Al via l’84º Festival del Maggio Musicale Fiorentino

Nel segno della mitologia con "Orphée et Euridice" di Gluck, con la direzione di Daniele Gatti e la regia di Pierre Audi

Redazione Nove da Firenze
Redazione Nove da Firenze
07 aprile 2022 17:14
Al via l’84º Festival del Maggio Musicale Fiorentino

Firenze, 7 aprile 2022 – L’84º Festival del Maggio Musicale Fiorentino finalmente al via nel segno della Mitologia, dell’Amore e della fabula. In apertura, il 12 aprile alle ore 20, il maestro Daniele Gatti alla guida del Coro e dell’Orchestra del Maggio Musicale Fiorentino per la prima di Orphée et Euridice, di Christoph Willibald Gluck, mai eseguita al Maggio nell’edizione francese, con la regia curata da Pierre Audi.

Per il maestro Gatti lo spettacolo del 12 aprile segna inoltre il debutto operistico nel suo ruolo di direttore principale del Maggio Musicale Fiorentino oltre al suo debutto con il titolo inaugurale che affronta per la prima volta. Anna Prohaska è Euridice, Juan Francisco Gatell è Orphée e Sara Blanch è Amore. In questo nuovo allestimento le scene e le luci sono curate da Jean Kalman, i costumi sono di Haider Ackermann, i video di Gilbert Nouno e la coreografia è di Arno Schuitemaker.

Il maestro del Coro è Lorenzo Fratini. Nella recita del 13 aprile il ruolo di Orphée sarà sostenuto da Michele Angelini.

Altre quattro recite in programma: il 13, 19 e 21 aprile alle ore 20 e il 23 aprile alle ore 17. L’opera sarà registrata e incisa e poi resa disponibile in dvd, da Naxos-Dynamic.

Per il ciclo “Oltre il sipario”, conferenze sulle opere del Festival realizzato in collaborazione con Publiacqua, venerdì 8 aprile alle ore 17.30 , il critico musicale Nicola Cattò, parlerà dell’opera. L’incontro si svolgerà nel Foyer di galleria del Teatro con la partecipazione dei cantanti e dei pianisti dell’Accademia del Maggio Musicale Fiorentino.

Il maestro Daniele Gatti, direttore principale del Maggio, affronta per la prima volta nella sua importante carriera quest’opera che dà l’avvio al Festival e segna in maniera emblematica la traccia del Mito e dell’Amore che si dipanerà lungo i tre mesi di programmazione.

“La versione francese di Orphée qui a Firenze non è mai stata eseguita ed è più recente di una dozzina d’anni rispetto alla versione italiana; ha un testo che ritengo più intrigante e vorrei dire anche aulico - ha detto il maestro – e per me, più abituato a un repertorio verdiano o a Wagner, rappresenta una sfida molto stimolante affrontare adesso Gluck. In questa edizione non useremo strumenti originali né prassi barocche ma ci avvicineremo il più possibile allo spirito della metà del Settecento e soprattutto alla volontà di Gluck il quale nella sua rivisitazione dell’opera, dalla prima a questa versione, la arricchisce nella strumentazione allineandola molto con il gus to francese dell’epoca, modernizzandola.

Mi fa molto piacere di suonare poi in una sala nuovissima, di rara bellezza e con acustica eccellente che metterà in rilievo i particolari e tutti i dettagli di cui questa partitura è densa. Tra l’altro - aggiungo - la buca d’orchestra della sala Mehta è perfetta per un organico orchestrale come quello di Orphée et Euridice e lo spazio scenico seppur ridotto è quanto mai adatto per enfatizzare l’aulicità - come ho detto – della versione francese e qui Pierre Audi ha fatto un lavoro eccellente per enfatizzare questo aspetto”

Per questo nuovo allestimento dell’opera la regia è affidata dunque a Pierre Audi, al suo debutto al teatro del Maggio e anche lui al debutto con il titolo; anche se ha affrontato altre opere di Gluck è la prima volta che si confronta con Orphée et Euridice. Contento di poter lavorare su un libretto in francese e quindi ricco di molte sfumature, soffermandosi nell’analisi dell’opera di Gluck, Audi ha parlato dell’importanza simbolica che il mito ha tramandato sino ai giorni nostri, nonostante la terribile crudeltà che lo permea: “Orphée et Euridice di Gluck è uno dei grandi capolavori del repertorio operistico, ispirato da una delle storie più misteriose e crudeli della mitologia greca: si tratta di un'opera molto più complessa di quanto si pensi.

