''Il Metodo e il Talento''

Al Bargello una biografia “visiva” di Igino Benvenuto Supino primo Direttore del Bargello (1896-1906) ricostruita attraverso documenti autografi, fotografie e opere d’arte

Redazione Nove da Firenze
Redazione Nove da Firenze
05 marzo 2010 18:37
''Il Metodo e il Talento''

Curata da Beatrice Paolozzi Strozzi, con la collaborazione di Silvio Balloni e Ilaria Ciseri, la mostra, in corso sino al 6 giugno, intende proporre al pubblico la storia del periodo di formazione del Museo del Bargello, alla fine del XIX secolo, attraverso la figura del suo primo direttore, Igino Benvenuto Supino (1858-1940): grande storico dell’arte, ma anche pittore, museografo di fama internazionale, collezionista. In rapporto con tutte le personalità più eminenti della cultura letteraria, storica e figurativa tra la fine dell’Ottocento e la seconda guerra mondiale – dal Pascoli al Carducci, a Corrado Ricci, Wilhelm von Bode, Adolfo Venturi, Marcel Reymond, Gabriele D’Annunzio, Giovanni Fattori, Vittorio Corcos… - Supino fu fondatore della moderna disciplina storico-artistica, basata sulla ricerca documentaria e sull’uso, allora pioneristico, della fotografia.

Ma in gioventù fu lui stesso pittore (allievo di Antonio Ciseri all’Accademia di Belle Arti di Firenze) e personaggio di spicco nell’ambiente artistico fiorentino della fine del secolo. I suoi rari dipinti, d’ispirazione prima macchiaiola poi simbolista, mai esposti finora, dimostrano i suoi stretti rapporti, in gioventù, con Giovanni Fattori (testimoniati in mostra da una lettera autografa del maestro e da due quadri che gli donò); più tardi, con Vittorio Corcos e Plinio Nomellini, che lo ritrassero entrambi in due dipinti, anch’essi presentati al pubblico.

Spirito vivace e curioso, non privo di una punta di bizzarria, Supino fu protagonista, negli anni dell’Accademia, di exploit goliardici persino arditi, rievocati dalle fotografie del Ballo Odior, di cui fu “regista” e protagonista in vesti di ballerina in tutù. La sua passione per la caricatura è poi rievocata dalle molte che gli dedicarono gli amici artisti: da Tricca – “ritrattista ufficiale” dei macchiaioli - a Vamba, a Emilio Lapi, a “Nasica”… Alla soglia dei trent’anni, la repentina conversione alla storia dell’arte – per il fascino che su di lui esercitarono le lezioni, a Firenze e a Pisa, di Alessandro D’Ancona e Pasquale Villari – lo porterà ad una rapida carriera di studioso e di conservatore, con incarichi prestigiosi come l’ordinamento del nuovo Museo Civico di Pisa, nel 1893 e, tre anni più tardi, la nomina a Ispettore responsabile del Museo Nazionale del Bargello, di cui sarà il primo a ricoprire la carica di Direttore, istituita nel 1904.

Un’ampia panoramica, anche fotografica, evoca il decennio di Supino al Bargello, fondamentale per la trasformazione del museo e la sua fisionomia, che tuttora conserva: cruciali nella storia del museo furono infatti il suo progetto di riordinamento generale (1897), le acquisizioni da lui proposte e ottenute, gli studi sulle collezioni, a cominciare dalla guida completa, edita nel 1898, che rimane ancora oggi il repertorio inventariale più completo delle raccolte. La mostra si conclude con la sezione dedicata agli anni bolognesi di Supino (1907-1940), fondatore dell’Istituto di Storia dell’Arte dell’Università, autore di saggi e repertori fondamentali, e, per trent’anni, docente di fama internazionale.

Una personalità, dunque “così singolarmente ricolma di talenti – come scrive la Soprintendente Acidini – da poter vivere quasi tre vite nell’arco di una sola: artista, funzionario di museo, studioso e docente universitario”. AL

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