Franca Valeri ne Il giuocatore al teatro La Pergola

Redazione Nove da Firenze
Redazione Nove da Firenze
13 gennaio 2005 20:01
Franca Valeri ne <I>Il giuocatore</I> al teatro La Pergola

Da sabato 15 gennaio a domenica 23 gennaio, la Compagnia del Teatro Eliseo, con la partecipazione di Franca Valeri, presenta "Il giuocatore" di Carlo Goldoni, con Urbano Barberini, Paolo Bessegato, Barbara Di Bartolo, Pilar Abella, Antonio Cuccovillo, Fabrizio Bordignon, Daniele Ferrari, Fabio Rusca, Chiara Stoppa, Francesco Acquaroli, Alessandro Moser, scene e costumi Aldo Terlizzi, regia Giuseppe Patroni Griffi.
Un sodalizio che dura da anni quello tra Franca Valeri e Urbano Barberini. Insieme hanno attraversato la drammaturgia contemporanea presentando anche alla Pergola nelle scorse stagioni Mal di Madre e Possesso, e dopo l’esperienza di Blue Orange dove la Valeri dirigeva Urbano Barberini, entrambi si affidano ad un testo classico orchestrato da un maestro della scena come Giuseppe Patroni Griffi.

La scelta si è rivelata vincente: Franca Valeri è stata premiata nello scorso ottobre come miglior attrice non protagonista per la sua interpretazione di Gandolfa in occasione del premio ETI-Gli Olimpici del teatro 2004. Patroni Griffi si confronta con uno dei suoi autori preferiti in un testo quasi inedito, tanto da poter essere considerato oggi una novità: Il Giuocatore. Una delle "sedici commedie nuove" che Carlo Goldoni per sfida con il pubblico veneziano si impegna a scrivere sul finire del carnevale del 1750 in un anno.

Una commedia moderna e molto attuale basata sul vizio del gioco, con la quale Goldoni fa entrare nell’aria stagnante della laguna l’aria del mare aperto, dell’oceano, l’aria che nella seconda metà del Secolo dei Lumi circola in Europa e porta le risonanze di mondi nuovi e dei nuovi germogli delle libertà, strappando i veli dell’ipocrisia. Con questa commedia Goldoni si era proposto il compito di rappresentare un "teatro esemplare" che "svegliasse" dalla fascinazione del gioco. Molti i riferimenti autobiografici, Goldoni era un grande esperto del tavolo verde e frequentatore assiduo dei Ridotti, locali specifici per i vari tipi di gioco diffusissimi nella Venezia del Settecento.

Protagonista della commedia Florindo, che divorato dalla passione per il gioco perde tutto, i soldi, l’amore di Rosaura, le amicizie, e non esita a promettere di sposare la vecchia e ricca Gandolfa pur di avere i soldi per giocare ancora e continuare a sognare, come tutti i giocatori di ieri e di oggi, la "vincita favolosa" che gli permetterà di smettere di giocare. La moderna scenografia che unisce tradizione e innovazione e i costumi ispirati alla pittura di Hogarth sono firmati da Aldo Terlizzi.

A completare il cast una compagnia di giovani attori voluti da Patroni Griffi: Barbara Di Bartolo nel ruolo di Rosaura, Pilar Abella nel ruolo di Beatrice, Paolo Bessegato nel ruolo di Pantalone de’Bisognosi, Francesco Acquaroli nel ruolo di Arlecchino, e Fabrizio Bordignon, Daniele Ferrari, Antonio Cuccovillo, Alessandro Moser, Fabio Rusca, Chiara Stoppa.
Di seguito il commento del regista e dei protagonisti.
"Il giuocatore, questa commedia che ha attraversato un lungo sonno prima che io riuscissi a riportarla sulle scene, al punto di poter essere considerata oggi una novità, è secondo me da ascrivere al gruppo delle più belle del suo autore, e io da anni volevo metterla in scena incontrando la diffidenza di molti produttori, mancando essa del manierismo goldoniano con cui nei nostri teatri spesso si rappresenta il nostro grande scrittore.

Essa, finalmente, grazie allo spirito innovativo del nuovo Eliseo, ritorna alla sua sede naturale. Con Il giuocatore, Goldoni apre le sue finestre oltre l’aria stagnante della laguna, egli fa entrare nella sua casa l’aria del mare aperto, dell’oceano, l’aria che circola in Europa, e che aria, quella della seconda metà del Settecento, quella che raccoglie tutte le risonanze di mondi nuovi e di conseguenza di tutte le libertà, strappa i veli dell’ipocrisia, ed egli va ad unirsi, non tralasciando l’innato garbo, alla schiera del Laclos, degli Hogarth, soprattutto all’Hogarth della Carriera del libertino, dove qui, il protagonista Tom Rakewell sta a Hogarth come Florindo Aretusi sta a Goldoni.

