Tenuta delle Ripalte e Tenuta San Guido: l’Aleatico sulle tavole di tutto il mondo

Redazione Nove da Firenze
Redazione Nove da Firenze
24 febbraio 2009 14:17
Tenuta delle Ripalte e Tenuta San Guido: l’Aleatico sulle tavole di tutto il mondo

Per fare un buon vino o riscoprirne un altro bisogna essere molto lungimiranti, in parte visionari e sicuramente coraggiosi! Questo è quello che è successo con l’Aleatico dell’Elba, un vino sino ad oggi poco conosciuto, un vino di nicchia si potrebbe dire, per palati esperti ma qualcuno ha pensato di rilanciarlo, intravedendone appunto le eccellenti potenzialità di consumo.
Due i protagonisti di questa storia che riguarda ancora una volta la Maremma, fino a pochi anni fa sconosciuta come territorio vocato al vino: Piermario Meletti Cavallari, autore dell’Aleatico dell’Elba Alea Ludendo e del Bolgheri Superiore Grattamacco e Nicolò Incisa Della Rocchetta della Tenuta di San Guido, il più grande tra i “bolgheresi”.

La sfida è partita da Tenuta delle Ripalte, proprietà a cui è associato Meletti Cavallari, 450 ettari complessivi ubicati all’estremità sud orientale dell’isola, dove, in tempi lontani, i Greci introdussero l’Aleatico per la prima volta in Italia. Il vino come ci spiega lo stesso viticoltore “ fu poi molto apprezzato nell’epoca rinascimentale per i suoi profumi e per la grande concentrazione. Ai tempi dei Medici l’Isola d’Elba produceva più vino del Chianti e l’Aleatico occupava un posto di assoluta preminenza: era il vino del ‘piacere’! Sotto la breve dominazione napoleonica la viticoltura elbana ebbe un notevole sviluppo qualitativo tanto che l’Aleatico divenne l’espressione più alta del territorio”.
Finalmente dopo un lungo periodo in cui dell’Aleatico non si sentiva più parlare, la produzione è tornata ad essere espressione di eccellenza del territorio.
E’ proprio questo aspetto che ha convinto Meletti Cavallari a sollecitare il rilancio della D.O.C.

elbana, un progetto immediatamente condiviso da Incisa Della Rocchetta che è diventato uno dei più importanti sostenitori dell’Aleatico, una sfida che lui ha accolto con entusiasmo perché molto simile alla storia del suo Sassicaia. Intento dei due viticoltori è dunque portare l’Aleatico sulle tavole di tutto il mondo per far provare un’esperienza assolutamente nuova, quella di un vino ottenuto dopo appassimento sui graticci, sottoposto a lenta fermentazione e ad affinamento in acciaio, un vino color rosso deciso che sa di frutta e confettura ma senza risultare mai stucchevole, un vino che saprà stupire e convincere anche i palati più esigenti.
L’obiettivo è quello di diffondere la conoscenza di questo vino sul mercato internazionale, poiché come sostengono i due produttori “se i buoni ristoranti e le enoteche più importanti non propongono l’Aleatico, il vino è come se non esistesse!”.

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