L'insetto 'divora castagne': anche nell'area fiorentina la lotta obbligatoria al cinipide galligeno

Redazione Nove da Firenze
Redazione Nove da Firenze
24 ottobre 2008 19:04
L'insetto 'divora castagne': anche nell'area fiorentina la lotta obbligatoria al cinipide galligeno

Firenze, 24 ottobre 2008- E’ attenzione massima nelle province di Firenze, Prato e Pistoia per l’arrivo del ‘cinipide galligeno’ del castagno (Dryocosmus Kuriphilus Yatsumatsu), insetto fitofago originario della Cina capace di provocare danni estremamente gravi alla castanicoltura. In questi giorni, infatti, l’Arpat, con un Decreto del direttore generale (visionabile sul sito www.arpat.toscana.it), ha fatto partire i provvedimenti per la lotta obbligatoria all’insetto, sia nei territori ‘focolaio’, come l’area di Pontassieve, Cantagallo e Quarrata, dove è stata rilevata la presenza del Dryocosmus Kuriphilus Yatsumatsu, che nelle ‘aree tampone’, cioè tutte le zone in una fascia esterna di 15 chilometri dalla precedente.

Una cintura di sicurezza che include molti comuni del Mugello e della Valdisieve, ma anche Firenze, Bagno a Ripoli, Sesto Fiorentino, Lastra a Signa, Campi Bisenzio, oltre a molti comuni dell’empolese, fra cui la stessa Empoli, Montespertoli, Vinci, e Montelupo.
“In alcune parti della Toscana, soprattutto nella provincia di Massa Carrara, definita area di ‘insediamento’ e in cui siamo di fronte a infestazione – spiega Simone Tofani, responsabile del Settore tecnico della Cooperativa Agricola di Legnaia –, ma anche in zone del territorio di Firenze, Prato e Pistoia, definite ‘focolaio’, dove è stata accertata la presenza sporadica del cinipide galligeno, l’attenzione è massima.

Una situazione a rischio, considerata la facilità con cui si può diffondere l’insetto, dando vita a vere e proprie infestazioni, e ai gravi danni che può recare alla castanicoltura, una risorsa economica importante per molte aree della nostra regione”. Dopo una prima segnalazione dell’insetto nel 2002, nella zona pedemontana di Cuneo, infatti, il ‘cinipide galligeno’ è stato individuato verso la fine del 2005 anche in alcuni boschi della provincia di Viterbo, alzando di molto il livello di guardia contro la possibilità di infestazioni, con l’emanazione nel 2006 di un Decreto di lotta obbligatoria contro l’insetto da parte del Ministero delle Politiche agricole e forestali e di un primo intervento dell’Arpat.

Nel giugno di quest’anno la presenza dell’insetto è stata rilevata anche in Toscana e questo ha portato l’Arpat a varare severe misure per la lotta obbligatoria contro il Dryocosmus Kuriphilus, sia nelle aree insediamento e focolaio, che in quelle tampone, con obbligo di distruzione. “Il cinipide – ricorda Tofani – è dannoso sia per le piante di castagno europeo, selvatico o innestato, che per gli ibridi euro-giapponesi. I suoi attacchi possono creare gravi danni, non solo per la riduzione degli accrescimenti legnosi della pianta, ma anche per la rilevante perdita dei frutti: nelle regioni colpite si stima una riduzione del 60-80%”.

Individuare l’insetto è abbastanza facile. “Il ‘cinipide galligeno – spiegano Carlo Campani e Marco Filindassi, dell’U.O. Agroecosistemi e Alimenti della Arpat di Firenze – si presenta come una piccola vespa, di circa due centimetri e mezzo, con corpo nero e zampe gialle. L’infestazione si identifica per la presenza su germogli, foglie e infiorescenze di caratteristiche ‘galle’: escrescenze tondeggianti, da 1 a 4 centimetri, con superficie liscia e lucida, di colore inizialmente verde chiaro e poi rossastro.

L’insetto sverna nelle gemme della pianta sotto forma di larva, per poi entrare in azione a primavera sviluppando le caratteristiche galle. Le femmine, dopo lo farfallamento, depongono le uova fra maggio e agosto. Il ‘cinipide’ si può propagare attraverso il volo degli adulti o il trasporto accidentali con autoveicoli, anche se il rischio maggiore è legato all’impiego di materiale di propagazione proveniente dalle zone infestate”. Combattere il litofago non è facile, come spiegano di due esperti dell’Arpat: “I metodi di difesa sono limitati.

Gli interventi chimici, improponibili in ambiente boschivo, mentre è in fase di sperimentazione la lotta biologica con antagonisti naturali. Test sono in corso in Piemonte e Lazio, nelle aree di infestazione storica, ma anche in Toscana, dove stiamo lavorando, sia attraverso il servizio Meta, attivato da Arpat, Arsia e Istituto di Zoologia Agraria di Cascine del Riccio, che attraverso una nuova convenzione con l’Università di Firenze. La prevenzione resta attualmente la cosa più importante, evitando l’introduzione di marze, piantine e astoni dalle aree infestate o focolaio.

Il decreto, inviato a tutti gli ‘addetti ai lavori’ e comunque visionabile anche sul sito www.arpat.toscana.it, prevede una serie di specifici interventi, da effettuare a seconda dell’area, con limitazioni alla coltivazione del castagno o distruzione integrale o parziale delle piante attaccate, per fare un esempio. L’invito è comunque quello di segnalare la sospetta presenza o il rinvenimento di sintomi di infestazione alla Provincia, alle Comunità montane o alle Arpat territorialmente competenti”.

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