La famosa aria “J'ai perdu mon Euridice” e il “lieto fine” sembrano suggerire una storia d'amore lineare che si conclude felicemente con il trionfo dell'Amore sulla Morte. Orphée, devastato dall'improvvisa perdita della sua amata moglie Euridice, sfida gli dei a concedergli di compiere un viaggio negli Inferi per riprenderla. Gli Dei si mostrano tolleranti, cedendo alla sua determinazione, ma impongono una sola condizione: sulla via del ritorno alla vita, Orphée non deve voltarsi a guardare Euridice negli occhi.

Il loro drammatico incontro rivela il tumulto del loro amore, la sua intensità ma anche la sua fragilità, come fragili sono tutte le relazioni umane appassionate. Orphée si gira e perde Euridice una seconda volta. Il mito greco non si arresta qui e, mentre si dispiega in varie forme, finisce sia tragicamente che poeticamente. L'opera di Gluck si conclude con Amore che libera Orphée dal suo tormento e riporta in vita Euridice, suggerendo che l'Amore è una forza che perdona, nonostante tutto.

Nel XXI secolo è difficile accettare una lettura drammatica così lineare e semplicistica ma, esaminando da vicino testo e partitura, possiamo vedere emergere dietro le parole e la musica un thriller psicologico molto più sofisticato di quanto si pensi e una fine molto meno lieta del previsto. L'opera è incentrata su un potente trio d'amore: Orphée, Amore ed Euridice. Chi è Amore? Nell'opera è una seducente voce libera - uno spirito libero - che è chiaramente un'alternativa alla personalità terrena e possessiva di Euridice.

Orphée, l'artista, è un uomo con un ego pronunciato, prigioniero e dipendente da questo triangolo amoroso - uno specchio della sua personalità possessiva e una droga per le sue insicurezze. Il mondo sembra girare - attraverso il suo comportamento - intorno a lui. I sentimenti di nessun altro contano. Il suo egoismo mostra la sua cecità nei confronti di ciò che serve per gestire la sua vita amorosa e le emozioni di coloro che lo amano. Credo che i capolavori del passato debbano essere immaginati nuovamente per il nostro tempo, esaminandone i molteplici significati e approfondendo l'analisi dei personaggi del dramma rappresentato.

Nella mia produzione siamo andati a ritrarre tre esseri umani complessi, un tempo incatenati tra loro, in un viaggio alla scoperta di sé stessi; un viaggio che li libererà da quelle catene. L'esito dell'opera di Gluck è davvero felice perché la libertà che trovano alla fine è stata conquistata attraverso la lotta e l'accettazione reciproca, e non attraverso il possesso reciproco. I miti sono importanti perché ci aiutano a comprendere la nostra condizione umana e la nostra lotta con il Fato e il mistero della Morte.

Come tutti i grandi capolavori operistici, Orphée et Euridice è una storia aperta e dovrebbe essere vissuta da ogni ascoltatore in modo diverso, mentre ci identifichiamo con le lezioni di questa emozionante tragedia umana moderna e tale da trasformarci”.

Juan Francisco Gatell, che torna al Maggio dopo L’elisir d’amore andato in scena nell’ottobre del 2017 diretto da Fabrizio Maria Carminati per la regia di Pier Francesco Maestrini interpreta Orphée. Gatell uno dei più apprezzati tenori degli ultimi anni, è dotato di un ampio repertorio che spazia da Monteverdi a Musorgskij con particolare predilizione per i ruoli di Mozart e Rossini. “È sempre un’occasione speciale e un privilegio partecipare all’inaugurazione del Festival del Maggio Musicale Fiorentino – ha detto Gatell - Ancor di più per me in virtù della storia che mi lega al teatro, che fu la mia prima casa in Italia, in cui arrivai per cantare nel coro (formidabile!) nel 2003 e dove -ancora formandone parte- debuttai come L’Innocente nel Boris Godunov del Festival 2005.

Mi sento sempre parte di questo teatro e così mi fanno sentire le maestranze e le singole persone che ci lavorano, tra cui ho innumerevoli amici. Se a questo aggiungo il ruolo di Orphée, una vetta del repertorio, che ogni tenore sogna di cantare, un ruolo di grandissima difficoltà tecnica e di enorme interesse interpretativo, di una profondità rara, in un’opera scritta da Gluck con la dichiarata intenzione di riformare l’opera, staccandosi del virtuosismo barocco per dare importanza all’azione drammatica attraverso la musica… Non credo si possa chiedere di più! Sono felicissimo e pieno di entusiasmo”.

