No alla legge bavaglio, no alle querele facili, sì alla libera informazione

Dal provvedimento di legge in discussione parlamentare al recente episodio fiorentino di querela per diffamazione, c'è bisogno di uno scatto d'orgoglio del giornalismo sul web per tutelare il valore sociale delle nostre esperienze di comunicazione.

Redazione Nove da Firenze
Redazione Nove da Firenze
09 luglio 2010 14:34
No alla legge bavaglio, no alle querele facili, sì alla libera informazione

di Nicola Novelli, Direttore responsabile di Nove da Firenze, Presidente di Comunicazione Democratica, associazione di promozione sociale FIRENZE - Nove da Firenze aderisce alla campagna nazionale contro l'approvazione della così detta Legge Bavaglio. Il provvedimento legislativo al vaglio della Camera dei Deputati è un'iniziativa che maschera questioni private da interessi collettivi, è forse incostituzionale e provocherebbe effetti lesivi della capacità di indagine degli organi di polizia e della magistratura.

Violerebbe poi la libertà di stampa e la capacità di esprimere in Italia, in maniera serena, opinioni e giudizi politici. Paradossalmente non tutelerebbe davvero la riservatezza delle vittime di campagne diffamatorie. I più recenti e gravi episodi di “dossieraggio” politico a mezzo stampa, penso al caso dell'ex presidente della Regione Lazio, Piero Marrazzo, e dell'ex direttore del quotidiano Avvenire, Dino Boffo, non sono originati da inchieste giudiziarie, ma da materiali prodotti e venduti da ambienti di intelligence, e pubblicati proprio dai giornali del Presidente del Consiglio per dubbie finalità politiche. La tutela della riservatezza è un'esigenza fondata, ma nell'ultimo decennio la violazione della privacy è alimentata da una sorta di mercato all'ingrosso del dossier, realizzato da una congerie di professionisti interni/esterni ai servizi segreti, specialisti di intercettazioni telefoniche al soldo del migliore offerente, paparazzi e agenzie fotografiche, redazioni giornalistiche senza scrupoli, agenti teatrali con annesso di veline e prostitute (o trans), che producono quel “supermercato della schedatura” a cui in questi anni ha attinto chiunque avesse possibilità economiche e il desiderio di screditare avversari politici, piuttosto che sociali, o culturali. Con questa emergenza la Legge Bavaglio non c'entra nulla e, anzi peggiora la situazione.

Come documentano autorevoli studi di organismi indipendenti, la libertà di stampa nel nostro paese scarseggia. L'Italia nel mondo libero occupa posizioni di bassa classifica e ogni anno che passa retrocede. Mai come oggi abbiamo un disperato bisogno di giornalismo di inchiesta. Basta pensare ai nuovi meccanismi corruttivi disvelati dalle recenti indagini della Procura della Repubblica di Firenze. Quanto sono diffuse le modalità spartitorie della “cricca”? Lasciamo la risposta a questa domanda ai soli magistrati? C'è chi confida nella comunicazione on line quale innovativa risorsa di libertà.

E da questo punto di vista ci preme mettere in guardia da facili ottimismi. Il giornalismo on line, in particolare per quel che ci riguarda, il web giornalismo locale ha fatto passi da gigante dagli anni '90 ad oggi. Anche in Toscana si sono potute esprimere realtà indipendenti, che hanno consolidato nel tempo la loro posizione e il gradimento di un enorme pubblico che quotidianamente attinge centinaia di migliaia di notizie e informazioni dai nostri archivi, come da quelli di Sienanews, Altracittà, o Fiorentina.it (solo per citare le esperienze più antiche). Ma la dimensione economica non ancora matura, certo tipica delle piccole aziende italiane, espone queste imprese editoriali al pericolo continuo che qualche soggetto che si senta preso di mira dalle nostre testate, con il semplice annuncio di querela possa farne vacillare l'esistenza.

E' giusto che il primo articolo sgradito possa significare la scomparsa di esperienze sociali che sono miracoli culturali? Penso al caso recente dell'amico Stefano Prizio, giornalista sportivo, che su Fiorentina.it ha pubblicato un corsivo pepato sulla difficile condizione della principale società calcistica cittadina. Ho letto il suo articolo, che è pieno di amarezza per come vanno le cose a Firenze, non solo nello sport. Non vi trovo alcun elemento lesivo di onorabilità, o rispetto personale, o qualità imprenditoriale.

Ma ugualmente il Presidente dall'A.C. Fiorentina ha annunciato querela per diffamazione, quantificando in €500.000,00 la sua pretesa di risarcimento. E' quanto basta. Non importa se il Tribunale di Firenze archivierà l'insussistenza della denuncia. La quantificazione della pretesa risarcitoria è già sufficiente per mettere in difficoltà la piccola impresa editoriale che pubblica la testata sportiva. E mette a rischio il lavoro del giornalista. Perché palesa il divario di forze tra i soggetti in campo.

Come se Andrea Della Valle dicesse a Stefano Prizio: “Voi state zitti, prima ancora che per avere torto, perché siete poveri e io sono ricco!”. E' un atteggiamento frequente negli ultimi anni in Italia e che accomuna imprenditori e soggetti politici più, o meno potenti. E che ha effetti dirompenti sull'agibilità quotidiana del fare informazione e comunicazione, soprattutto dove, come nell'on line, la dimensione d'impresa è talmente precaria da infliggere alle testate danni insostenibili in conseguenza di una inchiesta a qualcuno sgradita. E non c'è giornale locale on line che sia esente da simili esperienze.

Anche quando basterebbe una telefonata, o una email per chiedere cancellazione, rettifica, o diritto di replica, ormai pare più semplice far recapitare una raccomandata dell'avvocato di turno, che preannuncia querela. Tutto legale e a termini di legge, s'intende. Ma attenzione: contrapponendo tutela dell'interesse privato a libertà di stampa, alla fine ne paga le conseguenze il diritto collettivo ad essere informati e il valore sociale di questi enormi archivi digitali on line, che sono i nostri giornali locali.

Sterminate risorse culturali (nel nostro caso quasi 100.000 notizie messe in rete in 13 anni di lavoro da una redazione di volontari costituita in associazione di promozione sociale) realizzate senza aiuto pubblico (che piuttosto gli enti locali han preferito sperperare in claudicanti tentativi giornalistici istituzionali, del tutto autoreferenziali) e con sporadica attenzione da parte di quegli organi, ad esempio l'Ordine dei Giornalisti, che avrebbero dovuto esprimere interesse a nostra tutela. In conclusione dunque un auspicio, rivolto a tutte le testate giornalistiche locali on line.

L'invito a promuovere in proprio e collettivamente l'immagine e la funzione sociale e culturale che i nostri siti internet svolgono da tanti anni nell'interesse della comunità, dell'economia e del territorio. Se, per ignoranza, o tornaconto, non ha alcuna intenzione di farlo chi dovrebbe istituzionalmente, è arrivata l'ora che ci rimbocchiamo le maniche e ci difendiamo da soli. Testate on line di tutta la Toscana, pretendete più rispetto dai vostri interlocutori.

Lettori dell'informazione toscana on line, ricordate sempre quanto utili siano i quotidiani che consultate tutti i giorni e curate della loro sopravvivenza. Questo fenomeno sociale apre un'epoca nuova della comunicazione. Siate orgogliosi di farne parte.

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