Le api muoiono: danni nelle zone ad agricoltura intensiva

Redazione Nove da Firenze
Redazione Nove da Firenze
28 agosto 2008 00:32
Le api muoiono: danni nelle zone ad agricoltura intensiva

Sono mesi che Legambiente, insieme a Unaapi e alle altre associazioni di apicoltori, insieme a quelle degli agricoltori come la CIA, segnalano l'emergenza e la necessità di sospendere immediatamente l'utilizzo di quei pesticidi che più pesantemente contribuiscono all'ecatombe. Sono i neonicotinoidi, trattamenti chimici utilizzati per la concia delle sementi, la principale insidia per gli alveari. Le api si intossicano per contatto diretto attraversando le nubi chimiche nei periodi in cui è utilizzato il pesticida (durante la semina e/o la bottinatura) o per ingestione, quando raccolgono nettare, acqua o pollini contaminati con il veleno entrato in circolo nella linfa delle piante.

Spesso le intossicazioni dovute a dosi solo apparentemente subletali, provocano la comparsa di disfunzioni comportamentali, egualmente letali per la vita degli insetti, ma difficili da cogliere nel loro manifestarsi e nei rapporti di causa/effetto. I prodotti “incriminati” sono gli insetticidi sistemici neurotossici utilizzati in nebulizzazione (Confidor della Bayer, e della Syngenta Actara… per esempio) e soprattutto nel trattamento conciante delle sementi o del suolo (Cruiser della Syngenta, Gaucho e Poncho della Bayer, Régent della BASF…).
“Ogni anno - ha spiegato Ermete Realacci, Ministro dell'ambiente del Governo Ombra del Pd, che a fine giugno aveva presentato un'interrogazione parlamentare sul tema - vengono segnalati un numero crescente di casi di morie di intere colonie di api e sarebbe un errore pensare a questo fenomeno come un problema che riguarda solo gli insetti e gli apicoltori.

Le api, infatti, oltre a rappresentare un indicatore molto sensibile dell’equilibrio ambientale, contribuiscono per l’80% all’impollinazione delle coltivazioni che costituiscono un terzo della nostra alimentazione, per un valore stimato pari a 2,5 miliardi di euro all’anno in Italia e ben 10 miliardi di euro all’anno nel mondo. Oltre che la maggior parte delle piante da frutto, dipendono dall’azione impollinatrice delle api anche la produzione delle colture foraggere fondamentali per i prati destinati agli animali da allevamento”.
Dopo forti pressioni dal mondo dell'apicoltura, dell'agricoltura e degli ambientalisti, il Ministero delle Politiche Agricole e Forestali ha convocato un tavolo per affrontare l'argomento.

Alla prima riunione, il 22 aprile 2008, si era stabilito che il MIPAAF si impegnasse a raccogliere e valutare al più presto tutti i dati disponibili sull'impatto dei neonicotinoidi; purtroppo le associazioni non possono dirsi soddisfatte dell'esito dell'ultimo incontro, quello del 29 luglio. La Commissione Ministeriale italiana per l’autorizzazione degli agrofarmaci non ha ancora preso atto della dannosità di certe sostanze e ha anzi stabilito di far ripetere ad un istituto dello Stato uno studio a conferma della veridicità del fenomeno, quando invece è dal 2002 che gli apicoltori documentano la strage con prove di campo.

Nel frattempo i pesticidi killer si potranno continuare ad usare.
"La procedura attivata dal Ministero dell’Agricoltura - ha spiegato Andrea Terreni, vicepresidente di UNAAPI - dopo la riunione del 30 luglio, tesa ad acquisire ulteriori pareri tecnico scientifici per avviare la pratica di sospensione dell’autorizzazione dell’uso dei neonicotinoidi è assolutamente insoddisfacente. Il Ministero ha già in mano tutti gli elementi di conoscenza per prendere una motivata decisione di sospensiva, ogni ulteriore ritardo comporterà il ripetersi dei fenomeni di morie anche nel 2009.

E’ noto infatti che le industrie sementiere nelle prossime settimane produrranno le sementi per la prossima stagione e, in assenza di un immediato provvedimento da parte del Ministero, lo faranno utilizzando nuovamente le conce con i neonicotinoidi. Basta con le tattiche dilatorie, chiediamo una decisione immediata".
"La Francia, che rimane il primo paese europeo produttore di mais, ha messo al bando da tempo i pesticidi ritenuti responsabili della moria delle api; recentemente e senza troppi indugi la stessa Germania (il paese della Bayer) e la Slovenia hanno deciso di sospendere l'uso delle molecole incriminate perchè hanno riscontrato una spaventosa impennata dei decessi in conseguenza ai trattamenti con gli agrofarmaci.

E’ ora che si riveda, radicalmente, la procedura d’autorizzazione dei prodotti fitosanitari - ha rivendicato Hubert Ciacci, presidente dell'A.S.G.A - Non ci si può limitare alla constatazione degli effetti a breve periodo di mortalità acuta ma occorre studiare l’effetto delle molecole, sia singolarmente e sia in sinergia tra loro, sulle api e sulla vita nel tempo e secondo tutte le variabili possibili! E’ giunta l’ora che vengano considerate tutte le fonti di approvvigionamento delle api quali l’acqua e il polline, in primis quello del mais".
"L'Italia è uno dei Paesi che eccellono per la tipicità e la qualità dei mieli sempre più spesso spese come attrattiva nel turismo eno-gastronomico - ha dichiarato Piero Baronti, presidente di Legambiente Toscana - nonostante le evidenze sulla minaccia alla sopravvivenza delle api comportata dall'utilizzo dei neonicotinoidi, si continua a ritardare la messa al bando di questi veleni volendo ancora approfondire.