Tom e Florindo sono appaiati verso la corsa alla loro rovina, ma mentre la causa principale di questa disfatta in Tom sono le donne, in Florindo è il gioco, e le donne sono quasi trascurate, così come in Tom giocano il loro ruolo anche le carte, ma marginale. E c’è una differenza sostanziale, la narrazione di Hogarth è composta da una serie di quadri stupefacenti sulla vita londinese di quel tempo. A questo proposito Hogarth scrisse: "Ho voluto comporre pitture su tela simili a rappresentazioni sulle scene; spero che vengano giudicate con lo stesso criterio; ho cercato di trattare il mio soggetto come un attore drammatico; il mio quadro è il mio palcoscenico, e attori sono uomini e donne che per mezzo di atti e gesti figurano una rappresentazione silenziosa".

Quanto di meglio per immergere il nostro giuocatore nel suo ambiente naturale e vederlo vivere in quell’aura libertina a cui l’ha destinato il suo creatore, mettendolo accanto ai protagonisti del Les liaisons dangereuses, anzi precedendone la creazione perché Il giuocatore è stato scritto prima, mentre è quasi contemporaneo alla rappresentazione pittorica del libertino di Hogarth. Aria del tempo, aria dello scatenamento del secolo dei lumi, quanto basta per posizionare Goldoni tra i grandi scrittori europei del Settecento.

Con questo non voglio dire che tutta la sua opera teatrale non bastasse a farlo ritenere tale, intendo sottolineare che con questo suo gesto anticonformista Goldoni ha fatto il suo passo decisivo. Tutto questo ho tenuto presente mettendo in scena la sua discussa opera con l’apporto geniale di costumi e scenografie ideati da Aldo Terlizzi, il quale non s’è privato di un’altra invenzione personale, come il voler far nascere il tutto da un unico disegno essenziale, moderno, privo di orpelli e manierismi, basato nella svolta dell’arte del Novecento, un po’ cubista, un po’ futurista." (Giuseppe Patroni Griffi)
"Non è da ieri che Patroni Griffi mi propone Gandolfa, come mi lusingo di affermare, una partecipazione necessaria alla realizzazione del progetto Il Giuocatore.

A me piace stare in scena dal primo segnale al sipario finale, ma questa è una partecipazione di lusso. Chi è Gandolfa che Goldoni ha fregiato di un nome che apre a un grande carattere? Una vecchia ricca e ottimista. Non c’è condizione migliore per una vecchiaia felice. Gandolfa, di fatto "fanciulla" (o signorina) come ama definirsi, stato al quale il malizioso dialogo goldoniano pone qualche dubbio, ha un principio valevole per i secoli, un principio che allevia i disagi della decadenza: i giovani coi denari si possono comprare. Meglio una vecchia ricca di una ragazzina spiantata. Non importa se il piano si realizzi o no. Probabilmente Goldoni, salve le convenzioni del suo tempo, non escludeva nel cinico gioco di questa sua particolare commedia il felice compimento della fanciullezza di Gandolfa. Valeva dunque la pena di darle voce." (Franca Valeri)
"L’approccio con Florindo è stato pessimo: è indifendibile, maldestro, arruffone, compulsivo, inaffidabile, forte con i deboli e debole con i forti, eticamente e moralmente una banderuola; è tutto ciò che non mi piace e mi ferisce della natura umana.

Nonostante questa premessa dopo qualche settimana di prove Florindo mi ha conquistato e non vedo l’ora di immergermi nella sua natura di pagliaccio tragico. Forse la magia sta nella verità con qui è stato scritto il personaggio lacerato dal conflitto tra una omologazione borghese (Rosaura, Pantalone e la dote, l’amante) e l’attrazione irresistibile per la "vertigine dell’assoluto", per la vittoria totale ("voglio acquistami un titolo, voglio comprarmi un feudo, fabbricarmi un palazzo magnifico e ammobiliarlo all’ultimo gusto, voglio farmi correre dietro da tutte le femmine della città"). Questa vittoria irraggiungibile, in nome della quale è disposto a fare ogni bassezza con il tormento tragico di un bambino che non riesce mai a diventare uomo, e perciò diventa un pupazzo in balia della propria natura viziosa, lo porta all’inevitabile distruzione.

Pagina dopo pagina, osservato da un mondo borghese immobile, Florindo si avvita in una spirale monologante che lo porta alla rovina in un delirio tragicomico." (Urbano Barberini)

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