Consorzio dei Monti del Chianti: un nuovo assetto per la gestione delle risorse forestali

Redazione Nove da Firenze
Redazione Nove da Firenze
29 settembre 2008 14:08
Consorzio dei Monti del Chianti: un nuovo assetto per la gestione delle risorse forestali

29 settembre 2008- Il Consorzio per la gestione delle risorse forestali dei Monti del Chianti, con sede nel comune di Gaiole, ha proceduto al rinnovo degli organi collegiali e ha eletto il nuovo consiglio di amministrazione. L'assemblea dei soci, che si è tenuta nei giorni scorsi, ha eletto Leonardo Rossetto nel ruolo di presidente e Roberto Mercurio in qualità di vicepresidente. Come direttore tecnico è stato confermato Leonardo Nocentini, dottore forestale di Arezzo, mentre il Comitato tecnico-scientifico è costituito dal Gianluca Piovesan, docente dell'Università della Tuscia, Roberto Mercurio, docente dell'Università Mediterranea e Luigi Hermanin De Reichenfeld, docente presso l'Università di Firenze.
Il Consorzio, che venne costituito nel 2002 con lo scopo di gestire in forma associata boschi e terreni agricoli o ex agricoli, ma anche di perseguire finalità d'interesse collettivo, riunisce proprietari privati e pubblici dei territori compresi nei Comuni di Bucine; Castellina in Chianti; Castelnuovo Berardenga; Cavriglia; Figline Valdarno; Gaiole in Chianti; Greve in Chianti; Montevarchi; Radda in Chianti e San Giovanni Valdarno, toccando le province di Siena, Arezzo e Firenze.

Attualmente il Consorzio è costituto da diciannove aziende, le cui dimensioni variano da pochi ettari fino 700 ettari di superficie boscata per un totale di 2200 ettari. Fanno parte, oltre alle aziende private, l'Istituto Diocesano per il sostentamento del clero della Diocesi di Arezzo Cortona e Sansepolcro; l'Istituto interdiocesano per il sostentamento del clero della Diocesi di Siena e Colle Val d'Elsa e il Comune di Gaiole in Chianti, in quanto proprietario di superfici boschive.
Le attività intraprese dal Consorzio vanno dalla gestione sostenibile ed efficiente dei boschi, attraverso una programmazione pluriennale, ad un'azione di supporto e consulenza per il trasferimento dell'innovazione scientifica e tecnologica del settore e delle nuove opportunità economiche ai consorziati.

"La revisione del Piano di gestione delle risorse forestali, presentata in questi giorni in relazione all'entrata di nuovi soci – illustra il presidente Leonardo Rossetto – è orientata alla valorizzazione delle risorse forestali al variare della composizione della specie legnosa, dell'età e della posizione; alla conservazione delle tecniche selvicolturali tradizionali; al ripristino dei castagneti da frutto e alla rinaturalizzazione dei rimboschimenti di conifere".
"Particolare attenzione – continua il presidente - viene rivolta, data la specificità dell'area, alla conservazione del paesaggio del Chianti, tanto che al riguardo è stato avviato uno studio per diversificare gli interventi selvicolturali in relazione alla diversa sensibilità paesaggistica; un elemento innovativo, anche a livello italiano, nella gestione delle risorse forestali".

Il Consorzio, inoltre, rappresenta un importante elemento di raccordo nel settore forestale tra le strutture amministrative (Corpo Forestale dello Stato, Regione, Province, Comuni), i centri di ricerca scientifica (Università, Cra, Cnr) e i proprietari privati.
Tra gli elementi che hanno spinto i diversi soggetti a consorziarsi, la consapevolezza che il bosco è un bene da conservare e valorizzare; le difficoltà dell'imprenditoria privata, che deve affrontare una normativa complessa ed eccessivamente vincolistica; gli alti costi di gestione per la valutazione del bosco da tagliare, per la sorveglianza dell'intervento e per la difficoltà nella vendita della legna, in quanto prodotto legato all'andamento stagionale e la necessità di ottimizzare la gestione in forma associata.

A queste riflessioni si aggiunge la consapevolezza che il ruolo del bosco nelle aziende agricole è oggi cambiato, legandosi allo sviluppo del turismo, alla crescente importanza di quelli che una volta venivano chiamati "prodotti secondari" (tartufi, funghi, castagne), ma anche alle nuove problematiche/opportunità come quelle legate alla acquisizione di crediti di carbonio (in attuazione del Protocollo di Kyoto) e all'utilizzo delle biomasse per scopi energetici.

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