Il Piano Strutturale merita un dibattito più ampio a livello di società civile, perchè tocca il tema fondamentale della partecipazione democratica

Redazione Nove da Firenze
Redazione Nove da Firenze
18 settembre 2005 23:38
Il Piano Strutturale merita un dibattito più ampio a livello di società civile, perchè tocca il tema fondamentale della partecipazione democratica


di Roberto Onorati, segretario di Comunicazione Democratica, associazione editrice di Nove da Firenze

Sarebbe bello veder svilupparsi un dibattito realmente partecipato sull'argomento. Le cose apparse su Nove da FIrenze nei giorni scorsi fanno una diagnosi della crisi di rappresentanza delle istituzioni nell'attuale momento storico: tramontati i partiti le istituzioni, in particolare quelle locali, si trovano in una situazione difficile, con molte responsabilità a fronte dei tanti compiti istituzionali e dei sempre più numerosi bisogni pubblici da soddisfare, senza sapere spesso a quali informazioni attingere per prendere le decisioni e come costruire il consenso su queste.

In assenza delle tradizionali agenzie politiche è proprio questa la difficoltà principale per gli amministratori, non avere spesso idea delle priorità nel piano degli interventi, priorità che hanno come riferimento la comunità locale. Nella mia breve e a tempo perso esperienza di consigliere comunale spesso mi imbattevo in problemi di questo tipo, ad es. una piazza realizzata a regola d'arte in una piccola frazione scontentava i più, con arrabbiatura ostinata degli amministratori convinti di aver fatto un buon lavoro, perchè per quella comunità erano prioritari altri interventi come l'acquedotto o una strada.
Quello che emerge dall'articolo di Nicola Novelli è purtoppo l'arrogante supponenza dei politici, unti dal signore per il fatto di aver preso più voti, tipico di una certa mentalità politica.

I politici cittadini devono rendersi conto, cosa già sedimentata in altre esperienze, che nell'attuale momento storico si tratta di prendere decisioni molto complesse in situazioni dinamiche a razionalità limitata. Le esperienze di decisioni condivise già sperimentate in altri sistemi muovono proprio da questa necessità, che in caso di decisioni complesse c'è bisogno dell'apporto di altri. Oppure quando si tratta di prendere decisioni in presenza di conflitti. I nostri illuminati politici fiorentini sono invece convinti di avere in mano, magari consultandosi con i principali gruppi di interesse e di pressione, tutte le informazioni necessarie per prendere la migliore decisione! L'assessorato alla Partecipazione, assolutamente inutile, serviva soltanto per dare una veste, diciamo così un po' più di sinistra, a tutta l'operazione.
Gli amministratori fiorentini se vogliono davvero intraprendere la strada del processo decisionale condiviso per il piano strutturale, (questo in realtà è tutto da verificare) la smettano di essere presuntuosi e provinciali e comincino a guardare ad altre esperienze, dove la costruzione condivisa del piano strategico e piano strutturale ha dato ottimi risultati.
Le esperienze di democrazia partecipata insegnano che si tratta di un processo serio e difficile, con tecniche e metodologie da utilizzare in presenza di professionisti specifici, se non si vuole far naufragare tutto, magari in modo interessato, in riunioni bolge o incontri deserti.

E soprattutto il processo va costruito in modo intelligente come momento di arricchimento per le assemblee elettive, poichè il rischio è pure quello di provocare la diffidenza dei consiglieri eletti, che lo vivono come un modo da parte di gruppi e comitati di espropriare la funzione decisionale del consiglio.

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