Arte dolciaria rinascimentale: entrare all’interno di una torta gigante, assaporando i profumi e i suoni dell’epoca

Redazione Nove da Firenze
Redazione Nove da Firenze
16 settembre 2008 14:06
Arte dolciaria rinascimentale: entrare all’interno di una torta gigante, assaporando i profumi e i suoni dell’epoca

Un percorso artistico del tutto particolare iniziato addirittura con un problema di glicemia in gravidanza, che le aveva impedito di mangiare dolci per diverso tempo. Da allora la vena creativa di Marina Calamai ha sublimato il desiderio per i dolci in uno stile pittorico del tutto originale. Non è un caso se la nuova mostra dell’artista fiorentina viene allestita, dal 16 settembre fino al 14 ottobre, a Palazzo Medici Riccardi. Le ultime opere di Marina Calamai, raccolte sotto il titolo “DOLCEmente RINASCImentalmente” si ispirano proprio all’arte dolciaria rinascimentale, riscoprendo e ricostruendo le forme e i colori dei dolci che imbandivano le tavole di Caterina, di Lorenzo e di Cosimo I de’ Medici.
Protagonisti indiscussi delle tele sono dolci sontuosi di ogni genere, capaci di appagare contemporaneamente gli occhi e la gola.

Con queste opere l’artista fa rivivere sette nicchie ovali della Limonaia di Palazzo Medici, ora vuote ma un tempo arricchite con busti di marmo classici. Le opere (olio su tela ovale incorniciata da antichi biscotti resinati) sono state pensate e create dall’artista fiorentina appositamente per occupare gli spazi della Limonaia. In esse ha infatti sistemato altrettanti dipinti a tema. Con dedizione quasi filologica Marina Calamai si è dedicata alla ricostruzione dei dolci dell’epoca: il Berlingozzo alla moda di Cosimo I, la Torta di ciliegie e rose rosse, la Torta ripiena di frutta, La Gelatina di ciliegie selvatiche ideata da Nostradamus, il mago provenzale Michel di Notre Dame, grande amico di Caterina de Medici, sono alcune delle squisitezze ricreate dall’arte della pittrice.

Incorniciati da biscotti tradizionali fissati con la resina, gli ovali sono un invito all’immaginazione, alla fantasia più sfrenata, prima ancora che al gusto. La mostra è arricchita da un’installazione sonoro-olfattiva come se fosse una “macchineria teatrale”, una torta gigante a cui i visitatori possono accedere direttamente passando dalla fetta della torta“di cerase e rose roscie”che è stata tagliata. All’interno dell’installazione si può ascoltare la voce di Lorenzo il Magnifico che nell’italiano dell’epoca canta su un ritmo contemporaneo i suoi canti Carnascialeschi, facendo rivivere allo spettatore l’ingresso in un era ormai molto lontana, con un orecchio al passato ed uno al futuro (alcune particolarità: la riproduzione del sound design è alimentata da energia solare e gli ecologicissimi canditi/pietre preziose che circondano la torta sul vassoio d’argento vengono da un centro di raccolta differenziata e sono i resti delle lavorazioni dei forni delle vetrerie).
“L’immagine di un dolce – dice Marina Calamai – porta sempre con sé l’evocazione della convivialità, che inevitabilmente lo permea e lo circonda, un dolce è punto centrale ad una circonferenza di emozioni di tante persone che in maniera personale, soggettiva, partecipano ad un’emozione comune.

Quante evocazioni in più, poi, per dolci che venivano preparati e cucinati in un’epoca, in luoghi, circondati da persone così interessanti e ormai così lontani nel tempo, da lasciare tanto spazio alla nostra immaginazione”.
Le immagini, infatti, sono ricostruite in base ad uno studio che partendo dalle ricette originarie dell’epoca arriva a riproporne le forme e i colori, interpretandole anche secondo la propria immaginazione, colmando la carenza di testimonianze iconografiche relative ai dolci rinascimentali.

“Abbiamo voluto ospitare questa particolare mostra – ha detto l’Assessore provinciale alla Cultura, Giovanna Folonari – in quella che fu la prima casa dei Medici perché rappresenta una lettura certamente diversa, ma non per questo meno importante, di alcuni aspetti del Rinascimento fiorentino. Il connubio tra arte pittorica e arte culinaria trova la sua sintesi nelle opere di Marina Calamai che è riuscita a compiere un balzo tra la tavolozza dell’artista e la tavola imbandita a casa Medici”.

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