno dal Governo”. “L’entrata in vigore della decisione del Governo sull’apertura libera dei negozi sarà sicuramente un tema di forte scontro come fu lo scorso anno la decisione di far rimanere aperti per il 1° maggio i negozi a Firenze, ma è anche necessario che il Consiglio ne discuta apertamente e preventivamente: non è una questione su cui il Sindaco può fare come vuole senza un indirizzo del Consiglio.

– afferma il Consigliere comunale di Sinistra e Cittadinanza, Tommaso Grassi – Politicamente apprezziamo la posizione assunta dalla Giunta regionale che mira ad opporsi agli orari senza limiti e né vincoli per gli esercizi commerciali, attraverso un ricorso alla Corte costituzionale e a confermare le limitazioni previste dalla normativa della Regione Toscana.” “Non riusciamo a capire quale sia lo scopo e dove sia la battaglia contro la crisi nel provvedimento dello Stato che sicuramente grazie alla liberalizzazione totale e selvaggia degli orari e delle aperture farà un ennesimo favore alla grande distribuzione, senza portare alcun beneficio alle piccole e medie attività commerciali e penalizzando i dipendenti delle grandi catene multinazionali del commercio.

Si crede davvero che sia questo il metodo per uscire dalla crisi oppure c’è un modo alternativo che punta sul piccolo e medio indotto, su un metodo alternativo di consumare ed acquistare, basato sulla qualità dei prodotti locali e tipici, che si oppone alla logica consumistica del consumare tanto, tutto e sempre.” “Se un sostegno alla piccola imprenditoria si deve dare questo è proprio il modo più sbagliato, che permetterà di trarre il massimo profitto attraverso il lavoro subordinato e penalizzando coloro che sono direttamente coinvolti in attività a conduzione familiare.

Non credo che ci sarà un aumento dei consumi e un rilancio fuori dalla crisi, piuttosto uno spostamento delle vendite verso le grandi catene commerciali, spesso multinazionali, che portano via dall’Italia i profitti. – conclude Grassi – Un bel risultato di cui le Istituzioni locali non possono essere complici, ecco perché la richiesta di un dibattito consiliare in cui la Città possa dibattere nel merito delle scelte e dei modi con cui applicare od opporsi alla nuova disposizione nazionale.” Anche la Lega Nord Toscana si dice contraria alla liberalizzazione selvaggia del commercio.

«Si favorirebbero solo le grandi distribuzioni – afferma l'onorevole Claudio Morganti, europarlamentare del Carroccio – e questo significherebbe dare il colpo di grazia alle piccole imprese familiari e ai piccoli negozi di quartiere. Spetta alla Regione di riferimento decidere le aperture delle attività commerciali e con questa manovra si sta uccidendo i piccoli esercizi che sono di fondamentale importanza per le persone anziane, ma anche per l'economia dei piccoli paesi». “Il processo di liberalizzazione del commercio è di livello europeo, in questo quadro la Regione Toscana si è sempre adoperata per governare attivamente tale processo.

Le modifiche apportate nelle settimane scorse al codice del commercio, e la scelta nell'ultima finanziaria regionale su questo specifico tema sono coerenti con tale impostazione”. Così il responsabile Economia e Lavoro del Pd Toscana Ivan Ferrucci interviene sulle liberalizzazioni degli orari di apertura nel settore del commercio. “Noi pensiamo che alla base di una corretta attività commerciale nelle nostre città – prosegue Ferrucci – il metodo della concertazione tra enti locali, categorie economiche e sindacati sia ancora più importante del passato per governare tale processo.

Per questo indipendentemente dall'esito dei ricorsi alla Corte costituzionale, che sono stati fatti dalla Regione in coerenza con le azioni adottate in questi mesi, auspico che il lavoro di concertazione sia portato avanti come è avvenuto fino ad oggi, affinché si tenga conto di tutti, delle opportunità per i consumatori e delle condizioni dei lavoratori”. “La Regione Toscana esprima un no compatto alle liberalizzazioni selvagge messe in atto dal Governo Monti”. Sullo shopping no stop i consiglieri regionali Dario Locci e Marina Staccioli (Gruppo Misto) si schierano a favore del ricorso promosso dal Presidente Enrico Rossi presso la Corte costituzionale.

