S'io fossi foco: il fuoco della lingua toscana al Teatro Rifredi

Redazione Nove da Firenze
Redazione Nove da Firenze
30 novembre 2001 10:59
S'io fossi foco: il fuoco della lingua toscana al Teatro Rifredi

Da venerdì 30 novembre a domenica 2 dicembre e venerdì 7 e sabato 8 dicembre ore 21.00, con la Serata Speciale in favore di EMERGENCY Domenica 9 dicembre, va in scena al teatro Rifredi "S'io fossi foco - rabbia e licenziosità negli antichi poeti toscani", uno spettacolo ideato e diretto da ANGELO SAVELLI con CARLO MONNI e MASSIMO GRIGÒ con musiche tradizionali arrangiate ed eseguite dal vivo da Carlo Nuccioni, Simone Ermini e Angela Tomei.
RITORNA AL TEATRO DI RIFREDI, DOPO IL SUCCESSO OTTENUTO LA SCORSA STAGIONE, LO SPETTACOLO DI ANGELO SAVELLI S’IO FOSSI FOCO CON CARLO MONNI E MASSIMO GRIGÒ.

SPETTACOLO CHE FIN DAL TITOLO RENDE OMAGGIO AI VERSI DI CECCO ANGIOLIERI E ALLE NUMEROSE VOCI CHE TRA MEDIOEVO E RINASCIMENTO HANNO FATTO GRANDE LA NOSTRA LETTERATURA E CHE RISCOPRE LA FORZA DI UNA LUNGA GENIA DI ARRABBIATI ORMAI FINITI NELLE ANTOLOGIE SCOLASTICHE, CLASSICI SCOMODI, CHE RIVELANO UN’URGENZA ED UNA VERITÀ INSOSPETTATE. ACCANTO AI PIÙ NOTI DANTE ALIGHIERI E BOCCACCIO, TROVIAMO PULCI, BERNI, IL BURCHIELLO E L’ARETINO. UNA LINGUA ARDITA, ACCOMPAGNATA DA MUSICHE TRADIZIONALI ARRANGIATE ED ESEGUITE IN SCENA CHE FUNZIONANO DA CONTRALTARE, GIOVANILE ED ANTIFILOLOGICO ALLA POTENZA ARCAICA DEI VERSI E DELLA LINGUA.

IL TUTTO REALIZZATO DALL’ABILITÀ REGISTICA DI ANGELO SAVELLI E INTERPRETATO DA UNO DEI NOSTRI PIÙ GRANDI E ‘SANGUIGNI’ ATTORI: CARLO MONNI, AFFIANCATO DAL BRILLANTE E RAFFINATO MASSIMO GRIGÒ (AFFERMATOSI NEGLI STUDI SU AMLETO DEI MAGAZZINI, DIRETTI DA FEDERICO TIEZZI). LO SPETTACOLO VIENE PRESENTATO ANCHE IN MATINÈE PER LE SCUOLE.
Omaggio a Carlo Monni.
Carlo Monni è certamente oggi una delle voci più genuine ed originali di quella “toscanità” recentemente assurta agli onori della moda grazie al discutibile successo mediatico di un gruppo d’artisti molto lontani tra loro sia per spessore culturale che per oggettiva validità dei risultati. Defilato rispetto a questi successi mondani, ma pur conosciuto ed apprezzato tra vaste e differenziate fasce di pubblico, la creatività tutta originale, da “poeta contadino”, di Carlo Monni si caratterizza per una sorta d’insofferenza verso i conformismi consolatori di ogni epoca e società, per quell’umore critico, al tempo stesso, aristocratico e plebeo, che proprio in Toscana può vantare una lunga tradizione sia colta che popolare, spesso esternata in velenosissima ironia, in beffe feroci o in scopi linguistici sanguigni e dissacranti. Alle origini di questo atteggiamento ruvido ed impietoso, spesso abilmente travestito sotto i panni di un’intelligenza sagace, si possono anche collocare le opere e le esperienze esistenziali di molti grandi artefici della nostra letteratura: Dante Alighieri, Cecco Angiolieri, Burchiello, Luigi Pulci, Francesco Berni, Giovanni Boccaccio, Pietro Aretino! Una letteratura certamente italiana per l’importanza e lo spessore del suo valore intrinseco, ma toscanissima nei colori e negli umori stilistici. Ci voleva proprio una voce esente da classicismi ed accademie, ma potente nel timbro e vera nell’intonazione come quella di Carlo Monni, per riascoltare nei versi o nelle rapide prose di questi nostri antenati non solo il nitore dei padri della nostra lingua ma anche gli inconfondibili prototipi di una generazione di “maledetti toscani”, oggi classici ma, ai loro tempi, scomodi, discussi, controversi: In realtà, una lunga genia di “arrabbiati” da fare invidia ai più recenti poeti della nostra “beat generation”. Questo spettacolo vuole dunque essere una cavalcata, rapida ma emblematica, nella rabbia e nel sarcasmo dell’antica poesia toscana tra Medioevo e Rinascimento; una cavalcata realizzata con piglio moderno e sensibilità contemporanea e per la quale abbiamo previsto la creazione di uno specifico accompagnamento musicale dal vivo che funzioni come contraltare, giovanile ed antifilologico, alla potenza arcaica dei versi e della lingua. Una maniera questa, crediamo, per avvicinare senza complessi i giovani alla poesia e per riscoprirla noi stessi, fuori dai ricordi polverosi delle antologie scolastiche.

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