Asilo Cip e Ciop di Pistoia: Scaduti i termini di custodia per le maestre

I genitori dei bambini presentano nuove querele all'alba della scarcerazione delle maestre, cui è stato imposto il divieto di dimora in Toscana, e si incontrano a Firenze per lanciare un appello comune: "Non facciamone delle martiri".

Redazione Nove da Firenze
Redazione Nove da Firenze
30 giugno 2010 13:45
Asilo Cip e Ciop di Pistoia: Scaduti i termini di custodia per le maestre

Alcuni dei genitori dei bambini che hanno subito i maltrattamenti e le violenze avvenuti presso l'Asilo Cip & Ciop di Pistoia, ribattezzato 'Asilo degli Orrori', si sono ritrovati in piazza della Repubblica a Firenze per fare il punto sulla situazione e lanciare un appello a nome delle famiglie interessate dalla vicenda. "Siamo qui in rappresentanza di molti - hanno spiegato Ilaria Maggi, Simona Azzarà e Domenico Stillitano, Sabrina Carone, Roberto Frosini, Rosetta Santonocito - purtroppo non di tutti i genitori protagonisti in questa brutta vicenda (25 per ora quelli che si sono costituiti parte civile); in occasione della liberazione delle imputate Scuderi e Pesce, per ribadire in primis che loro non sono le vittime ma le carnefici della vicenda e non possono diventare delle martiri" "Se da un lato è vero che abbiamo avuto svariate manifestazioni di solidarietà e comprensione - proseguono - dall’altro, con il passare del tempo abbiamo avuto anche riscontri a dir poco sconcertanti, discriminanti e poco civili, costretti a fronteggiare situazioni gravose che avrebbero meritato un’attenzione ed una sensibilità maggiore.

In tutta una serie di episodi invece, si è riscontrato un certo pregiudizio nei confronti di questi bambini quasi fossero colpevoli di aver frequentato il CIP & CIOP e non di esserne vittime. Solo le premure individualizzate di alcune maestre dei nuovi asili, hanno permesso ai bambini di sentirsi finalmente ben accolti" "I nostri bambini - evidenziano - creature indifese dai 6 mesi di età, hanno dovuto subire non potendosi esprimere e difendere, chi per mesi, chi per anni, le crudeltà gratuite e le torture fisiche e psicologiche, di una realtà posticcia e meschina.

In quell’asilo gli insegnavano che le umiliazioni, le punizioni, le ore legati al buio che quotidianamente gli venivano riservate erano cose che meritavano. I caratteri dei nostri bambini sono stati traviati in modo indelebile da tutte le persone presenti sotto quelle telecamere che hanno picchiato o lasciato picchiare. Adesso la nostra priorità è trovare il modo con il nostro amore e l’aiuto di professionisti a cui molti di noi si sono rivolti, di lenire e attenuare quanto e se possibile i brutti ricordi dei nostri piccoli" "Non siamo contro la città di Pistoia e neppure contro le strutture didattiche - spiega una madre - visto che i nostri figli ora si trovano in altre strutture sempre a Pistoia, Prato e luoghi vicini, ma solo contro ciò che accadeva in quell'Asilo" "Quel che stiamo facendo - aggiungono - serve per raccontare a tutti che tutte queste cose possono accadere e non dovrebbero accadere, per accendere la luce su un problema che è emerso anche altrove, con dinamiche diverse, ma che risulta di interesse per tutti noi, la libertà di cui godono le persone coinvolte nei fatti potrebbero diventare un potenziale ripetersi dei fatti stessi e questo non deve avvenire" "Chiediamo quindi alla cittadinanza e alle istituzioni di Pistoia di esprimere come meglio riterranno comprensione per quanto è accaduto ai nostri bambini o, quantomeno, di non avere nei nostri confronti atteggiamenti ostili" "Le immagini trasmesse ultimamente da alcuni media - hanno spiegato - riprendono quello che era l’usuale programma didattico all’interno dell’asilo, non appena è stato possibile, con indicibile dolore, ci siamo costretti a guardare 10 giorni di filmati, 220 ore, 13200 minuti di atrocità.

Questo ci ha aperto uno scenario diverso da quello che pensavamo di conoscere. I protagonisti sotto quelle telecamere non erano solo le imputate Pesce e Scuderi ma altre che ci siamo sentiti in dovere di individuare nelle nostre querele" Querele già partite e che trovano continue integrazioni mano a mano che emergono particolari o nuove testimonianze. "Ci appelliamo inoltre alla non violenza verso le imputate - dichiarano - abbiamo saputo dei comportamenti riservati loro da altre detenute, ma ripudiamo e speriamo che questo sia condiviso da tutti, qualsiasi tipo di manifestazione violenta" "Facciamo appello - e concludono - a tutti gli organi di stampa e comunicazione che TANTO ci hanno aiutato, ma che non si esimeranno dal dare spazio mediatico anche alle imputate, affinchè non venga mai messo in ombra chi sono e cosa hanno fatto, scegliendo per anni vigliaccamente come vittime i più indifesi" "Somministravano i pasti a bollore, mio figlio mangia solo roba fredda adesso - racconta una madre - così come usavano lo stesso cucchiaio o bicchiere per tutti, ed il cibo avanzato tornava nel pentolone dove veniva rimescolato.

Alcuni bambini - spiega un'altra mamma - non parlano o non camminano ed i dottori dicono che sono in salute fisica, ma psicologicamente sono spaventati e la paura li blocca" "L’unico modo per capire come ci sentiamo è pensare di avere un figlio, pensare di sgridarlo per le continue bizze che fa a casa per mangiare o dormire, e poi scoprire che la persona a cui chiedevi consigli su come educarlo, dato che sei una madre alle prime armi, lo picchia dalla mattina alla sera, all’esiguo costo mensile di cifre che vanno dai 300 ai 550 euro al mese" "Ci siamo sentiti spiazzati all'inizio - conclude Ilaria, una delle madri - non è una cosa che ti aspetti ed a quanti mi domandano ancora se mi fossi accorta di qualcosa dico ancora di no, altrimenti avrei portato via mio figlio immediatamente.

Per fortuna abbiamo incontrato professionisti in gamba, persone amiche che ci hanno seguito e consigliato e con le quali intendiamo creare un'Associazione così da poter essere un punto di riferimento per i genitori che ne avessero bisogno, affinché non siano soli, come ci siamo sentiti noi e ci affidiamo totalmente alla Giustizia, nella quale crediamo profondamente" di Antonio Lenoci

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