Non dovrebbe neanche esserci bisogno di scomodare la scienza ed il famoso monito attribuito ad Einstain ("Se l'ape scomparisse dalla faccia della Terra, all'uomo non resterebbero che quattro anni di vita") per capire che quello che si sta perpetrando è un danno per tutto l'ecosistema, oltre che per il sistema economico, e che la rotta dovrebbe essere invertita quanto prima." In Italia, paese in cui si utilizzano ben 7.070 tonnellate di insetticidi, pari al 33% della quantità totale usata nell’Unione Europea dei 25 paesi, i danni maggiori agli alveari sono avvenuti nelle zone adibite a coltivazione intensiva, specie di girasole e di mais.

In Toscana i danni si sono avuti soprattutto in Valdichiana, Val di Merse, Maremma ed Empolese-Valdelsa, le zone in cui l'agricoltura è più intensiva. Si salvano invece le aree montane con tipica produzione di mieli di castagno. Si pensi che gli apicoltori nella nostra regione hanno riscontrato una diminuzione del 24% nel numero di arnie. In Toscana nel 2007 erano registrate alla USL 87.449 arnie. Oggi sono solo 66.461. Ogni arnia consta circa di 20.000 api e produce circa 30kg di miele all'anno: la perdita di 21mila arnie tra il 2007 ed il 2008 porta quindi in Toscana ad una danno diretto di un milione di euro.

Danni non così gravi come nelle regioni padane, ma comunque ingenti e preoccupanti dal punto di vista ambientale e produttivo. Tutti dati, questi, che saranno al centro del consueto appuntamento annuale per gli apicoltori che si terrà dal 12 al 14 settembre a Montalcino, la 'Settimana del Miele'. Certo che di questo passo rischia di essere uno degli ultimi appuntamenti di questo tipo. "Il problema però non si limita al mondo dell'apicoltura, quello che sta accadendo è un disastro che colpisce la stessa agricoltura - ha aggiunto Marco Nocci, amministratore del Conapi - la situazione di crisi in California sia di monito: affinché le api, sempre più rare, potessero impollinare, gli agricoltori sono arrivati a pagare 160 dollari ad arnia per avere un alveare sul proprio campo".

Proprio in seguito all'aumento della mortalità i rappresentanti delle associazioni toscane presenti alla conferenza stampa di questa mattina (Piero Baronti, presidente di Legambiente Toscana, Giordano Pascucci, presidente di Cia Toscana, Hubert Ciacci, presidente di ASGA - Associazione Apicoltori Siena Grosseto Arezzo, Marco Nocci, amministratore di Conapi - Consorzio Nazionale Apicoltori, Andrea Terreni, vicepresidente di UNAAPI - Unione nazionale associazioni apicoltori italiani e di di ARPAT - Associazione Regionale Produttori Apistici Toscani e Mauro Zarri, presidente di ToscanaMiele) hanno dichiarato all'unisono "Richiediamo tutti che il Governo decreti la sospensione immediata dell’autorizzazione d’uso dei concianti sistemici a base di neonicotinoidi su tutte le colture d’interesse apistico.

E questa richiesta oggi non è più in semplice ossequio del principio di precauzione, ma nel rispetto degli elementi di evidenza empirica. I risultati delle analisi sul campo dimostrano infatti inequivocabilmente l'esistenza della correlazione tra moria di api e questo tipo di pesticidi; vari studi indipendenti inoltre hanno ormai appurato che "l'ubriacatura temporanea" di cui divengono vittime gli insetti colpiti anche da basse dosi di pesticidi, è comunque sufficiente a rendere difficile il loro ritorno all'arnia, con la conclusione che negli alveari restano solo la covata in allevamento e la casta delle giovani api dedite alle cure di casa rendendo impossibile a questi apiari la produzione di miele".
L’onorevole Luca Sani, membro della XIII Commissione agricoltura della Camera, aderisce alla richiesta di Legambiente e apicoltori di vietare sin da subito l’utilizzo dei “neonicotinoidi”, ricordando che ancora attende una risposta ad una sua interrogazione presentata il 31 luglio.

«Il problema della moria massiccia di api in tutto il Paese – sottolinea Sani - in conseguenza dell’utilizzo degli insetticidi sistemici neurotossici a base di “neonicotinoidi”, è noto al governo almeno dalla fine della scorsa primavera. Io stesso – aggiunge Sani – ho presentato un’interrogazione lo scorso 31 luglio alla quale non è stata data ancora risposta. Non si capisce pertanto a cosa sia dovuto il ritardo della decisione di sospendere cautelativamente l’utilizzo dei prodotti ritenuti responsabili delle morie, anche tenuto conto delle scelte già effettate in Francia, Germania e Slovenia.

Per questo aderisco con convinzione all’appello di Legambiente e degli apicoltori, che ha il merito di dare visibilità ad una questione importante, che riguarda migliaia di produttori di miele toscani (poco più di 2000) e italiani».

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