Il convegno Termovalorizzatori: impianti sicuri o impianti inutili? Sicurezza ambientale e gestione partecipata stamani a Firenze

Redazione Nove da Firenze
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03 marzo 2006 14:43
Il convegno <I>Termovalorizzatori: impianti sicuri o impianti inutili? Sicurezza ambientale e gestione partecipata</I> stamani a Firenze

Firenze, 3 marzo ’06- Si è tenuto stamani a Firenze un convegno dal titolo "Termovalorizzatori: impianti sicuri o impianti inutili? Sicurezza ambientale e gestione partecipata". Erano presenti esperti e tecnici del settore dei rifiuti. Il Convegno è servito a fare il punto sugli strumenti necessari per monitorare l’inquinamento degli impianti di termovalorizzazione e sulla condivisione partecipata delle scelte di localizzazione. Alfredo De Girolamo, presidente Cispel Confservizi Toscana (l’associazione delle aziende di servizio pubblico) ha commentato che “la costruzione degli impianti di recupero energetico è l’unico vero ritardo del sistema toscano di gestione dei rifiuti, nella nostra regione si è raggiunto il 35 % di raccolta differenziata, si è ridotto il conferimento di rifiuti in discarica, si è ridotto il numero dei gestori e le nostre prime 5 aziende servono il 50% degli abitanti, riusciamo a recuperare e a trattare i materiali differenziati.

Purtroppo, però, questo non basta; per “chiudere il cerchio della gestione dei rifiuti” nella nostra Regione occorre dotarci di impianti di recupero energetico necessari a trattare la quota residua dei rifiuti urbani, che non possono finire in discarica anche perché proibito dalle norme europee. Per accompagnare il processo occorrono alcuni strumenti chiari – ha concluso De Girolamo - una quota di finanziamento degli investimenti per costruire gli impianti deve essere posta a carico della fiscalità generale e va individuato lo strumento di spesa regionale idoneo, vanno rafforzati e non ridotti gli strumenti economici di sostegno alla produzione di energia da rifiuti, va definita una normativa regionale e nazionale chiara, che consenta alle aziende di igiene urbana di lavorare in un quadro giuridico certo, messo oggi fortemente in discussione dal contenzioso fra Stato e Regioni che seguirà all’approvazione del codice unico ambientale”.
Marco Maria Samoggia, presidente di Quadrifoglio, ha auspicato che “il convegno segni l’inizio di una collaborazione con gli enti di ricerca ed il mondo scientifico affinché si possa garantire ai cittadini e alle amministrazioni comunali la necessaria trasparenza e la conoscenza così che gli impianti diano tutte le garanzie per la tutela della salute pubblica e la salvaguardia dell’ambiente.

Non esiste una soluzione unica al problema dello smaltimento dei rifiuti: noi lavoriamo per continuare a far crescere l’attenzione e la partecipazione alle raccolte differenziate, ma riteniamo che quella parte dei rifiuti che non può essere riciclata e riutilizzata, come hanno confermato oggi i tecnici, possa essere trasformata in energia evitando il ricorso alle discariche.”
Erasmo D’Angelis, presidente della Commissione Territorio e Ambiente del Consiglio Regionale della Toscana ha posto attenzione sull’eccessiva produzione dei rifiuti nella nostra Regione: “In Toscana è arrivato il momento di decidere, il quadro relativo ai rifiuti è ormai chiaro a tutti: ne produciamo troppi: 2 kg al giorno a testa, più del doppio di dieci anni fa, e li portiamo quasi tutti in discariche che inquinano più dei termovalorizzatori.

Con questa situazione, senza soluzioni, rischiamo di raggiungere i dati di regioni come la Campania. Sul termovalorizzatore – ha concluso D’Angelis - ci impegniamo come Regione per garantire la sicurezza sanitaria e ambientale dell’impianto e la partecipazione, con gli strumenti della legge regionale, alle fasi della progettazione, della gestione e dei controlli da parte di cittadini, associazioni e comitati”.
Sonia Cantoni, direttore di ARPAT ha sottolineato che “il controllo è una fase cruciale per una politica efficace di protezione ambientale e di corretta gestione dei rifiuti.

L’impegno rilevante della nostra agenzia è concentrato sui controlli integrati, intesi nell’accezione moderna del termine. Per migliorare questa funzione occorre più omogeneità nelle fasi autorizzative, nella definizione di procedure chiare di controllo e comunicazione dei dati. Per far questo occorre applicare le migliori tecnologie e avere a disposizione risorse economiche certe.”

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