Anna Prohaska, il celebre soprano austriaco che torna al Maggio dopo il concerto sinfonico tenuto nell’ottobre del 2020 sotto la direzione di Ádám Fischer, è Euridice. Riflettendo sui due personaggi protagonisti e sull’opera in generale, Anna Prohaska si è detta emozionata di cantare per la prima volta, nella versione francese, un’opera da lei conosciuta ed affrontata numerose volte: “Avendo cantato Euridice alcune volte nella versione originale italiana, ma sempre in Germania, è ironico che ora sia in Italia a cantare per la prima volta la versione francese.

E farlo a Firenze, la città di Dante, circondata dalle più grandi opere d'arte mitologiche, del rinascimento e del barocco è state incredibilmente stimolante. Cercando di evitare di cadere nelle trappole musicali della versione "vecchia" che è sostanzialmente impressa nella mia mente, è stato di particolare interesse per me esplorare le somiglianze e le differenze sia in senso musicale e drammaturgico. Nelle fiabe e nei miti troviamo spesso l'eroe o l'eroina di fronte a un tragico dilemma: sacrificando il proprio figlio unico come Abramo per dimostrare la sua fede, come Idomeneo per vincere una guerra o come la Sirenetta di Andersen che per trovare l'amore sacrifica letteralmente le proprie parti del corpo.

Orphée si avventura negli inferi per recuperare la sua defunta moglie Euridice, forse per amore eterno per lei o per qualche senso di colpa, come accennavamo nella nostra produzione. È armato del suo unico superpotere - la sua voce e la padronanza della lira - con il quale è in grado di incantare le furie e lo stesso Ade/Plutone. Il signore degli inferi dichiara che Orphée può recuperare sua moglie ma solo con il pretesto di evitare il suo sguardo fino a quando non raggiungono la superficie terrestre, altrimenti la perderebbe per sempre.

Questo è il suo dilemma. Come sappiamo non può resistere...” Analizzando i tratti caratteriali dei personaggi, ha continuato: “In senso moderno, Orphée potrebbe essere un artista eccentrico che rifiuta di vivere secondo le regole della fisica o della società. Ha un senso di arroganza quasi prometeico che lo porta a pensare di poter vincere la morte contro ogni previsione e in quel mancato rispetto e ignorando i desideri di colei che afferma di amare - Euridice. In effetti, dichiara esplicitamente il desiderio di rimanere nella serenità dei campi elisi, non volendo tornare alla quotidianità prosaica - come si suggerisce - in un matrimonio già segnato da conflitti.

Segue il suo unico e unico obiettivo egoistico, non permettendole alcun libero arbitrio o addirittura dando una spiegazione per il suo strano comportamento che la porta a pensare che non la apprezzi e non la ami più. Rispetto a Romeo o Tristano che muoiono entrambi a braccetto con i loro cari, in Orphée si nasconde una tragedia essenziale ancora più grande: gli è stata data la possibilità di riscattare sua moglie e alla fine la sperpera”.

Sara Blanch interpreta Amore: il soprano catalano, fra i protagonisti della recente produzione de Lo sposo di tre, e marito di nessuna di Cherubini, andata in scena a febbraio diretta da Diego Fasolis per la regia di Cesare Lievi, parlando della peculiarità del personaggio interpretato, si è detta molto felice: “Mi piace interpretare il ruolo di Amore, è un ruolo che ci dà un raggio di luce ma anche molta forza interiore, quella forza che ti guida ma che allo stesso tempo ti fa porre delle domande.

Cos’è l’amore? Un momento di piacere? Una sensazione fugace? Un sentimento permanente? Qualcosa che a volte ci fa del male o ci fa fare del male? Penso sia molto interessante poter riflettere su tutto ciò attraverso la musica, su un tema universale e che secondo me è il centro della nostra esistenza. Per quello che riguarda le mie sensazioni nel far parte del cast dell’apertura del Festival del Maggio, posso dire che mi sento molto emozionata! Sono qua a Firenze da un po’ di mesi, in questo ultimo periodo ho lavorato tanto in questo teatro e ciò mi ha permesso di conoscere meglio le persone che ci lavorano e me ne sono molto affezionata.

Sono molto felice e molto grata!”.

