Razzismo: ieri un'altra aggressione anche a Firenze

Redazione Nove da Firenze
Redazione Nove da Firenze
03 ottobre 2008 15:35
Razzismo: ieri un'altra aggressione anche a Firenze

Firenze, 03 Ottobre 2008- Il capo della polizia Antonio Manganelli, ieri in visita alla questura di Firenze, ha ribadito la necessità di avere un centro di permanenza. Stamane la notizia in prima pagina su Il Firenze "Insulti e sputi alla straniera, e nessuno mi ha aiutata" desta stupore e preoccupazione.
«Esprimiamo tutta la nostra solidarietà alla signora peruviana -commenta il consigliere Mbaye Diaw (Rifondazione Comunista)- offesa nella sua dignità di donna, ferita nella sua identità, di straniera-cittadina.

L' arroganza, si nutre d'ignoranza -non vedi che sporchi la mia borsa- e di arroganza e ignoranza ne ha fatte le spese questa signora 'senza nome' che ha subito l'ennesimo e preoccupante atto di razzismo nella 'civile' città da 'cartolina-Firenze' . Quando si tratta di cittadini stranieri, spesso il rispetto è un optional, e il tu è d'obbligo, senza parlare di come in tram cedere il posto a chi è più anziano o in difficoltà è diventato ricordo di altri tempi. Che triste nazione stiamo costruendo, la politica di oggi è a un incrocio mortale, non sa più costruire, vieta e basta; non contano i programmi, basta vietare tutto quello che non vogliamo vedere, o peggio tutto quello che le 'televisioni del capo' dicono di vietare, vietare agli altri senza toccare la 'casta'.

Qualsiasi azione diventa illegale se la fai 'te', cittadino di serie b straniero o no, -se straniero hai l'aggravante- non il ministro o la ministra che, legittimati dal parlamento almeno per i prossimi quattro anni sono in una botte di ferro. La differenza è la molla che fa scattare l' arroganza e la paura l'indifferenza. Questa è la formula ormai convalidata che tutto il sistema del terrore persegue alla lettera. Una formula-trappola che funziona da secoli nella quale tutti prima o poi cadiamo: se non nella prima, alla seconda.

Infatti anche sul tram del 23 ieri questa formula della violenza e del terrore ha funzionato alla perfezione: una donna insulta la straniera, sfoga la sua rabbia e gli altri tutti fermi e zitti. Quando accade questo vuol dire che siamo già pronti, anestetizzati per qualsiasi intervento chirurgico, in mano a chicchessia, purchè faccia lui. Vuol dire che non ci sentiamo più capaci di difendere un atto ignobile come quello di ieri, l'altro ieri, di un mese fa, di un anno fa. Su questo dobbiamo riflettere, e svegliarci, prima che sia davvero troppo tardi, e essere pronti domani a prendere posizione, a far sentire di nuovo la voce di chi dice no, così non va bene, no così non va.

Dobbiamo fare uno sforzo colossale nelle costruzione di rapporti e relazioni, per ritornare a pensare che ciò che accade all'altro tocca anche me, riguarda anche me, imparare di nuovo a essere per l'altro. Banalità? Può essere ma è da lì che dobbiamo ripartire, se non vogliamo rivedere, la triste vicenda della signora Peruviana, vicenda che di sicuro la nostra città non ha bisogno. Chi semina vento, raccoglie tempesta, è una certezza. Riusciremo a non essere violenti contro i violenti? la grande sfida che ci aspetta».

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