Quella grande stagione dei cattolici fiorentini

Presentato a palazzo Panciatichi il volume “I valori del nuovo: Laicità, Lavoro, Costituzione”, scritti in onore del giudice Gian Paolo Meucci, a cura di Anna Gravina Ridolfi (editore Olschki).

Redazione Nove da Firenze
Redazione Nove da Firenze
20 ottobre 2009 12:36
Quella grande stagione dei cattolici fiorentini

Una più avanzata cultura della legalità, un richiamo ai valori della comunità anche nell’impresa, una laicità che si richiama al fervore e alle esperienze del mondo cattolico del dopoguerra. Sono stati questi i temi principali emersi ieri sera nel corso della presentazione del volume “I valori del nuovo: Laicità, Lavoro, Costituzione”, scritti in onore del giudice Gian Paolo Meucci, pubblicato da Olschki nella collana dei Quaderni della Fondazione Marchi, svoltasi nella sede del Consiglio regionale.

Il libro raccoglie saggi di studiosi di diverse discipline, tutte riconducibili però all’attività del magistrato fiorentino che fu presidente del Tribunale per i minorenni della Toscana. “Si tratta di ripensare all’eredità di Meucci in modo da trarre una lezione per il futuro”, ha detto il consigliere Severino Saccardi aprendo la discussione alla quale hanno partecipato il cardinale Silvano Piovanelli, l’economista Leonello Tronti e l’ex vicesindaco di Firenze Giuseppe Matulli.

Quell’eredità si inserisce in un contesto di tale livello politico, religioso, culturale - quello di Giorgio La Pira, don Lorenzo Milani, padre Davide Turoldo, padre Ernesto Balducci, il vescovo Enrico Bartoletti e tante altre figure del cattolicesimo fiorentino – che vale la pena chiedersi – ha proseguito Saccardi – “se sono i personaggi che hanno fatto quel tempo o se è il tempo che ha creato quei personaggi: forse è vera la seconda ipotesi, perché dopo la catastrofe bellica ci fu una spinta generosa a cercare di costruire una nuova società basata sui principi della giustizia, del valore della persona, della pace”.

Da quelle esperienza – ha detto Matulli - nacque la consapevolezza della necessità di tenere distinto il ruolo dell’istituzione Chiesa da quello della testimonianza profetica di Fede, che è la definizione della laicità, nonché quella di difendere e promuovere i valori della Costituzione, “vero manifesto del mondo nuovo”. Tronti ha inserito nella discussione un altro personaggio di quegli anni, Adriano Olivetti, e il suo concetto di comunità “che non è una moltitudine, ma si realizza quando riesce a valorizzare l’apporto di tutti: in quella visione comunitaria si celava il germe del nuovo”.

Nell’azienda la struttura comunitaria si basa sulla fiducia che si crea tra le persone ai diversi livelli della gerarchia aziendale e queste si scambiano riflessioni, speranze, sogni”. Il cardinale Piovanelli, infine, ha ricordato alcuni aspetti della personalità del giudice Meucci, “capace di dare una spinta al coraggio anche nelle situazioni più difficili”. Meucci fu protagonista della messa a punto di una nuova legislazione per i minorenni, che dà priorità all’aspetto educativo rispetto a quello punitivo e autoritario che prevaleva nella famiglia e nella società italiana del tempo: “Egli fu un punto di riferimento per tanti personaggi impegnati nel campo politico e in quello ecclesiale, figura centrale nel laboratorio di ciò che andava manifestandosi nella società e dove si riteneva necessario e possibile il dialogo fra Fede e cultura”.

(red)

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