“Nonostante le nostre posizioni spesso differiscano – spiega il capogruppo Locci – in questa battaglia non possiamo che essere dalla parte di Rossi. Non possiamo permettere che il consumismo si mangi anche la nostra identità collettiva, le nostre abitudini e le tradizioni”. “Oltretutto – aggiunge – quello al riposo è un diritto costituzionale come il diritto al lavoro”. “Tenere aperti i negozi aperti 24 ore su 24 – fa eco Staccioli – è controproducente, va a danno esclusivamente delle attività a conduzione familiare, mentre favorisce inopinatamente la grande distribuzione.

Sono felice che Rossi finalmente si sia accorto dell’importanza di tutelare le piccole e medie imprese”. “La deregolamentazione – concludono i consiglieri – non è la strada giusta per crescere. Anzi, la via maestra in un momento come questo è proprio quella di chiarire le regole del gioco e farle rispettare a tutti gli attori del sistema economico, grandi o piccoli che siano”. Anche nel 2012 le domeniche di apertura dei negozi a Pontedera saranno 15. E’ ciò che è stato deciso dall’incontro in Comune a Pontedera, alla presenza anche dell’assessore Tognarelli, di concerto con le organizzazioni dei lavoratori, dei commercianti e dei consumatori.

Come negli anni passati è stato stilato il calendario delle aperture festive che quest’anno saranno: il 6 e l’8 gennaio, il 12 febbraio, l’11 e il 25 marzo, il primo aprile, il 13 maggio, il 10 giugno, l’8 luglio, il 9 settembre, il 14 e il 28 ottobre, l’11 e il 25 novembre. A queste 14 date si aggiungerà in seguito una domenica di apertura in occasione di eventi speciali legati al territorio. Va ricordato anche che tutte le domeniche di dicembre i negozi potranno rimanere aperti.Questo calendario è inserito nella ordinanza che il sindaco ha firmato.

Il calendario assume un rilievo particolare in questo momento visto le recenti norme del Governo in materia di “liberalizzazione” del commercio. In tal senso il sindaco di Pontedera Simone Millozzi ha dichiarato:"In linea con le considerazioni della Regione Toscana e del presidente Enrico Rossi anche noi riteniamo che la cosiddetta “liberalizzazione” totale e selvaggia degli orari e delle aperture non sia un provvedimento utile. Rendere ancora più libero il commercio non significa renderlo selvaggio e senza alcuna regola.

Il mondo del commercio è un mondo che è già completamente “sul mercato”, non si tratta di un settore che oggi gode di particolari agevolazioni o di privilegi corporativi. E già oggi il cittadino è libero di rivolgersi a chi vuole. Per quanto riguarda orari e aperture non si può far finta di non vedere che oltre alle esigenze dei consumatori occorre tener conto anche di quelle delle famiglie, dei lavoratori, della vivibilità delle città, della identità e, perché no, dei valori. Con la liberalizzazione selvaggia si metterebbe a rischio una vasta rete di piccoli esercizi commerciali che sarebbero tagliati fuori e a rischio chiusura penalizzando i centri commerciali naturali come il nostro che fanno della qualità del commercio e della vivibilità del territorio i propri valori irrinunciabili.

Occorre trovare un giusto e corretto equilibrio tra gli spazi e le opportunità della grande distribuzione e il ruolo sociale svolto dalla dai negozi di vicinato. Non è con il consumismo onnivoro che si risolvono i problemi di un Paese che anzi sta cercando di rispondere alla crisi eliminando, necessariamente, il superfluo”Il Sindaco conclude: “La capacità di spesa manca perché manca il lavoro, aumenta la disoccupazione e ci sono meno soldi nelle tasche degli italiani. In questo senso occorrerebbe indirizzare gli sforzi di una politica responsabile.

Più che dell’ampliamento degli orari e delle aperture dunque c’è bisogno di maggiore benessere e soprattutto di maggiore equità sociale. Questa è la vera liberalizzazione che serve. A Pontedera la nostra ordinanza tiene conto di tutto questo”.

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