Pitti Immagine Uomo

Redazione Nove da Firenze
Redazione Nove da Firenze
12 gennaio 2001 00:55
Pitti Immagine Uomo

Appuntamento di apertura del calendario della moda maschile, Pitti Immagine Uomo è una manifestazione di importanza strategica a livello mondiale, dai numeri in costante crescita ormai da parecchie stagioni. Un ruolo internazionale testimoniato dal dato degli espositori esteri presenti (in crescita rispetto al 29.1% del gennaio 2000), e da quelli relativi ai compratori esteri: +12.5% (rispetto al gennaio 99) nel gennaio 2000, +20% (rispetto al giugno 99) per l'edizione successiva. Una crescita anche in termini di spazi espositivi e metri quadrati, che si traduce in una offerta sempre più articolata, in grado di consentire al visitatore di fare il punto della situazione sulla moda maschile di alto livello: a Pitti Immagine Uomo sono presenti tutte le sue declinazioni, dalla tradizione alle sperimentazioni più avanzate.

Le sezioni
Pitti Immagine Uomo ha una struttura articolata, composita, che riflette il modo in cui i diversi stili del nostro tempo si incrociano e si influenzano a vicenda.

Nove sezioni che diventano tappe di mille possibili percorsi.
Pitti Uomo: il classico maschile. Uno stile i cui cardini sono la tradizione sartoriale, la costante innovazione, la classe delle materie prime e delle lavorazioni. I nomi più importanti dell'industria dell'abbigliamento riuniti in una selezione di altissimo livello e dal prestigio riconosciuto in tutto il mondo.
Futuro Maschile: variazioni sul tema del classico in chiave di grande creatività. L'abito formale visto non come obbligo ma come libera scelta; uno stile che reinventa la tradizione uscendo dagli schemi usuali, aprendosi a un raffinato eclettismo, sperimentando con classe.


Uppercasual: il tempo libero, con classe. Secondo appuntamento per l'area dedicata a una moda informale e raffinata, che fa del concetto di "sophisticated comfort" la sua vera essenza. Senza eccessi, dall'immagine sobria e contemporanea. Sportiva senza essere tecnica. Elegante ma senza formalismi.
Affinità Elettive: il fascino del prodotto esclusivo, dalla grande manualità. Abiti, camicie, calzature, accessori come ombrelli, piccola pelletteria, cappelli: manufatti dalla personalità inconfondibile, realizzati in materiali di pregio e con lavorazioni senza tempo.

Destinati ai veri intenditori.
L'Altro Uomo: i nuovi linguaggi dello stile al maschile. Creatività intelligente, avanguardia che rifugge dal già visto come pure dall'eccesso fine a se stesso. Collezioni di abbigliamento e accessori pensate da una giovane élite internazionale, dalla sensibilità attenta e capace di cogliere in anticipo i mutamenti del gusto. Per questa edizione la sezione ospita inoltre Power Pieces.
Fashion/Design: la moda come operazione di design. Grande ricerca a livello di forme, di materiali e tecnologie, ma sempre subordinate al vero elemento portante: l'identità stilistica, il segno del designer.

Moda, quindi, anche (e soprattutto) come espressione, come linguaggio.
Ynformal: abbigliamento come funzione, dalla forte carica di innovazione. Alta progettualità e sperimentazione, sia dal punto di vista costruttivo, pratico che da quello puramente estetico. Elaborando soluzioni estremamente innovative, specialmente in quest'ultimo campo: per una moda che, prendendo le distanze da ogni eccesso di tecnicismo, riscopre una dimensione quasi ludica. All'interno della sezione un'installazione speciale, In Trasparenza.


Sport & Sport: il movimento attivo in tutte le sue declinazioni. Sci estremo o vela, o più semplicemente vita all'aria aperta, nella natura o in città: una dimensione ormai irrinunciabile del lifestyle contemporaneo e dall'influenza, tanto a livello di ricerca tecnica quanto a livello di immagine, ormai consolidata.
Urban Panorama: l'evoluzione degli stili metropolitani. Un territorio che non è più esclusivo dei giovani: dove il denim, bandiera di libertà, convive con il vintage, subisce influenze etniche, incontra il design più rivoluzionario.

