Geotermia: la VI Commissione regionale chiede revisione del piano industriale EnelGreenPower

Redazione Nove da Firenze
Redazione Nove da Firenze
17 febbraio 2003 19:31
Geotermia: la VI Commissione regionale chiede revisione del piano industriale EnelGreenPower

Il piano industriale di EnelGreenPower per la geotermia in Toscana è da rivedere e se non verrà modificato in aree come l’Amiata potrebbe verificarsi anche la revoca delle concessioni per lo sfruttamento dei ‘soffioni’. Questo l’indirizzo assunto dalla Commissione ‘Territorio e Ambiente’ del Parlamento toscano all’inizio dell’audizione a cui, nella mattinata odierna, hanno partecipato i vertici dell’Arpat, delle Asl di Siena, Grosseto e Pisa e della società EnelGreenPower specializzata nello sfruttamento delle risorse energetiche rinnovabili.

“La sicurezza e la tutela ambientale rappresentano obblighi di legge –ha dichiarato Sirio Bussolotti, presidente della VI Commissione- che devono venire prima di qualunque piano industriale. Per ricostruire il rapporto di fiducia con le popolazioni residenti nelle aree geotermiche della Toscana –ha continuato Bussolotti- bisogna ripartire dall’obiettivo della piena trasparenza e dalla pubblicità dei dati sull’intero processo produttivo messo in atto per lo sfruttamento di questi giacimenti”.

Dalla geotermia, in Toscana, oggi si ricavano 700 megawatt di energia, pari al 23% dei consumi regionali, con 1.300 unità lavorative impiegate. Dall’audizione il punto di maggiore criticità è apparso quello dell’Amiata, dove l’intera classe dirigente, dalle categorie economiche ai sindacati, dagli intellettuali agli amministratori locali di maggioranza ed opposizione si sono pronunciati per la dismissione degli impianti autorizzati per una potenza di 88 megawatt l’anno. “La geotermia non è più strategica per l’Amiata –ha detto Alessandro Starnini, consigliere regionale dei Ds-, perché lo sviluppo di quest’area va in direzione opposta, legata alla montagna e dei suoi prodotti.

Certo occorre conservare il rapporto di fornitura di energia e calore dell’Enel alle serre di Floramiata, ma assieme bisogna valutare se esistono o meno le condizioni per ricostruire la ‘sostenibilità’ degli impianti geotermici. Obiettivo –ha concluso- è superare questa contradizione, sapendo che la Regione Toscana può lavorare anche ad approvvigionamenti energetici alternativi”. Nell’audizione, dall’ingegnere Sandro Fontecedro (responsabile energia rinnovabile di EnelGreenPower) c’è stata un’apertura della società, sull’esempio di quanto realizzato per la tutela ambientale nell’impianto di Bagnore 3 nel versante grossetano dell’Amiata.

“Le richieste della Regione –ha detto Fontecedro- possono essere valutate in un accordo che preveda la realizzazione contestuale dell’intero pacchetto della manutenzione dei pozzi e della ristrutturazione degli impianti in linea con la tutela della salute e dell’ambiente, purché vi sia una redditività per la nostra società. Mantendo la medesima potenza ogni lavoro potrà essere rigidamente controllato”. L’incontro della mattina è servito anche per prendere visione dei risultati della prima serie di ricerche nelle aree geotermiche su: qualità dell’aria, controllo delle emissioni, biomonitoraggio e verifiche epidemiologiche.

I risultati, anche se con qualche sporadico dato superiore alla media, sono tranquillizzanti. Però, per avere certezze sulle ricadute a tempi lunghi, occorrerà continuare le ricerche. L’audizione prosegue oggi con i Sindaci dei Comuni coinvolti e con i Presidenti di Comunità Montane e Province di Siena, Grosseto e Pisa.
In Toscana non si era mai visto un fronte così unito contro la gestione geotermica di EnelGreenPower, come quello dimostrato durante l’audizione odierna alla VI Commissione del Consiglio regionale dai Sindaci dei Comuni interessati e dagli amministratori delle Province di Siena, Grosseto e Pisa.

Le prime analisi dell’Arpat e delle Asl, da una parte, non hanno confermato che l’inquinamento dovuto ai ‘soffioni’ sia nocivo per l’uomo, dall’altra parte, però, hanno dimostrato sia l’assenza di biodiversità attorno alle centrali elettriche, sia la presenza di arsenico nell’organismo di un campione di abitanti di Abbadia San Salvatore. Da qui la richiesta del presidente della Commissione ‘Territorio e ambiente’, Sirio Bussolotti, di intensificare gli studi per capire se vi sia anche una connessione con il precedente inquinamento dovuto alle miniere di mercurio dimesse sull’Amiata.

Ma la novità sostanziale è il secco no dei Sindaci di Piancastagnaio, Abbadia San salvatore, Arcidosso, Santa Fiora, Pomarance, Monterotondo Marittimo a continuare come adesso lo sfruttamento della risorsa geotermica. Pronunciamenti che puntano ad impegnare la Regione Toscana per la costruzione di un nuovo modello di sviluppo per quei territori. All’audizione odierna, oltre a Bussolotti e Starnini, erano presenti anche i consiglieri Erasmo D’Angelis (Margherita)ed i Ds Loriano Valentini e Alfonso Lippi.

