Ecco le foto che anche i ciechi possono vedere

Redazione Nove da Firenze
Redazione Nove da Firenze
10 ottobre 2006 19:52
Ecco le foto che anche i ciechi possono vedere

Firenze – Foto per ciechi, ovvero immagini trattate in modo che anche i ciechi possano, a modo loro, vederle e apprezzarle. Sono il risultato di un progetto bello e complesso, il primo al mondo, destinato da un lato a offrire orizzonti inesplorati a chi ha perduto la vista, dall’altro a dar vita a uno straordinario percorso d’avanguardia del Museo Nazionale Alinari della Fotografia, che sarà inaugurato a Firenze il prossimo 28 ottobre. Un museo nel Museo con tanto di catalogo specializzato, gadget e guida audio per non vedenti.

Ormai in fase conclusiva, il progetto nasce da un’idea di Claudio de Polo, presidente della Fratelli Alinari, ed è stato realizzato in collaborazione con la Stamperia Braille della Regione Toscana (ha sede a Firenze nello stesso edificio che ospita l’Istituto Nazionale Ciechi).

Lo hanno presentato oggi alla stampa l’assessore regionale alle Politiche Sociali, Gianni Salvadori, il presidente dell’Unione Italiana Ciechi, Carlo Monti, e lo stesso de Polo. Al quale si deve anche l’idea del Museo Nazionale (a differenza di altri paesi l’Italia non lo ha mai avuto), che potrà peraltro attingere allo sterminato archivio del celebre atelier Alinari e che sarà presentato sabato 14 ottobre in Palazzo Vecchio.

Le foto che anche i ciechi possono vedere consistono, in sostanza, nella trasposizione in rilievo delle immagini più significative del Museo, le più adatte a illustrare il percorso storico della fotografia, dal dagherrotipo a oggi.

“Tre dimensioni indispensabili”, ha ricordato Monti, “giacché noi ciechi, come noto, vediamo attraverso il tatto, interpretando i rilievi con le mani e ricostruendo le immagini nella mente. Per esplorare e conoscere, la mano segue però alcune regole precise che consentono la comprensione. Queste foto in rilievo hanno, al di là della freschezza evocatrice, anche una loro rigorosa ed efficace scientificità”

I test su numerosi non vedenti hanno intanto fornito risposte molto positive e non di rado toccanti.

“Il pregio di questa iniziativa”, ha aggiunto Salvadori, “sta del resto nell’aver messo a frutto il know how e l’esperienza ormai accreditata della stamperia – circa lo specifico linguaggio del tatto e circa le particolari sensibilità di quanti sono privi della vista – con l’obiettivo di comunicare ai non vedenti non solo il soggetto delle foto, ma anche le sensazioni che esse trasmettono a chi può guardarle con i propri occhi”.

“E’ un’esperienza nobile e coraggiosa”, ha detto de Polo, “che ospiteremo con orgoglio nel nostro museo.

L’idea è nata durante un viaggio ad Anversa dove, su un barcone, un percorso attrezzato per i visitatori vedenti permetteva di entrare in qualche modo nel mondo e nella realtà dei non vedenti. D’altra parte, come diceva un grande, la fotografia non è solo immagine, ma sopratutto immaginazione”.

Fondata all’inizio del Novecento e specializzata nella pubblicazione di testi in braille, compresi libri con disegni in rilievo, la stamperia ha operato portando le immagini da 2 a 3 dimensioni.

Ma non attraverso un normale procedimento orografico del tipo usato per le mappe, bensì con un processo tutto artigianale, utilizzando materiali fortemente evocativi come vetro, legno, tessuto, carta, sabbia, metallo, adatti non solo a determinare personalissime informazioni tattili, ma anche a stimolare abbinamenti legati alle emozioni e anche, in certi casi, alle percezioni termiche.

Il risultato sono tanti pezzi unici, insoliti collage di diverse misure secondo le esigenze della foto da riprodurre, della lettura tattile o del fotografo.

Così, una piccola spilla è stata ingrandita per poter essere esplorata con le mani. I faraglioni di Capri mantengono invece le dimensioni del grande originale, per sottolineare appunto il senso della grandiosità. Delle begonie si accentuano carnosità e linearità delle forme.

Con 20 manufatti di questo tipo (tutti a colori per chi ha cecità parziale) e con l’aiuto di didascalie in braille, la Stamperia ha sintetizzato la storia della fotografia, avventurandosi anche nella non semplice spiegazione di particolari tecnici.

Il dagherrotipo (impressione della luce su lastra d’argento trattata chimicamente) è per esempio riprodotto smontato nei suoi elementi: una lastra di vetro, una cornice decorata, un’immagine incisa su lastra argentata. E per descrivere il difficile concetto del negativo è stato tagliato due volte nel legno il profilo di uno stesso pino, la prima seguendo il perimetro esterno, l’altra quello interno.

Per altri soggetti sono state adottate soluzioni diverse. Sabbia per le piramidi, carta indiana profumata per una rosa, scorze di pino per i faraglioni.

Assai bizzarro quello della scintillante miliardaria americana Peggy Guggenheim ricostruita con tanto di vistosi occhiali e monili anni 50. Questa collezione avrà uno specifico catalogo contenente anche 10 fotografie tattili. Data la complessità, le copie saranno prodotte solo su ordinazione (055.4382800, s-braille@regione.toscana.it). Prezzo: 30 euro. L’audioguida è realizzata dal Servizio del Centro Nazionale del Libro Parlato.

Notizie correlate
Collegamenti
In evidenza