Termovalorizzatore: se ne parla anche a Prato

Redazione Nove da Firenze
Redazione Nove da Firenze
08 dicembre 2004 12:20
Termovalorizzatore: se ne parla anche a Prato

A Prato il gruppo di valutazione consegna lo studio di fattibilità all’amministrazione comunale. Il gruppo di valutazione è coordinato da ASM Spa e composto da Gruppo CONSIAG, CONFARTIGIANATO, CNA, GIDA, UNIONE INDUSTRIALE PRATESE. Una ricerca durata qualche mese per analizzare l’impatto ambientale nell’area pratese, valutare le tecnologie disponibili, stabilire gli obiettivi, misurare la fattibilità dell’infrastruttura anche da un punto di vista economico. L'esito, visti gli attori è naturalmente positivo.

L’investimento ammonta a circa 110 milioni di euro. Vediamolo nel dettaglio:

Studio di fattibilità
L’amministrazione comunale ha incaricato ASM Spa di elaborare uno studio per valutare l’opportunità di realizzare un impianto per lo smaltimento dei rifiuti solidi urbani, rifiuti speciali, fanghi di depurazione con produzione di energia elettrica e termica. Questo allo scopo di redigere uno strumento strategico-decisionale da mettere a disposizione di tutti gli Enti locali dell’area e che contenga un’analisi sui vari aspetti tecnologici, ambientali ed economici sulla fattibilità dell’impianto.

Si tratta di uno studio discusso, elaborato e condiviso dal gruppo di valutazione, una sorta di contributo dei soggetti economici a chi deve decidere: Comune, Provincia, ATO. L’elaborazione vera e propria dello studio è stata affidata da ASM Spa al Consorzio Pisa Ricerche dell’Università di Pisa per le parti relative a normativa, pianificazione, tecnologia, scenari impiantistici e valutazione economico-finanziarie, mentre della parte sull’impatto ambientale si è occupata Società Ambiente Italia di Milano.



Flussi di rifiuti
I rifiuti da smaltire nella provincia di Prato sono urbani e assimilati che vengono trattati presso l’impianto di selezione e produzione Cdr, rifiuti speciali prodotti dalle aziende industriali e artigianali, e fanghi prodotti dal sistema di depurazione delle acque. L’impianto di selezione e produzione Cdr genera principalmente tre flussi: Cdr, prodotto secondo le specifiche richieste della normativa per poter essere inviato ad impianti di termovalorizzazione fuori provincia; frazione organica che viene inviata per una parte ad impianti di trattamento biologico situati fuori provincia, e per un’altra parte presso la discarica di Peccioli; sovvallo che viene smaltito presso la discarica di Peccioli o presso quella di Vaiano.

I fanghi provenienti dagli impianti di depurazione delle acque vengono inceneriti presso l’impianto di Baciacavallo e, per una residua parte, smaltiti in altri impianti fuori area. I rifiuti speciali vengono smaltiti attraverso un sistema di imprese private, fatta eccezione per una piccola quantità che viene trattata all’impianto di Cdr. Da un’analisi delle produzioni attuali dei rifiuti e dalle tendenze stimate e rispettando la filiera di trattamento dei rifiuti urbani indicata dal Piano provinciale, per i prossimi anni le quantità che potranno essere inviate al termovalorizzaore ogni anno sono: 73.500 tonnellate di Cdr da rifiuti urbani raccolti nell’area pratese (Piano provinciale 2010); 53.000 tonnellate di Cdr proveniente dall’area di Pisa (Piano provinciale 2010); 28.400 tonnellate di rifiuti speciali dell’area pratese (quantità attuale, solo la parte idonea al recupero energetico); 13.700 tonnellate di fanghi essiccati (quantità attuale).

Si tratta, complessivamente, di 168.600 tonnellate annue. Le quantità sono calibrate ad una percentuale di raccolta differenziata del 40%, così come previsto dal Piano provinciale in atto al momento dell’elaborazione dello studio.

