Presentati i dati del censimento agricoltura 2000: agricoltori più imprenditori

Redazione Nove da Firenze
Redazione Nove da Firenze
19 giugno 2002 08:12
Presentati i dati del censimento agricoltura 2000: agricoltori più imprenditori

FIRENZE Diminuiscono le aziende agricole toscane: rispetto a dieci anni fa sono 9.869 in meno. E diminuice pure la superficie agricola: si sono persi oltre 149 mila ettari. Ma il dato si inserisce all’interno di quel rafforzamento della qualità, a scapito della quantità, che accompagna tutto il settore già da alcuni anni. E’ la prima fotografia che esce dal quinto censimento dell’agricoltura, che si è svolto in tutta Italia ad ottobre del 2000 (mille, solo nella nostra regione, sono stati i rilevatori impegnati) e di cui ora sono disponibili i dati definitivi.

La Toscana è la seconda Regione, in questi giorni, ad illustrarli.
Identikit
L’azienda tipo toscana misura poco più di undici ettari (11,64 per la precisione), ma ne utilizza per uso agricolo solo 6,35. Dati quasi identici a quelli di dieci anni fa. La coltivazione più diffusa è quella dei seminativi (praticata dal 67,9 per cento delle aziende sul 63 per cento di terreni utilizzati). Ma è anche quella che dal 1990 ha subito la maggiore flessione: le aziende sono il 16,7% in meno.

E’ tuttora diffusa anche la coltivazione delle piante da legno (presenti nel 75,7 % delle aziende). Ma sono soprattutto le imprese olivicole (+11,9%) e la superficie occupata dagli olivi (+9,1%) a crescere. I terreni viticoli sono invece diminuiti del 17,3 per cento rispetto al 1990 (di meno le aziende, indice di una maggiore concentrazione). La flessione non interessa però le produzioni di qualità: le aziende che producono Doc e Docg sono infatti aumentate del 49,8 per cento, le viti che servono a produrre quei vini occupano un 21,6 per cento di territorio in più mentre è diminuita del 44 pe rcento la superficie destinata alla produzione di altri vini.

Triplicati gli alberi da frutto.
Numeri ed avvertenze
Sono 139.872 le aziende agricole, zootecniche e forestali che nel 2000 operavano in Toscana: tutte assieme coprivano un territorio di 1.627.461,27 ettari, il 71 per cento della regione (contro il 77% del 1990). Molte micro-aziende, tant’è che sono ben 63.544 (il 45,4%) quelle con meno di un ettaro di superficie utilizzata. Se si considerano fino a 5 ettari, la quota sale al 76,3%. Quando l’Istat parla di aziende non intende però le imprese (quelle iscritte alla Camera di Commercio, che sono 52 mila).

Nella definizione adottata dall’Istituto nazionale di statitica e comune a tutta Europa sono compresi di fatto anche i poderi della casa di campagna, abitata solo nel fine settimana e coltivati quasi per passatempo: appezzamenti inferiori molte volte al mezzo ettaro. Bastano pochi olivi od un filare di vite. E sotto questa misura (almeno in viticoltura) non si tratta certo di imprese. I terreni effettivamente utilizzati sono pari a 857.698,79 ettari (-6,2 per cento nel 1982, - 6,3 per cento nel 1990, -7,5 per cento nel 2000) e la loro diminuizione in termini percentuali – l’unica eccezione, per le ridotte dimensioni, è Prato (+10,20%) - è dovuta in buona parte alla contrazione dei prati permanenti e dei pascoli (-18,6%), dei seminativi (-5,2%) e delle coltivazioni legnose (-4,8%).
In dieci anni, dal 1990 al 2000, le aziende agricole toscane sono quindi diminuite del 6,6 per cento (-8,7% nel 1982, -8,6% nel 1990): a farne le spese sono state soprattutto le aziende più piccole, tra i 2 e i 20 ettari.

Andamento analogo, nell’arco di trent’anni, ha seguito la superficie agricola (-6,1 per cento nel 1982, -4,7 per cento nel 1990). Le maggiori perdite si registrano a Lucca, Massa Carrara, Prato e Firenze. Arezzo è l’unica provincia con il segno positivo. Le aziende più grandi si trovano invece a Siena e Grosseto, seguite dalla provincia fiorentina: le più piccole a Pistoia, Lucca e Massa Cararrara. Aziende e superfici sono comunque attribuite al comune dove sorge il centro aziendale: ci possono quindi essere terreni assegnati a comuni diversi da quelli dove geograficamente sorgono (a volte anche a province o a regioni diverse).
Coltivazioni a vite
Sono 53.796 le aziende che coltivano la vite in Toscana.

Ma sono poco più di 3000 quelle che detengono il 65% di tutte le superfici a vite della regione: in tutto 58.500 ettari, pari al 6,8 per cento dell superficie agricola utilizzata. E ad esclusione delle province di Siena, Firenze e Grosseto, oltre il 50 per cento delle aziende possiedono una superficie vitata inferiore a 30 are. Le province a maggiore vocazione viticola sono Firenze (30,3 per cento del totale della superficie a vite della Toscana) e Siena (29,7%), seguite da Arezzo (12%) e Grosseto (10%).

Le Doc sono 34 (ed altre quattro stanno per arrivare), le Docg cinque. Quasi 14 mila ettari, il 23 per cento dell’intera superficie vitata, sono coltivati con metodi di produzione compatibili con la tutela dell’ambiente: il 20,9 con metodi integrati ed il 2,7 per cento con coltivazioni biologiche.
Olivi
Le aziende olivicole in Toscana sono 78.979, gli olivi occupano 97 mila ettari (l’11,3% della superficie agricola utilizzata). Le province a maggiore vocazione son Firenze (27,8 per cento della superficie ad olivo della Toscana), Grosseto (16,4%), Siena (14,5%) e Arezzo (12,1%).Poco meno di 18 mila ettari sono destinati alla produzione di olivo di qualità.