Contaminazioni sotto il segno della creatività per uno stile dai mille volti ma da una sola anima. Di segno tutto speciale anche l'allestimento degli spazi che ospitano la sezione, dominato da giganteschi pannelli nel più puro stile dei manifesti di Bollywood.

Gli allestimenti speciali
Pitti Immagine Uomo, ormai da diverse stagioni, è teatro di collaborazioni con designers e artisti, ma anche di iniziative che individuano di volta in volta aree (merceologiche, di gusto, di costume) con le quali instaurare un dialogo.

Ed è grazie a iniziative come queste che Pitti Immagine Uomo è, sempre di più, un momento nel quale vengono studiati ed elaborati i nuovi codici dello stile. Per questa 59esima edizione:
Bollywood
Urban Panorama, lo spazio che Pitti Immagine Uomo dedica alle contaminazioni degli stili metropolitani, ospita questa stagione il pop multicolore dei manifesti made in Bollywood (fusione di "Bombay" e "Hollywood"). Colossali cartelloni in tela dipinta realizzati per l'occasione dallo studio Balkrishna Art di Bombay, da trent'anni leader del settore, una prestigiosa "firma" del settore, con i personaggi di una storia di moda tutta contemporanea (elaborata dalla redazione di Sportswear International).

Un vero melting pot visivo, nel quale le suggestioni etniche si mixano ad ambienti dal design contemporaneo, a echi vintage e ispirazione sportiva. Il tutto accompagnato da una colonna sonora "ethnobreakbeat", genere musicale nato nella Londra anni Novanta che unisce musica elettronica a sonorità tipicamente asiatiche.
In Trasparenza
E' il nome dell'installazione curata da Cristina Morozzi per Ynformal, la sezione di Pitti Immagine Uomo che sperimenta nuove dimensioni progettuali ai confini tra abbigliamento, arte e design.

Per questo suo quarto episodio Ynformal ospita i risultati di manipolazioni e riciclaggio del pluriball da imballaggio a cura di stilisti-artisti, architeti, designer e creativi dei generi più disparati. In Trasparenza sono le superfici di plastica trasparente a micro e macrobolle, che diventano materiale di abiti e arredi per suggerire nuove soluzioni etico/poetiche di riuso: la via sorridente al riciclaggio.
Looking for Mr. Bobo
il termine Bobo (acronimo per Bohémien - Bourgeois) identifica i protagonisti della Nasdaq Generation, elementi di un establishment nuovo e in via di formazione, ibrido, contraddittorio e interessantissimo che sfugge a ogni conosciuto comportamento di consumo.

Realizzata da Max per Pitti Immagine Uomo, Looking for Mr. Bobo si snoda tra Futuro Maschile e Upper Casual, collegando fisicamente e idealmente le due sezioni di Pitti Immagine Uomo che meglio esprimono la moda e lo stile di vita di questo nuovo modo di essere. E racconta attraverso un percorso di immagini e un test semi-serio fotografiche il bobo-pensiero.
Power Pieces
Il ritorno del gioiello da uomo è un aspetto sempre più evidente del costume contemporaneo, dalle molteplici facce: gli aculei dei punk, l'oro e i diamanti ostentati dei rappers, gli ornamenti etnici e gli stemmi nobiliari in oro o platino dei bobos.

A questa massiccia riscoperta dell'ornamento maschile Pitti Immagine Uomo e Vogue Gioiello dedicano una mostra negli spazi de L'Altro Uomo, sezione di Pitti Immagine Uomo dedicata alle più innovative sperimentazioni dello stile. Per focalizzare l'attenzione di buyers, giornalisti e pubblico su una realtà che nel panorama degli accessori è ancora, inspiegabilmente, sottovalutata. Ma anche un invito e una provocazione alla creatività dei designers per nuovi territori di ricerca.

