Anniversario strage piazza Dalmazia: stamani la cerimonia in ricordo di Samb Modou e Diop Mor

Il sindaco Nardella: “Oggi riviviamo il lutto del 13 dicembre 2011. Firenze è stata, è e continuerà ad essere una città dell’accoglienza, del pluralismo culturale, dell’apertura e della solidarietà”

Redazione Nove da Firenze
Redazione Nove da Firenze
13 dicembre 2014 20:11
Anniversario strage piazza Dalmazia: stamani la cerimonia in ricordo di Samb Modou e Diop Mor

“Oggi Firenze rivive il lutto del 13 dicembre 2011 quando Samb Modou e Diop Mor hanno pagato con la loro vita la follia della mano umana mossa da ideali di razzismo, odio ideologico e umano. L’odio e il razzismo producono violenza e la violenza non distingue il valore della vita umana. La violenza produce morte”. Lo ha detto il sindaco Dario Nardella nel corso della cerimonia commemorativa che si è tenuta in piazza Dalmazia a tre anni esatti dalla strage in cui Samb Modou e Diop Mor vennero uccisi e altre tre ragazzi senegalesi (Moustapha Dieng, Cheikh Mbengue e Mor Sougou) feriti. Alla cerimonia hanno partecipato anche gli assessori comunali Sara Funaro, Alessia Bettini, Stefano Giorgetti, la presidente del Consiglio comunale Caterina Biti, numerosi consiglieri comunali e di Quartiere, il presidente del Quartiere 5 Cristiano Balli, l’assessore regionale Luigi Marroni, il console onorario del Senegal a Firenze Eraldo Stefani, la presidente dell’Associazione senegalesi di Firenze e del Circondario Diye Ndiaye, e la vedova di Samb, Mbengue Ndeye Rockaya.

Presenti inoltre tra gli altri il sindaco di Scandicci Sandro Fallani, rappresentanti del mondo dell’associazionismo, delle forze dell’ordine e le autorità civili e militari. Presenti anche i Gonfaloni del Comune di Firenze e della Regione Toscana.

“Il 13 dicembre di tre anni fa Firenze si è scoperta, come tutte le città e le comunità quotidiane, fragile - ha aggiunto Nardella - perché esposta alla paura, all’insicurezza, all’egoismo sociale e all’indifferenza, le malattie della nostra società. Malattie che spesso muovono con la follia omicida mani di uomini inconsapevoli di ciò che sono in grado di realizzare. La giornata di oggi serve anche per riflettere e agire: riflettere su come possiamo superare queste fragilità e agire affinché l’azione delle Istituzioni ma anche dei cittadini sia rivolta a superare effettivamente queste fragilità.

Noi abbiamo anche incontrato nei giorni scorsi la comunità degli amici senegalesi e a loro abbiamo rivolto a nome di tutta la comunità fiorentina la vicinanza e il cordoglio per la perdita di Samb Modou e Diop Mor, che non sarà mai cancellata”. “Ai familiari e agli amici delle persone che hanno perso la vita e che sono rimaste ferite rivolgo, oltre al nostro cordoglio e alla nostra vicinanza, parole di impegno - ha continuato Nardella - perché a Firenze azioni di questa violenza efferata non si ripetano.

Per arrivare a questo è indispensabile l’impegno di tutti noi e deve essere un impegno concreto, indirizzato a obiettivi chiari e semplici: primo fra tutti quello di tenere insieme come comunità i valori dell’accoglienza e dell’integrazione con il valore della legalità. Legalità e accoglienza sono due facce della stessa medaglia. Coloro che violano le regole della convivenza sono i nostri primi avversari”. “Firenze è stata, è e continuerà ad essere una città dell’accoglienza, del pluralismo culturale, dell’apertura, della socialità e della solidarietà - ha continuato ancora - e sappiamo che la condizione affinché possa crescere una comunità interculturale, tollerante, aperta e innovatrice è che tutti noi condividiamo regole di civile convivenza.

Solo così potremo arginare le tremende pressioni e provocazioni che vengono dai professionisti dell’odio che agiscono e operano nella politica, nella società civile e in tutti gli spazi delle nostre comunità. Non dobbiamo dare ai professionisti dell’odio e dell’intolleranza nessuna occasione per mettere in pratica le loro odiose visioni dell’umanità”. “Il nostro impegno comune deve essere quello di non lasciare che nessuno possa sfruttare la fragilità dei cittadini, le insicurezze e le paure per il proprio tornaconto e per alimentare una politica dell’intolleranza, del razzismo e dell’odio - ha proseguito Nardella -.

