Battaglia di Anghiari, prosegue la polemica su ''Renzi Jones''

"Il più grande cunicolo dopo il Big Bang" così ironizza il Gruppo di Italia dei Valori che etichetta il primo cittadino di Firenze come "Renzi Jones".

Redazione Nove da Firenze
Redazione Nove da Firenze
01 dicembre 2011 13:54
Battaglia di Anghiari, prosegue la polemica su ''Renzi Jones''

“La grande attenzione sollevata in queste ultime settimane intorno all’ipotizzato ritrovamento dell’affresco della Battaglia di Anghiari di Leonardo Da Vinci in Palazzo Vecchio rivela, ancora una volta, la ricerca del colpo di scena, anche solo annunciato, teso a coprire le gravi lacune dell’amministrazione fiorentina per quanto riguarda la politica culturale della città. Più che vuoto tra pareti dei Salone de’ 500, questa vicenda sembra riguardare l’ennesimo preoccupante vuoto di politica”.

Lo dichiara, in una nota, il Responsabile del Dipartimento Cultura Idv Toscana, Pasquale Petrella. “Dopo il farsesco espediente di ricostruire la facciata di San Lorenzo secondo il progetto di Michelangelo pur di distogliere l’attenzione dalla discussa ristrutturazione del mercato – spiega Petrella – oggi il grido d’allarme lanciato dal Professor Tommaso Montanari getta più di un’ombra sinistra anche su questa avventura di Anghiari in cui si è gettato a capofitto il Sindaco di Firenze Matteo Renzi”. “Mentre Palazzo Vecchio – continua Petrella - simbolo non solo dell’Amministrazione ma dell’intera città, è lasciato in un inspiegabile stato d’incuria e abbandono, il Primo Cittadino ha messo in scena una vera e propria caccia al tesoro su scala nazionale e internazionale per far venire alla luce, nella migliore delle ipotesi, soltanto una bozza di affresco.

Per di più, mettendo a repentaglio l’opera del Vasari antistante la parete delle ricerche, che secondo molti studiosi sarebbe addirittura quella sbagliata”. “Tra un viaggio a Washington e un nuovo tassello dell’arcano svelato su Facebook – aggiunge Petrella - il nostro Indiana Renzi Jones si prodiga nell’ennesimo sterile esercizio di marketing culturale, l’ennesima trovata propagandistica per nascondere, con la promessa di una scoperta, i veri e ben più seri problemi della cultura fiorentina: dall’intera incompiuta partita dei restauri, appunto, alla sopravvivenza delle migliori espressioni culturali della città, come il Maggio Musicale, dalla gravissima e insanata lacuna di un centro d’arte moderna (Sant’Orsola attende abbandonata) al drammatico impoverimento di cinema e librerie di cui è vittima la città”. “La culla della civiltà chiede una svolta, che non si esaurisca nel solito spot”, conclude Petrella.

“I finanziamenti ricevuti da Roma, infatti, sarebbero potuti essere usati per ben diverse priorità. Invece, ci si continua a cullare sui vecchi allori e sui nuovi sensazionalismi. Tanto, lo abbiamo capito, alla fine si nasconde tutto sotto il tappeto sonante dei quattrini dei turisti e della tassa di soggiorno oppure di qualche sponsor compiacente”.

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