Negli interventi la sintesi del malessere delle popolazioni che gravitano attorno a pozzi, centrali, trivellazioni finalizzate allo sfruttamento dell’energia geotermica. Walter Vinciarelli (Sindaco di Piancastagnaio): “La proposta del piano industriale dell’Enel è una provocazione. Se non si cambia a Piancastagnaio la geotermia non si fa più. L’azienda si scordi nuovi pozzi e vapordotti, noi chiediamo la dismissione graduale e controllata. Inoltre, se la Regione non ci appoggerà in questa battaglia ci sarà il rischio di un grave scontro istituzionale”.

Maurizio Bernardini (Sindaco di Castelnuovo val di Cecina): “La geotermia è anche incentivata da risorse pubbliche. Perciò i problemi nascono per colpa di chi l’ha gestita in questi anni. L’Enel ha guadagnato e non ha fatto gli investimenti necessari per salvaguardare i territori da quanto di negativo produce la geotermia. Bisogna cambiare la politica di ‘realizzo’ dell’Enel, che nel settore ha ‘dismesso’ anche 300 operai negli ultimi anni”. Decoro Bisconti (Sindaco di Abbadia San salvatore): “Noi negli anni ’80 dicevamo ‘Sì alla geotermia a determinate condizioni’.

Le faraoniche promesse non sono state mantenute dall’Enel, che si è caratterizzata per una totale chiusura. Adesso abbiamo capito che il modello di sviluppo geotermico non va bene per l’Amiata, che punta alla sostenibilità ambientale, anche perché i nostri ‘soffioni’ hanno caratteristiche chimico fisiche diverse da quelli di altre zone: qui si emette anche mercurio, arsenico, acido solforico”. Rita Bramerini (Assessore Provincia di Grosseto): “La nostra provincia ha due giacimenti geotermici con ciascuno il suo sviluppo.

A nord Pontieri e Monterotondo c’è ancora uno spazio di manovra purché siano veri i controlli sulla salute dei cittadini ed avvenga una piena compartecipazione con gli enti locali nella gestione degli investimenti. Sull’Amiata, invece, non è più prevista una strategia economica legata alla geotermia. Alla Regione chiedo anche di farsi carico di appositi studi sull’interferenza tra sfruttamento geotermico e bacini idrogeologici per non far correre rischi all’approvvigionamento delle acque”.

Luigi Vencia ((Sindaco di Santa Fiora): “Non vogliamo essere subalterni all’Enel. Si è rotto il meccanismo della fiducia e per prima cosa dobbiamo salvaguardare il territorio della montagna. Solo con forti pressioni siamo riusciti a far chiudere due centrali a Bagnare e far investire Enel sulle tecnologie antinquinamento a Bagnare 3”. Graziano Pacini (Sindaco di Pomarance): “E’ essenziale avere investimenti finalizzati sia allo sfruttamento civile ed industriale del teleriscaldamento, sia alla maggiore occupazione nel settore.

Enel ci aveva promesso 1.500 occupati, invece l’accordo non è stato rispettato. Ma non sono accettabili i ricatti sulle garanzie ambientali. Alla Regione Toscana chiedo anche di impegnarsi nella richiesta di aumento della quota del contributo Enel ai Comuni e di lavorare assieme per realizzare a maggio il convegno sulla ‘ricerca in geotermia’, che negli ultimi anni è stata abbandonata dall’azienda”. Giorgio Frequenti (Consigliere comunale di Monterotondo Marittimo): “Tutti assieme dobbiamo valutare le due ipotesi: la geotermia è incompatibile con il territorio oppure è la gestione Enel della geotermia che è incompatibile con il desiderio dei cittadini? Propendo per la seconda ipotesi, perciò ci dobbiamo unire per chiedere un interlocutore serio ed affidabile ed in questo senso dobbiamo avere come garanti la Regione Toscana ed il Governo”.

Attilio Marino (Sindaco di Arcidosso): “Noi non abbiamo centrali geotermiche, ma respiriamo i fumi di quelle vicine. In questo decennio ho sentito tante promesse, ma adesso il tempo è scaduto. L’Amiata deve affrontare la soluzione di problemi relativi a impatto ambientale, prevenzione dei terremoto, tutela delle acque, sviluppo compatibile. Questo ci chiedono io cittadini e questa volontà io devo rappresentare”. Giovanni Alessandri (Presidente Comunità Montana Amiata Grossetana): “Abbiamo trovato un nuovo modello di sviluppo basato su ambiente, turismo, centri storici, prodotti agroalimentari di qualità.

Tutto ciò è incompatibile con queste gestione delle centrali geotermiche”. Francesco Gherardini (Presidente Comunità Montana Val di Cecina): “Una risorsa non è buona o cattiva. Questa vale il 23% del consumo energetico regionale, tanto petrolio risparmiato e programmi sicuri. Tutti dati macroeconomici che vanno letti assieme per trovare una soluzione. Erve una svolta radicale nei rapporti con l’Enel per una vera sostenibilità ambientale”. Alessandro Piccini (Assessore all’ambiente Provincia di Siena): “In 10 anni i troppi cambiamenti societari della compagnia elettrica hanno fatto male alla geotermia.

Sono mancati interlocutori seri e stabili. L’azienda non ha saputo dare risposte neppure dopo i gravi incidenti alle abitazioni sull’Amiata. Da lì anche l’inizio di un dubbio sul legame tra rischio sismico e sfruttamento geotermico”. Lorenzo Avanzati (Presidente Comunità Montana Amiata Senese): “I 14 punti previsti dall’accordo Regione Toscana/Enel sono adempimenti irrinunciabili. La sicurezza dei cittadini e dell’ambiente non può più essere messa in discussione”.

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