Versilia: crisi dell'autotrasporto

Redazione Nove da Firenze
Redazione Nove da Firenze
08 maggio 2009 14:03
Versilia: crisi dell'autotrasporto

E’ crisi nera per l’autotrasporto nella Provincia di Lucca. Perso per strada, nei primi tre mesi del 2009, il 50% del fatturato e già 27 imprese. 239 (218 quelle artigiane) le imprese iscritte all’Albo (999, cui 750 artigiane, in totale le imprese in Provincia di Lucca) che hanno chiuso dal 2000 alla fine del 2008 a conferma che la crisi parte da lontano (vedi tabella dati elaborati Cna Toscana su base provinciale e regionale). Decine i mezzi-imprese che rischiano ogni giorno il parcheggio forzato mentre sullo sfondo si agita lo spettro dell’abusivismo come diretta conseguenza di una corsa a quel lavoro che manca.

E non è tutto. A complicare ulteriormente la situazione, la vertenza nazionale con il Governo sospesa dopo il terremoto nell’Abruzzo che non sta facendo dormire sogni tranquilli agli autotrasportatori, e che sarà tra i temi caldissimi dell’assemblea provinciale convocata da Fita-Cna domenica 10 maggio (inizio ore 9,30. sede provinciale Via Romana a Lucca. Incontro aperto a tutte le imprese). Tra i relatori dell’incontro il numero uno nazionale degli autotrasportatori Franco Coppelli, Presidente Nazionale di Fita-Cna.

Assieme a Coppelli, Maurizio Riguzzi (Ordinario di Diritto dei trasporti e logistica) e Luca Bacci (Ispettore Capo della Polizia Stradale).
Dopo edilizia e nautica (gli altri due settori della Provincia di Lucca in forte affanno), la crisi internazionale investe l’autotrasporto trascinato verso score sempre più negativi dalle difficoltà del sistema lapideo, in particolare del commercio dei blocchi e delle lastre. L’economia legata al trasporto su gomma, in particolare nel versiliese, sta vivendo con molta probabilità il suo periodo peggiore.

“Il lavoro – analizza Alessandro Albani, Presidente Provinciale degli autotrasportatori di Cna presentando l’assemblea provinciale – si è ridotto in maniera drastica. La nostra sopravvivenza è legata al mondo delle cave e dei distretti lapidei della Versilia e di Carrara. La lavorazione dei blocchi è diminuita notevolmente trascinando anche noi nella crisi, ed ad aggravare la situazione – analizza ancora - ci si è messo anche il meteo che durante l’inverno non è stato certo clemente con noi.

Ha piovuto molto e questo ha ridotto le giornate lavorative”. L’altro nodo è legato alla viabilità “disastro” come l’ha definita Albani. Il dito è puntato in direzione della Provincia di Lucca che limita il trasporto a causa delle cattive condizioni delle strade e dei ponti – il calva cavia di Querceta e la Via d’Arnia in particolare – dove non si può transitare con carichi superiori alle 37 tonnellate. “Un camion – spiega Albani – non può entrare in Provincia di Lucca con un blocco superiore alle 36 tonnellate in carico.

Questo significa che non può più portare un blocco da Carrara a Pietrasanta passando nel tratto a monte della ferrovia. In questo modo – sottolinea – i blocchi e le lastre vengono lavorati altrove e le nostre segherie perdono fatturato”. Albani ammette che le strade sono inadeguate ma rimprovera all’amministrazione provinciale di essersi “mossa solo adesso”. Tradotto: il peggiore dei momenti. “Questo è tempismo perfetto – sottolinea – c’è in atto una crisi e si limitano le aziende.

Dovevano intervenire prima e non limitarci con ordinanze anti-transito”. Fita-Cna ora teme anche il proliferare degli abusivi che non è solo un fenomeno dell’edilizia. “Ci sono imprenditori in conto proprio – spiega – che lavorano in conto terzi. E’ il sintomo di una crisi molto profonda”. La situazione si avvia verso la deflagrazione. Alla crisi internazionale infatti, c’è da sommare il soffocamento di una vertenza nazionale e la minaccia di un nuovo fermo nazionale che sarà con molta probabilità deciso durante l’incontro regionale del 16 maggio a Firenze.

“Lo stato di emergenza in cui si trova il Paese – conclude Albani - e lo spirito di solidarietà nei confronti dei cittadini, colpiti dal drammatico evento sismico, ci hanno indotto a rimandare la nostra protesta. Ma non gettiamo le armi”.

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