Firenze è stata e continua ad essere un esempio di libertà e di integrazione. Lo è stata quando ha combattuto con la guerra di Liberazione gli occupanti nazifascisti e lo è stata in tanti passaggi della storia recente e passata quando ha dimostrato di saper alzare lo sguardo oltre la miseria umana, oltre la piccolezza dell’egoismo sociale. Questa è una missione che ci viene consegnata dalle generazioni passate e noi dovremmo avere l’ambizione di essere almeno al loro livello”. “L’integrazione non passa dall’annullamento delle identità di ciascuno di noi - ha spiegato il sindaco Nardella -.

Una città e una comunità multiculturale, aperta e moderna non può fondare le proprie regole di convivenza sull’annullamento delle identità, bensì sul loro reciproco riconoscimento, senza che l’una si scontri con l’altra e senza che l’una annulli l’altra perché solo avendo la consapevolezza della forza della propria identità si può stabilire un dialogo vero con gli altri. La differenza nella nostra società non è fonte di paura. Le differenze non sono fonte di debolezza, ma sono una ricchezza, bisogna riconoscerle e rispettarle”.

“Il nostro obiettivo, difficile ma non impossibile, è far convivere queste differenze in una comunità che mette al centro il dialogo, il rispetto, la legalità e l’accoglienza - ha concluso il sindaco -. Questo ci ha insegnato quel drammatico 13 dicembre di tre anni fa, questo è il testamento di civiltà che ci lasciano i nostri due amici senegalesi”."Sono passati tre anni dall'aggressione che costò la vita ai nostri amici senegalesi Samb Modou e Diop Mor. I loro connazionali Moustapha Dieng, Cheikh Mbengue e Mor Sougou, feriti in quell'aggressione razzista, sono nostri concittadini da più di un anno.

Subito dopo l'accaduto, il presidente Rossi aveva chiesto per loro la cittadinanza al presidente della Repubblica. Una decisione di doveroso riconoscimento e di concreta solidarietà verso i tre sopravvissuti e l'intera comunità senegalese". L'assessore al diritto alla salute Luigi Marroni ha rappresentato stamani la giunta regionale alla cerimonia di commemorazione della strage di piazza Dalmazia, in cui due senegalesi vennero uccisi e altre tre feriti. "Quello che è avvenuto quel martedì di tre anni fa - ha detto ancora Marroni - è terribile e non può essere dimenticato né sottovalutato.

In Toscana la comunità senegalese è fortemente radicata, e costituisce un esempio positivo di integrazione e inserimento nella vita lavorativa e civile della nostra regione. A nome di tutti i cittadini toscani, profondamente colpiti e affranti per quanto accaduto, ribadisco dunque, a nome di tutta la giunta regionale, tutta la mia indignazione e forte condanna di ogni forma di razzismo, insieme al sentimento di profonda vicinanza agli amici delle vittime, ai loro familiari, e all'intero comunità. "La Toscana non è una terra razzista - ha proseguito l'assessore -, ma il razzismo ha attecchito nelle menti di quanti covano sentimenti di odio etnico, paura del diverso, dello straniero.

E sicuramente, fra tutte le assurde motivazioni di un gesto così efferato e sconvolgente è inevitabile pensare che un sentimento di odio razziale abbia avuto il suo peso. A tutti noi, istituzioni, cittadini, associazioni, spetta il compito di rafforzare gli anticorpi antirazzisti della nostra società, oltre che fare chiarezza sul contesto entro cui è maturata una cultura di questo tipo, ed impegnarci per far sì che mai più accada qualcosa di simile". Luigi Marroni ha ricordato quanto detto da Barack Obam, primo presidente nero degli Stati Uniti, commentando i recenti fatti di cronaca che hanno riguardato gli Usa: "Il razzismo è profondamente radicato nella nostra società.

È profondamente radicato nella nostra storia. E quando si ha a che fare con qualcosa che è così profondamente insito in una società, come il razzismo ed il pregiudizio, bisogna sapere che occorre essere vigili, e che per sconfiggerlo ci vorrà molto tempo e perseveranza, e che non bisogna arrendersi quando non si ottiene tutto quello che si vorrebbe.Anche in Toscana, a Firenze - ha concluso - non siamo purtroppo immuni da questo virus. Dobbiamo continuare a lavorare, insieme, per costruire una società aperta ed inclusiva.

La Toscana sarà ancora in prima fila in questo impegno".

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