Dal Piano Strategico al Piano Strutturale: la città richiede nuovi strumenti di partecipazione democratica

Redazione Nove da Firenze
Redazione Nove da Firenze
12 settembre 2005 00:40
Dal Piano Strategico al Piano Strutturale: la città richiede nuovi strumenti di partecipazione democratica


di Nicola Novelli
Presidente di Comunicazione Democratica, associazione editrice di Nove da Firenze


Il Forum per il Piano Strutturale riprende i propri incontri nei prossimi giorni, ma non si sa bene in quale direzione. Nel corso dei mesi l'attenzione della città per questo percorso politico è assai scemata. Giovedì scorso al Teatrino di Montedomini è andata in scena l'ennesima contestazione all'indirizzo dell'assessore Bevilacqua per bocca dei comitati dei cittadini.

Si parlava di strumenti partecipativi per il governo del territorio, ma tra le due decine di presenti (in gran parte rappresentanti di comitati) i più hanno manifestato la grande delusione per come il processo si è sviluppato sino ad oggi, per il grado di reale rappresentatività delle sintesi politiche e delle decisioni amministrative prese dalla Giunta.
Ormai la situazione dell'Assessorato alla Partecipazione è paradossale. Avrebbe dovuto servire a catalizzare e gestire il consenso della città, con un percorso di coinvolgimento e condivisione delle decisioni.

A distanza di un anno troviamo invece Cristina Bevilacqua costretta a proseguire gli appuntamenti nei quartieri, nonostante sia ostaggio dei comitati dei cittadini, ormai quasi gli unici a partecipare. Costretta a proseguire, perché la presa d'atto del fallimento potrebbe significare l'automatica fine di una esperienza amministrativa.
Al contrario dall'altra parte della barricata, per i comitati questi incontri, sia pur giudicati inutili, sono stati comunque un'occasione di visibilità pubblica, in cui affinare e sviluppare la propria esperienza di intervento politico.

Chissà se non si tratta dell'opposto di ciò che il sindaco di Firenze avrebbe voluto...

Perché il Forum per il Piano Strutturale?
La ragione fondamentale che ha spinto il primo cittadino a dare vita all'Assessorato alla Partecipazione è da cercarsi nella crisi della politica basata sui partiti di massa. Vi immaginate 40, o 50 anni fa se un fiorentino fosse andato a denunciare il Sindaco perché aveva fatto tagliare un albero? Dalla Procura della Repubblica sarebbe stato accompagnato direttamente a San Salvi.

Ai giorni nostri invece Leonardo Domenici è stato denunciato, rinviato a giudizio, e forse persino confermato nella condanna.
La differenza tra Domenici e i sindaci La Pira, o Fabiani, sta nell'avere questi ultimi alle proprie spalle grandi organizzazioni politiche, fatte di milioni di iscritti ed elettori, che in città, con sezioni e cellule di partito, raccoglievano, sedimentavano e sintetizzavano l'opinione pubblica consentendo agli amministratori, ben dopo le elezioni, di disporre del necessario consenso popolare per poter sopportare quel peso decisionale che oggi si è fatto letteralmente insostenibile.
Ecco: il tentativo di Domenici è stato di sostituire ai partiti che non ci sono più un percorso di partecipazione che potesse far sentire i cittadini più vicini alle decisioni amministrative, ammortizzando le responsabilità politiche con la condivisione popolare.
Ma qui sta la parte difficile: perché si tratta di un processo sociale che richiede la definizione di strumenti e principi di cultura politica.

La Giunta fiorentina ha scelto una opzione informale, con il varo di un assessorato filtro che ha scontentato i più. Perché alcune componenti della maggioranza consiliare paiono aver vissuto il Forum della partecipazione con diffidenza, quasi che potesse sottrarre agli organismi consiliari quel poco di potere che la riforma Bassanini ha lasciato loro. Le opposizioni hanno voltato le spalle disertando quasi totalmente gli incontri. La stampa ha trattato con indifferenza il percorso, dedicandogli con il passare dei mesi sempre minore copertura mediatica.

E da parte della cittadinanza attiva si è consolidata la convinzione che le decisioni che contano fossero già state prese in altre sedi, magari in quell'Associazione per il Piano Strategico, partecipata dai grandi operatori economici e a cui Domenici aveva dedicato ben altro impegno.
A onor del vero anche l'Amministrazione ci ha messo del suo, commettendo l'errore di palesare talvolta insofferenza nei confronti dei più assidui frequentatori degli appuntamenti: i rappresentanti di quei comitati civici che il Forum avrebbe dovuto disinnescare.

