Sangiovese, figlio di Toscana

Redazione Nove da Firenze
Redazione Nove da Firenze
19 Novembre 2004 19:49
Sangiovese, figlio di Toscana

E’ quanto emerge dal II Simposio internazionale organizzato da Arsia (agenzia della Regione Toscana per lo sviluppo e l’innovazione in agricoltura) che si è concluso oggi a Firenze al termine di tre intense giornate di lavori, che hanno visto la partecipazione del gotha della ricerca internazionale e di un gran numero di operatori del settore vitivinicolo (oltre 250 le presenze ai lavori).

La “toscanità” del Sangiovese, il vitigno più diffuso in Italia e nel mondo, risulta rafforzata anche a seguito della scoperta dei suoi “genitori” emersa come primizia mondiale proprio nel corso del Simposio.

Ne è convinto un’autorità come il professor Mario Fregoni, titolare della cattedra di viticoltura alla “Cattolica” di Piacenza. Il Ciliegiolo – ricorda Fregoni - identificato come “papà” del Sangiovese, è un antico vitigno della Toscana, dove ancora oggi ne vengono coltivati 800 ettari. Ma Calabrese – aggiunge – è un antico nome del Sangiovese, dunque anche la “mamma” ha un’origine quantomeno etrusca. Continuando nella ricerca degli antenati del Sangiovese, il professor Fregoni giunge alla “vitis silvestris” come probabile bisnonna.

Ma questa – conclude- che è la più probabile antenata sia del Ciliegiolo, che del Calabrese, è ancora oggi importante patrimonio della Toscana, ed in particolare della Maremma.

Se i risultati della ricerca più avanzata sembrano confermare il Sangiovese come “figlio” caratteristico della Toscana, la storia e il rinnovato interesse del mondo produttivo negli ultimi anni confermano l’importanza strategica di questo vitigno per il vino “made in Tuscany”.

La conferma è venuta dalla relazione del professor Antonio Calò (Consiglio per la ricerca e la sperimentazione in agricoltura) che ha ricordato la diffusione storica del Sangiovese in Toscana, dove per tutto l’800 e fino ai primi del ‘900 era chiamato Sangioveto.

Riportando i dati sulle nuove piantagioni dal 2001 in poi, Calò ha poi rivelato come siano ormai 3000 all’anno i nuovi ettari di Sangiovese piantati in Italia. Un dato notevolissimo – ha sottolineato – che porterà a circa 100 mila gli ettari di Sangiovese nell’arco di 30 anni. La Toscana si pone di gran lunga in testa, con oltre 1500 nuovi ettari all’anno, e l’Emila Romagna a circa 700. Un raffronto: fino a 5 anni fa erano 1000 in totale i nuovi vigneti reimpianati in Toscana, oggi sono 1500 solo di Sangiovese.

Nel corso delle tre giornate di lavori, concluse con una interessante tavola rotonda fra imprenditori della filiera vitivinicola ricercatori ed enologi, sono stati analizzati i più diversi aspetti relativi sia alla coltivazione, che alle caratteristiche dei vini ottenuti dal sangiovese, sia alla comunicazione e al marketing.

Aperto alla presenza dell’assessore regionale all’agricoltura, Tito Barbini, il Simposio è stato concluso dall’Amministratore dell’Arsia, Maria Grazia Mammuccini, che ha espresso grande soddisfazione per un bilancio altamente positivo del Simposio stesso.

Mammuccini ha sintetizzato in tre ordini di motivi la soddisfazione per la riuscita del simposio, i cui risultati saranno al più presto pubblicati e messi a disposizione di tutti gli operatori. Il primo motivo di soddisfazione – ha detto Mammuccini – sta nella grande partecipazione, che ha visto la presenza di molti giovani, provenienti dalla Toscana e dall’Italia, ma anche da molti paesi stranieri. Il secondo sta nell’altissima qualità dei lavori presentati. Il terzo – ha concluso – mi pare di coglierlo in un dato che ritengo del massimo interesse e che mi fa registrare oggi una importante coincidenza fra i risultati della ricerca e dell’analisi scientifica e i temi di cui è portatore il mondo produttivo.

Questa sinergia è strategica – ha concluso Mammuccini – per le Istituzioni pubbliche, come l’Arsia, che ha come obiettivo proprio quello di fare da tramite fra il mondo della ricerca e quello della produzione. Oggi questi due mondi hanno mostrato, proprio qui, al Simposio sul Sangiovese, di saper lavorare in sintonia. E questo, credo, sarà di strategica importanza per il futuro. (lp)

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