Orfeo ed Euridice - che nella versione italiana fu eseguita al Maggio per la prima volta nel giugno del 1976 diretta da Riccardo Muti per la regia di Luca Ronconi - va in scena per la prima volta in scena al Burgtheater di Vienna il 5 ottobre del 1762. È una data simbolo nella storia dell’opera che dà il via alla nota riforma del melodramma condotta dal compositore tedesco insieme al librettista Ranieri de’ Calzabigi. Dopo decenni di ripetizioni meccaniche del modello metastasiano, l’opera seria italiana sembrava aver raggiunto il capolinea tradendo la sua dimensione astratta nel susseguirsi continuo di recitativi secchi e arie con da capo.

Quest'ultime, poi, erano diventate da tempo il terreno prediletto di castrati e primedonne per sfogare acrobazie vocali d’ogni sorta in barba alle naturali esigenze del dramma. Abusi musicali che la riforma gluckiana intese abolire riportando la musica “al suo vero ufficio di servire la poesia”. Nell’Orfeo tutto è infatti improntato a un nuovo clima di chiarezza, razionalità ed equilibrio grazie anche a un libretto articolato in lunghe scene animate da versi sciolti e lirici in luogo dell’inveterato binomio recitativo-aria con da capo.

Dodici anni dopo, Gluck rimise mano alla partitura e presentò una seconda versione dell’opera, in francese, sulle scene di Parigi: Orphée et Euridice su libretto di Pierre-Louis Moline, che debuttò il 2 agosto 1774 all’Académie Royale de Musique. Anche se nell’Orphée è mantenuto in linea di massima l’impianto originario, vi sono tuttavia alcune aggiunte e trasformazioni significative pensate per compiacere il pubblico francese: dalla modifica del ruolo vocale del protagonista, che nella versione viennese era affidato a un castrato, mentre nell’Orphée venne trascritto per haute-contre, una voce tenorile particolarmente chiara e di ampia estensione nel registro acuto che vantava in Francia una lunga tradizione, all’inserimento di brani ballabili, conditio sine qua non del teatro musicale francese.

Nel secondo atto, per esempio, Gluck utilizzò la musica scritta anni prima per il balletto Don Juan associandola alla scena delle Furie scatenate dopo il passaggio di Orfeo e rimaneggiò la Danse des Ombrés, all’inizio della scena dei Campi Elisi, aggiungendo al Minuetto un Trio dal tono nostalgico e struggente, enfatizzato dall’assolo del flauto, che è diventato uno dei brani più celebri dell’opera.

La Fondazione Teatro del Maggio ringrazia i Soci fondatori di diritto e tutti i Soci privati e ringrazia gli sponsor della Stagione e del Festival, Caffè Borbone e Officina Profumo-Farmaceutica Santa Maria Novella, e lo sponsor dell’84esima edizione del Festival, Enel.

Christoph Willibald Gluck

Orphée et Euridice

Tragédie-opéra (Drame héroïque) en trois actes

Livret de Pierre-Louis Moline d’après Ranieri de’ Calzabigi

Musique de Christoph Willibald Gluck, Version Paris 177

Edizione: Bärenreiter, Kassel, Basel, London, New York, Praha

Rappresentante per l’Italia: Casa Musicale Sonzogno di Piero Ostali

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Direttore e concertatore Daniele Gatti

Regia Pierre Audi

Scene e luci Jean Kalman

Costumi Haider Ackermann

Video Gilbert Nouno

Coreografia Arno Schuitemaker

Orphée Juan Francisco Gatell/Michele Angelini (13/04)

Euridice Anna Prohaska

Amore Sara Blanch

Compagnia di Danza di Arno Schuitemaker

Danzatori: Clotilde Cappelletti, Ilaria Quaglia, Lucrezia Palandri, Paola Drera, Angelo Petracca, Antoine Ferron, Emanuele Rosa, Ivan Ugrin, Mark Christoph Klee, Umberto Gesi

Coro e Orchestra del Maggio Musicale Fiorentino

Maestro del Coro Lorenzo Fratini

Assistenti regista Frans Willem de Haas, Mirko Rizzi

Assistente light designer Valerio Tiberi

Assistente coreografo Mark Christoph Klee

Allestimento Teatro del Maggio Musicale Fiorentino

Con sopratitoli in italiano e inglese a cura di Prescott Studio, Firenze

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Prezzi:

Settore D: 40€ - Settore C: 70€ - Settore B: 110€ - Settore A: 180€ 

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