Predominano le aziende a conduzione diretta. Le aziende a conduzione diretta continuano a prevalere: sono 134.812 aziende, pari al 96,4 per cento del totale. 127.753 (il 91,3 per cento, contro il 93,5 nel 1990) utilizzano invece solo manodopera familiare.
Un terzo delle aziende in rosa
Il 30 per cento delle aziende agricole con conduttore vedono sul ponte di comando una donna: in tutto occupano 172 mila ettari, pari al 20 per cento del totale regionale. La dimensione media delle imprese è di 7,4 ettari: un po’ meno rispetto alle aziende agricole nel loro complesso, che è 11,64.

Rispetto al 1990 le aziende “in rosa” sono comunque aumentate del 12,7 per cento e tra i conduttori con meno di 36 anni sono il 20,3% in più.
Boschi
Le aree boschive, guardando il censimento, diminuiscono: occupano il 40,2% della superficie totale delle aziende, con una flessione del 7,55 rispetto a dieci anni fa. In particolare boschi cedui e fustaie sono diminuiti del 9 per cento (60 mila ettari in meno), mentre sono rimaste pressoché invariate macchia mediterranea e pioppeti. La riduzione in realtà è amplificata dall’uscita dal campo di osservazione del censimento di alcune grandi aziende forestali convertite negli anni Novanta in aree protette.

Non sono in effetti stati considerati i boschi che sorgono al di fuori delle proprietà delle aziende agricole nè all’interno di parchi. Con questa premessa la Toscana rimane una delle regioni più “verdi” d’Italia.
Allevamenti
Nel 2000 le aziende agricole che allevavano bestiame erano 49.805, pari al 35,6 per cento del totale. Sono il 30 per cento in meno rispetto al 1990, ma la contrazione ha interessato esclusivamente le aziende sotto i venti ettari e per lo più l’allevamento di suini (-54%) e bovini (-46%).

Sopra la soglia dei venti ettari le aziende allevatrici sono al contrario aumentate. L’allevamento più diffuso è quello avicolo (praticato dall’84,7% delle aziende allevatrici, con poco meno di 3,5 milioni di capi). Seguono i suini (11%, 172 mila capi), i bovini (10%, 103.000 capi) e gli ovini (9,3%, 555 mila capi).
“Le aziende agricole e le superfici coltivate si sono sensibilmente ridotte anche nella nostra regione. La tendenza è generale: le aziende meno strutturate e con minor propensione all’ammodernamento, pure in agricoltura, vengono progressivamente marginalizzate.” E’ il primo commento dell’assessore Tito Barbini sulla fotografia che ci consegna il quinto censimento dell’agricoltura.

“Ma ci sono tre aspetti - prosegue - che ci fanno guardare a questi dati senza particolare preoccupazione. Il primo è il rinnovamento generazionale e la crescente presenza delle donne a capo delle imprese: in dieci anni sono aumentate quasi del 13 per cento e tra i conduttori con meno di 36 anni sono ben il 20,3 % in più. Il secondo aspetto è la crescita della produzioni di qualità, per cui una gestione imprenditoriale è indispensabile. Il terzo dato che ci fa ben sperare è la vastita delle aree boscate, che mantiene la Toscana ai primi posti tra le regioni più “verdi” d’Italia.

E tra le aree censite, è bene ricordarlo, non figurano i boschi che non fanno parte di aziende agricole, né quelli all’interno di parchi”. “Passare alle produzioni garantite da un disciplinare – spiega Barbini - presuppone investimenti, piani aziendali, rispetto delle regole. In Toscana l’agricoltura di qualità cresce e crescono le produzioni biologiche o legate ai prodotti col marchio. E l’attenzione dei consumatori e la richiesta in ascesa di prodotti agricoli con sempre maggiori informazioni ci stimola a proseguire lungo questa strada.

Quanto alle viti è presumibile che dopo il 2000 siano tornate ad aumentare, visto che il nostro piano di ristrutturazione e riconversione dei vigneti, con incentivi anche finanziari, è stato attuato dopo le rilevazioni dell’Istat”.
La statistica fornisce dati sicuramente interessanti. Ma può essere anche una chiave di lettura importante del territorio, in grado di orientare le politiche di sviluppo per il futuro. “Le modalità adottate per l’effettuazione del quinto censimento dell’agricoltura – sottolinea l’assessore al sistema informativo regionale, Carla Guidi - costituiscono un esempio positivo di cooperazione tra tutte le componenti di un sistema più vasto e a più livelli.

Nell’operazione sono stati infatti coinvolti gli uffici dell’Istat e il coordinamento delle strutture statistiche regionali, ma anche gli uffici di statistica della Regione e degli enti locali, le strutture tecniche dei diversi assessorati all’agricoltura e delle organizzazioni di categoria”. “L’obiettivo comune – prosegue - è quello di avere archivi aggiornati ed efficienti, coerenti e confrontabili tra di loro. Nei prossimi mesi prenderanno il via studi ed ulteriori approfondimenti, con il coinvolgimento di altri soggetti”.


“Nei prossimi giorni – conclude Barbini – presenteremo inoltre il consueto rapporto annuale sull’economia agricola toscana. In quella sede potremo completare la valutazione sullo stato dell’agricoltura toscana, di cui oggi registriamo alcuni elementi strutturali, aggiungendo rilevazioni congiunturali”.

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