L'Amministrazione sbaglia se crede di potersi scegliere gli interlocutori politici, perché sentirsi chiedere in pubblico dal titolare di una carica istituzionale, come ad esempio è accaduto al Professore Bencivenni, quanti voti avesse raccolto alle precedenti amministrative umilia chi pone la domanda.
La politica non è fatta soltanto di elezioni e quand'anche le si vincano a mani basse (com'è accaduto alla maggioranza di Domenici) ciò non garantisce una legislatura serena. Infatti basta che un professor Bencivenni abbia buoni argomenti e uno spazio mediatico di visibilità ed ecco che, srotolando uno striscione di trenta metri, manda a rotoli l'operazione parcheggio della Fortezza.

Istituzionalizzare la partecipazione
E allora come si fa a non andare sott'acqua ad ogni decisione urbanistica? Si tratta di scegliere l'opzione formale, istituzionalizzando il percorso partecipativo.

Gli strumenti esistono già. E non c'è bisogno di scomodare la Conferenza permanente del Regolamento edilizio proposta dall'Assessorato alla Partecipazione, sede più adatta agli architetti e alle imprese edili che non alle associazioni di cittadini. Basterebbe leggersi il Regolamento del Consiglio comunale e dei Consigli di quartiere per trovare soluzioni pronte e già utilizzate in passato. Tutte le Commissioni consiliari possono tenere audizioni con associazioni, o enti portatori di interessi diffusi, e consentire l'accesso permanente ai loro lavori a soggetti di comprovata esperienza tematica.

Stessa cosa dicasi per le Consulte comunali, strumenti di partecipazione istituiti da svariate legislature su argomenti come sport e salute mentale, anche se meno "scottanti" di urbanistica, o mobilità.
Queste potrebbero essere le sedi istituzionali per stimolare, organizzare e coordinare la partecipazione dei cittadini di Firenze al governo del territorio, sia a supporto dell'attività consiliare nella definizione delle scelte, sia nella loro gestione, consentendo ad esempio ai partecipanti esterni di poter presentare non solo proposte, ma anche quesiti ai diretti interessati, amministratori, o attori della trasformazione urbanistica.

Tutto in forma ufficiale e istituzionalizzata, con verbalizzazioni e assunzione di responsabilità alla luce del sole.

L'Agorà telematica: un sogno che fa paura
Altra delusione delle ultime legislature fiorentine è la Rete Civica, privata di quella funzione di Agorà telematica che avrebbe potuto svolgere se fosse stata realmente aperta alla città. Invece le Giunte che si sono avvicendate si sono sempre ben guardate dal dialogare ad esempio con quelle realtà di informazione partecipata che da anni alimentano il dibattito politico con il loro contributo.

Non ci riferiamo soltanto ad esperienze di giornalismo di base, come Nove da Firenze, l'Altracittà, o La Voce di Firenze, ma anche ai molti siti internet delle associazioni tematiche, che hanno sostenuto il confronto, offrendo archivi documentali su argomenti specifici. Si pensi ai siti internet di associazioni come Idra, Medicina Democratica, o Democrazia e Legalità, al sito del Comitato sull'ex panificio militare, ecc. ecc.. Spesso queste realtà volontaristiche sono andate a supplire le carenze informative del Rete civica.

Ma di rado il sito dell'Amministrazione comunale, che è il sito toscano più visitato dai toscani, ha offerto loro ribalta, o scambio di link. Un atteggiamento che mascherato con un malinteso senso di neutralità commerciale, finisce per mettere impropriamente a confronto i succitati esempi di comunicazione partecipata con realtà editoriali nazionali del calibro della Nazione, o della Repubblica. Un inaccettabile ostracismo nei riguardi di esperienze che al contrario la Rete Civica avrebbe il dovere di promuovere, anche per non svilire il proprio titolo di "Civica", che significa appunto di tutti i cittadini, e non semplicemente dell'Amministrazione pubblica, o di chi ha vinto le elezioni.

Prospettive e rischi
E' evidente che una simile opzione istituzione dischiude prospettive, ma anche rischi politici.

Che per essere affrontati serenamente richiedono sensibilità e grande cultura istituzionale.
Sorridiamo in conclusione ricordando un aneddoto di qualche anno fa. Quando Graziano Cioni aveva ancora la delega alla Mobilità, una mattina convocò una conferenza stampa per annunciare la nascita della Consulta cittadina sul Traffico. Ne descrisse ai giornalisti le funzioni, ma anche la composizione, elencando quali associazioni ne avrebbero fatto parte. E' immaginabile che il giorno dopo qualche solerte funzionario comunale gli abbia fatto notare che, essendo le Consulte comunali uno strumento previsto dai Regolamenti, l'Assessore non avrebbe potuto selezionare unilateralmente i soggetti partecipanti.

Sappiamo tutti come è andata a finire: non se ne fece più di nulla!
Forse, piuttosto che offrire garanzie alla partecipazione democratica, è meglio dedicarsi alle piccole cose dei propri cittadini?

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