Lavoro nella Pubblica amministrazione per i cittadini extracomunitari
Dibattito in Consiglio provinciale

Redazione Nove da Firenze
Redazione Nove da Firenze
07 maggio 2002 16:32
Lavoro nella Pubblica amministrazione per i cittadini extracomunitari<BR>Dibattito in Consiglio provinciale

7 maggio 2002 - Sono state respinte dalla maggioranza di Centrosinistra e da Rifondazione comunista due mozioni presentate da Alessandro Corsinovi (Ccd) ed Enrico Nistri (An) relative alle norme del Regolamento degli Uffici e dei Servizi della Provincia che consentono anche agli extracomunitari senza cittadinanza italiana di poter essere assunti dall’Ente. Si faceva riferimento all’articolo 23 del Regolamento che prevede nella costituzione dei rapporti di lavoro da parte della Provincia quanto segue: “Per la costituzione di rapporti individuali di lavoro sono richiesti i requisiti generali: essere cittadini italiani, cittadini di uno degli Stati membri della Unione Europea, cittadini di Stati non appartenenti agli Stati europei regolarmente soggiornanti sul territorio nazionale ai sensi del D.

Lgs 286/1998, fatte salve le eccezioni di cui al Decreto del Presidente del Consiglio dei Ministri 7 febbraio 1994. Gli stranieri devono, inoltre, godere dei diritti civili e politici negli Stati di appartenenza o provenienza e avere adeguata conoscenza della lingua italiana. Ai sensi dell’art. 38 del D. Lgs. 165/2001 gli stranieri non possono accedere alle procedure selettive relative ai profili del Corpo di Polizia Provinciale, in quanto profili comportanti esercizio diretto di pubblici poteri”.

Secondo la Casa delle Libertà l’art.23 del Regolamento non rispetta il dettato costituzionale (articolo 51) e pertanto deve essere rivisto. Per Alessandro Corsinovi (Ccd) “la legge stabilisce che per essere dipendenti pubblici ci deve essere la condizione indiscutibile e irrinunciabile dell’essere cittadino italiano”. La norma pertanto deve essere rivista perché “palesemente illegittima”. Enrico Nistri (An) ha spiegato che “esistono diritti che non possono essere estesi erga omnes perché non riguardano diritti universali dell’uomo ma diritti specifici del cittadino di una determinata comunità nazionale” o anche internazionale (nel caso specifico l’Italia appartiene all’Unione Europea).

La giunta provinciale avrebbe rivelato una “palese ignoranza del diritto pubblico”. Meglio allora un atto di ripensamento anche “per rispettare gli extracomunitari che potrebbero essere illusi dalla possibilità di potere ottenere una sistemazione lavorativa all’interno della Provincia di Firenze”. “Fa parte della nostra impostazione politica e amministrativa declinare li principio delle pari opportunità nella sua accezione più ampia – ha replicato l’assessore al personale Massimo Masi - Quello che abbiamo fatto è stato leggere e interpretare le norme non solo di carattere interno ma anche di diritto internazionale”.


Gianni Panerai (Ds) ha elogiato il fatto che la giunta abbia cercato “nelle pieghe della legislazione vigente la possibilità di soluzioni positive per un armonico inserimento nella nostra società di extracomunitari”. Tuttavia, ha attaccato Pier Giuseppe Massai (An), “un regolamento non può cambiare una norma costituzionale”. Si invocherebbe la Costituzione, secondo Rosa Barone (Ds), per nascondere ciò che realmente ispirerebbe i proponenti le mozioni e cioè che “i lavoratori stranieri non hanno gli stessi diritti dei lavoratori italiani”.

Su questa linea anche Massimo Marconcini (Ds) che ha criticato l’uso che la Casa delle Libertà farebbe della Costituzione “considerata spesso come qualcosa che non ha giurisdizione”. “Il problema è come si opera all’interno delle leggi – ha detto Fabio Filippini (Forza Italia) - Conta la chiarezza e il rispetto delle norme”. Ma la posizione della Giunta è “solida anche da un punto di vista formale – ha replicato Sandro Targetti (Rifondazione comunista) – La Giunta ha compiuto una scelta positiva e da incoraggiare.

Non si capisce perché agli extracomunitari si possano proporre solo lavori umili”.
Carlo Bevilacqua (Forza Italia) ha attaccato la norma del Regolamento e le posizioni illustrati dai consiglieri di Centrosinistra e di Rifondazione. In particolare non si è voluto cogliere “il ruolo del dipendente della pubblica amministrazione. Esiste un rapporto di fiducia intensa da parte della comunità nei confronti del pubblico dipendente, che non può che essere un cittadino della stessa comunità e quindi un cittadino italiano”.

Massimo Matteoli (Ds) ha però ricordato che “la legge stabilisce parità di trattamento sul lavoro tra cittadini italiani e cittadini extracomunitari”. “Si fanno processi alle intenzioni – ha detto per parte sua Alessandro Giorgetti (An) - Le amministrazioni locali di Centrosinistra si arrogano diritti che sono penalizzanti per i cittadini italiani e per i cittadini onesti”. Su un altro piano la posizione di Eugenio D’Amico (Rifondazione comunista): “Le mozioni presentate – ha detto – sono socialmente e culturalmente anticostituzionali.

Bene ha fatto la Giunta ad accogliere nel Regolamento la problematica degli extracomunitari”. Quelle della Casa delle Libertà, secondo Pasquale De Luca (Margherita) sono “posizioni particolarmente chiuse e che non hanno niente a che vedere con il pensiero liberale”.

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