Al momento del blackout di domenica solo un terzo delle centrali erano in funzione
Il diritto al risarcimento al punto 3.4.3 della Carta del servizio elettrico

Redazione Nove da Firenze
Redazione Nove da Firenze
01 ottobre 2003 08:32
Al momento del blackout di domenica solo un terzo delle centrali erano in funzione<BR>Il diritto al risarcimento al punto 3.4.3 della Carta del servizio elettrico

Ciò è dovuto al fatto che le aziende che gestiscono la produzione di energia elettrica tengono gli impianti spenti in base a puri calcoli di convenienza economica; non essendo più un servizio pubblico decidono in piena libertà quando e quanta energia produrre.
La politica della privatizzazione del sistema elettrico italiano, partorita dal governo di centro sinistra con i Decreti Bersani e D’Alema e perseguita dall’attuale governo, senza regolamentazione, ha causato la contemporanea chiusura, per ristrutturazione, di numerose centrali di produzione (Sermide, Chivasso, Brindisi, Napoli, ecc..), provocando così i presupposti che ci hanno portato al blackout di sabato notte.
Si cerca in tutti i modi di fuorviare dalle vere problematiche, proponendo soluzioni “alternative” quali il carbone o il nucleare perché “economicamente vantaggiose”, o ricorrendo alla regionalizzazione e, quindi, ad un ulteriore tipo di spezzettamento della rete elettrica.

Il tutto condito dalla ciliegina sulla torta rappresentata dalla proposta di costruite nuove centrali elettriche, che è un privilegio riservato ai privati in quanto il decreto di riassetto elettrico impedisce all’Enel di aumentare il suo peso sul mercato.
La realtà dei fatti è:
· che l’Italia, di notte, dipende quasi esclusivamente dalla importazione di energia estera per permettere ai privati risparmi, sia energetici che occupazionali. Negli ultimi anni il livello occupazionale è sceso di oltre 40.000 unità;
· che il governo Berlusconi non ha finora autorizzato il gestore della rete nazionale (GRTN) a mettere in circolo le migliaia di megawatt prodotte ed inutilizzate (circa 11.000);
· che le fonti alternative proposte, carbone e nucleare, non sono così economiche come ci vogliono far credere;
· che non abbiamo bisogno di nuove centrali elettriche;
· che abbiamo bisogno di un totale risanamento sia delle centrali esistenti che dei sistemi di produzione e di trasmissione riunificando la loro gestione sotto il totale dominio pubblico.
La liberalizzazione e la privatizzazione del mercato energetico hanno prodotto una disarticolazione di tutto il sistema elettrico, spostando l’obiettivo vero che è quello dell’erogazione di un servizio pubblico essenziale ad un interesse privato e, quindi, proiettato esclusivamente al profitto.

Sosterranno l'eccezionalità dell'evento e altri cavilli, ma è importante far sentire la voce perché sia chiaro che molta parte della società italiana desidera una gestione energetica nuova, pulita, intelligente.

Ebbene, non ci paghino il rimborso, ma con i soldi risparmiati si incominci a pensare a un nuovo modo di produrre e gestire l'energia in questo paese. Possiamo pensare a una rete elettrica piu' efficiente dove ognuno possa produrre e rivendere energia, e dove le fonti alternative abbiano un ruolo centrale? La risposta è "si". Ci sono le tecnologie, da anni ormai, e ne sono prova i tanti esempi in giro per il mondo di produzione pulita e condivisa di energia elettrica. Il black out del 28 settembre 2003 fornisce gia' all'attuale classe politica un forte alibi per costruire obsolete e inquinanti centrali termoelettriche, senza fare il minimo accenno alle energia rinnovabili e, soprattutto, a politiche indirizzate a una riduzione dei consumi.

Nel frattempo noi cittadini possiamo farci valere rivendicando ciò che ci spetta ed organizzandoci per non subire ancora danni.

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