Dimissionidel comitato scientifico per il Piano strategico: il Piano deve essere riscritto?

Redazione Nove da Firenze
Redazione Nove da Firenze
01 settembre 2005 10:12
Dimissionidel  comitato scientifico per il Piano strategico: il Piano deve essere riscritto?

"Firenze deve avere un Piano Strutturale degno di questo nome e quindi deve essere riscritto». Lo hanno detto Ornella De Zordo, capogruppo di "Unaltracittà/Unaltromondo", e Leonardo Pieri, consigliere di Rifondazione Comunista, commentando le osservazioni tecniche prodotte dalla Regione nel marzo scorso con le quali «il piano ha avuto un parere tecnico negativo - affermano De Zordo e Pieri - Questo conferma che il Piano così com'è non va bene, come stanno affermando da tempo associazioni, comitati, cittadini e le forze della sinistra radicale".

"Da mesi abbiamo portato critiche a questo piano strutturale - continua De Zordo - abbiamo presentato una nostra osservazione, siamo intervenuti nelle numerose assemblee organizzate nel "percorso partecipato", abbiamo discusso, scritto, dialogato. Troviamo ora un riscontro nella osservazione regionale di alcuni importanti punti che riteniamo critici, e che sono stati fin dall'inizio al centro della nostra attenzione come lo scarso collegamento fra quadro conoscitivo e progetto, l'assenza delle valutazioni degli effetti ambientali, l'indeterminatezza della normativa, l'insufficiente trattazione di problematiche importanti, come il verde, le infrastrutture e la mobilità.

Nessuno dubita della sintonia politica tra Regione e Comune, e proprio il fatto che questa stroncatura tecnica venga dalla Regione rafforza le nostre posizioni". «Dalle osservazioni della Regione esce un quadro impietoso per il Comune - continua De Zordo - si definisce il Piano Strutturale come "poco esaustivo", con "carenze delle analisi conoscitive nel loro complesso", con il quadro conoscitivo "da non consentire una lettura e una comprensione integrata della complessità del territorio comunale", tanto che "l'insieme delle ricerche..talvolta contengono concetti tra loro contrastanti e spesso anche non coerenti con gli obiettivi strategici", con il "ragionamento che risulta semmai trasferito sugli obiettivi strategici che l'A.C.

intende perseguire", e con l'invito al Comune a leggersi le istruzioni tecniche regionali per la formazione del Piano Strutturale e a riprendere gli obiettivi e gli indirizzi derivanti dagli atti di pianificazione della Regione e della Provincia. La stessa parte normativa è vaga e incompleta: "nel complesso la disciplina del Piano appare generica e carente ...non sviluppa adeguatamente gli indirizzi e i criteri per le trasformazioni da attuare" e "dovrà essere opportunamente rielaborata e integrata"».

«La Regione arriva a chiedere una relazione sintetica sull'attuazione del Piano Regolatore vigente - osservano De Zordo e Pieri - come aggiornamento delle modifiche finora apportate al territorio o in corso di realizzazione (vedi casi importanti come l'area Fondiaria di Castello o l'ex area Fiat di viale Belfiore), e giudica inammissibili le indicazioni generiche per le previsioni urbanistiche delle aree di trasformazione (vedi in particolare il caso dell'ex Manifattura Tabacchi dove, secondo il Comune, si potrebbe fare tutto e il contrario di tutto), mentre per l'impatto ambientale la Regione chiede ulteriori approfondimenti proprio sulle aree oggetto di trasformazioni urbanistiche, perchè non sono correlate con l'analisi conoscitiva e risulterebbero svincolate dal Regolamento Urbanistico».

«Inoltre la Regione sostiene - continua De Zordo - che un perfetto caso di 'invariante strutturale', con adeguata salvaguardia ambientale, sarebbe proprio quel Parco del Mensola che il Comune ha cancellato di recente dal Project Financing per recuperare i costi del parcheggio della Fortezza. Lo stesso verde pubblico, secondo la Regione, non viene analizzato ed è inferiore agli standard urbanistici perchè il Comune avrebbe forzatamente compreso nelle aree a verde pubblico anche quello privato».

«La Regione non è meno impietosa - rileva De Zordo - quando critica la parte relativa alla mobilità e alle infrastrutture del Piano Strutturale, con riferimenti anche espliciti ed evidenti alla ipotesi di 'circonvallazione nord': non vengono definiti gli effetti delle infrastrutture sul territorio che viene attraversato da esse; non viene analizzato il periodo precedente alle infrastrutture a regime in collegamento con le trasformazioni urbanistiche del territorio; non vengono valutati gli effetti rispetto all'inquinamento atmosferico e di carattere trasportistico, sulla base di analisi di traffico; le infrastrutture portano a una ridistribuzione degli spostamenti veicolari sul territorio e non alla loro diminuzione.

Sulla mobilità la Regione dà pure una forte stoccata al Comune: deve essere redatto il Piano Urbano della Mobilità (PUM), per ridurre la congestione da traffico e l'uso dell'automobile, per incrementare l'uso del trasporto pubblico e abbattere l'inquinamento atmosferico, "per poter governare la mobilità rispetto a come si presenterà e si configurerà con le previsioni del Piano Strutturale". Ma purtroppo il Comune - commenta De Zordo - è ancora lontano dalla elaborazione del PUM!». «Tutto questo fa del piano di Firenze uno strumento complessivamente inadeguato - ribadisce Pieri - che secondo noi va profondamente rivisto.

Ci fa piacere sapere dall'assessore Biagi che da febbraio ad oggi il confronto fra strutture tecniche comunali e regionali procede in questa direzione, ma delle eventuali novità non è stato fatto mai cenno nelle pur numerose occasioni di confronto che ci sono state in questi mesi». «Vorremmo perciò aprire a Firenze una discussione sull'urbanistica e il suo ruolo - insistono De Zordo e Pieri - ci sembra che il piano adottato dal comune prefiguri una posizione "debole" del soggetto pubblico rispetto alla iniziativa privata, mentre siamo convinti della necessità di una sua presenza forte come garanzia di una preminenza degli interessi collettivi, e vorremmo vedere - concludono De Zordo e Pieri - un piano che esprime una idea del futuro assetto della città su cui confrontarsi, e non solo un inventario della occasioni di trasformazione che lascia poi sostanzialmente agli operatori privati le scelte di come intervenire».
"Le dimissioni dei componenti del comitato scientifico del Piano strategico suggellano il totale fallimento della politica del Comune di Firenze nella programmazione dello sviluppo della città e del suo comprensorio".

A dirlo è il capogruppo Udc al Comune di Firenze Mario Razzanelli, che aggiunge: "Il fallimento del piano strategico dovrebbe far riflettere chi è alla guida della città. Firenze sta affondando ogni giorno di più e come ulteriore riprova abbiamo i dati trasmessi dalla Firenze Parcheggi, che parla di 50mila auto in meno nei parcheggi a pagamento nell'arco di sette mesi". "Si tratta di un fenomeno preoccupante, che attesta la progressiva perdita di importanza della città come polo di attrazione delle attività economiche - conclude Razzanelli -.

Siamo di fronte ad una città che soffre e che soffrirà ancora di più durante e soprattutto dopo la realizzazione della tramvia, che peggiorerà la situazione del traffico privato. Mi riferisco in particolare alla 'linea 3'. Ritengo indispensabile che i sostenitori di questo antiquato mezzo di trasporto riflettano sulle decisioni prese".

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