Più energia, meno inquinamento
L’impianto produrrebbe molteplici benefici: la possibilità di chiudere il ciclo dei rifiuti a livello locale, costituendo così un’alternativa certa di smaltimento finale e un sistema di stabilizzazione ed ottimizzazione dei costi; la possibilità di usufruire dei ritorni economici derivanti dalla valorizzazione energetica del trattamento; la possibilità di abbattimento dei costi indotti non dovuti ad effettivi costi industriali di trattamento dei rifiuti ma legati alla movimentazione e al conferimento dei rifiuti in altri Ambiti, a volte molto distanti; la certezza di non caricare l’atmosfera di ulteriori emissioni inquinanti, potendo eliminare l’impianto di incenerimento dei fanghi e, nella prospettiva di un termovalorizzatore che oltre a produrre energia elettrica generi anche vapore, centinaia di caldaie attualmente utilizzate da industrie ed abitazioni.

In sostanza, le emissioni generate dall’impianto di termovalorizzazione sostituirebbero quelle attuali provenienti da impianti già esistenti e caldaie.

Impatto ambientale
Le nuove generazioni di impianti di termovalorizzazione consentono di minimizzare significativamente gli impatti. Basta pensare che, dell’investimento complessivo, circa 15 milioni di euro sono destinati ad un sistema che assicura l’abbattimento delle emissioni in aria di fumi. L’adozione degli standard tecnologici BAT – best available technology – permette di garantire concentrazioni delle emissioni inferiori – generalmente dimezzate – agli standard normativi della direttiva europea 76/2000, già più stringente delle attuali normative nazionali.

Gli impianti all’avanguardia sono dotati, inoltre, di meccanismi di rilevazione continua delle emissioni, dunque di un sistema di monitoraggio istante per istante che consente di tarare il processo di conseguenza.

Emissioni in atmosfera
L’incidenza delle emissioni attese del termovalorizzatore sulle emissioni totali della provincia, considerando la chiusura dell’impianto di incenerimento fanghi di Baciacavallo, è: PM10 (polveri fini) +0,2%, corrispondente alle emissioni connesse all’utilizzo medio di 5 tir in un anno; NOx (ossidi di azoto) +1,7%.

Inoltre, si ha una diminuzione netta di SOx (ossidi di zolfo) pari a 2,4%. Si tratta, per PM10 e NOx, di aggiunte poco significative che possono essere eliminate attraverso, per esempio, una politica di incentivi volti a rinnovare il parco caldaie delle aziende e delle civili abitazioni. Con l’utilizzazione del sistema cogenerativo, non soltanto si eliminerebbero le aggiunte di emissioni in atmosfera ma addirittura si ridurrebbe l’attuale livello di inquinamento. Esaminando le emissioni reali attese del termovalorizzatore e confrontando il quadro che si andrebbe a formare con la sostituzione di caldaie a metano, il bilancio mette bene in rilievo la diminuzione dell’inquinamento: -0,15 per le polveri, -29,12 per l’ossido di azoto, -3,15 per l’ossido di zolfo, 11,94 per l’ossido di carbonio.



Benefici energetici
Utilizzando fonti rinnovabili, l’impianto di termovalorizzazione produrrebbe annualmente 132.440 megawattora di energia elettrica, corrispondente a circa il 10% del fabbisogno dell’area pratese e, nel caso di produzione di vapore, sostituirebbe circa il 10% del consumo di metano annuo dell’intera provincia di Prato.

Benefici economici
Due i ritorni economici. Il primo: la certezza del costo di smaltimento dei rifiuti, l’eliminazione dei costi accessori legati a ecotasse, carico e trasporto dei rifiuti e del Cdr, e dei costi per far bruciare il Cdr negli impianti del Lazio e della Puglia.

Il secondo: i ricavi provenienti dalla vendita di energia elettrica e di vapore. Un dato di non poco conto, considerate le potenziali produzioni del termovalorizzatore (benefici energetici) e, dunque, la risposta in termini di fabbisogno. Il termovalorizzatore consentirebbe di procedere ad un abbattimento dei costi di smaltimento dei rifiuti – prendendo a riferimento il 2003 – di circa il 20%; percentuale destinata ad aumentare perché già nel 2004 il sistema di smaltimento ha subito un ulteriore incremento dei prezzi.



Investimento
Secondo una prima stima, l’investimento per l’impianto di termovalorizzazione ammonterebbe ad una cifra compresa tra i 105 e 115 milioni di euro. Il costo annuo di gestione si aggirerebbe intorno ai 14 milioni di euro, escluse le spese di ammortamento. I ricavi, derivati dalla vendita di energia elettrica e di vapore, sarebbero di circa 19 milioni di euro l’anno.

In evidenza