Le trame delle ripresa nel settore tessile abbigliamento italiano
Riprendono a scorrere e, nello stesso tempo, rischiano di annodarsi le trame congiunturali del sistema moda che è appena uscito da uno dei periodi più delicati dagli inizi degli anni '90.

Il punto di svolta inferiore è stato toccato nel 1999, quando le produzioni dei paesi dell'Unione Europea sono diminuite del 4.2% nell'industria tessile (con punte comprese tra -7 e -12% per Francia, Grecia e Spagna) e del 9.6% in quella dell'abbigliamento (con crolli a due cifre in Austria, Belgio, Irlanda, Germania, Gran Bretagna e Svezia). Con le ampie schiarite sopraggiunte nel corso del 2000, il quadro è cambiato. In Italia, gli indici della produzione si sono inerpicati in tutto il settore moda: +5.0% nell'abbigliamento, +6.2% nel tessile cotoniero, +5.1% in quello laniero, +1.2 % nelle calzature e +10.0% nelle pelli.

Il Made in Italy, con i suoi distretti industriali, le costellazioni di marchi prestigiosi e i grandi hub espositivi di Firenze e Milano, si è rimesso in moto grazie soprattutto a tre spinte: la vivace ripresa dei consumi negli USA e in buona parte dei mercati asiatici, la debolezza dell'euro e la materializzazione di un nuovo ciclo dei consumi all'insegna dell'eleganza che sembra aver relegato negli angoli dei guardaroba le divise sui toni del grigio e del nero del minimalismo. La torsione congiunturale di un settore che non finisce mai di stupire è impressa abbastanza chiaramente nel nostro cruscotto (tavola 1) dove, oltre al rasserenante ritorno dei segni "più" davanti ai vari indicatori, svettano le impennate degli scambi commerciali con l'estero e del fatturato.

Nell'arco di soli dodici mesi lo scenario del settore T&A si è capovolto con un vero e proprio exploit delle esportazioni (+14.2%) lanciate oltre quota 50.000 miliardi di lire su una produzione complessiva pari a 90.000 miliardi e con un saldo commerciale attivo di quasi 25.000 miliardi. Il modo in cui procede il nuovo ciclo, insieme a tanti progressi, presenta qualche strappo come il divario tra il passo della produzione (praticamente fermo su un modesto +1.0%) o dei consumi (+1.2%) e quelli decisamente più sostenuti del fatturato (+7.2%) e delle esportazioni che, nei mercati extra europei, viaggiano a ritmi vicini al +30%: evidentemente, il processo di assestamento del settore non è ancora concluso.
L'industria tessile abbigliamento italiana a fine 2000
Più di un elemento di instabilità persiste in queste prime battute del nuovo anno che comunque ha mollato gli ormeggi con il vento a favore.

Dal 2000 ha ereditato i portafogli ordini in netto recupero (+8.0% ad ottobre, l'ultimo dato ufficiale) e una deflagrazione di colori, stampe e fantasia, che costituisce un'assicurazione per le prossime due stagioni. Il segmento lusso, infine, sarà ancora al centro di blitz finanziari e proseguiranno i giochi per assicurarsi il controllo delle reti distributive. Tutti gli indicatori, quantitativi e qualitativi, convergono: nei prossimi mesi il motore del sistema moda continuerà a marciare ma, con ogni probabilità, il 2001 sarà un anno di crescita moderata, senza l'accelerazione e l'impeto dello sviluppo della metà degli anni '90.

Al di là della cornice apparentemente frivola e incline alla spettacolarità che lo circonda, quello della moda è un sistema estremamente sensibile alle dinamiche socio-economiche e avverte i più piccoli cambiamenti nella rosa dei venti. Con mercati internazionali in agitazione come lo sono stati nel mese di dicembre, più che brindare alle prospettive per la prossima primavera-estate, gli operatori guardano con un misto di fiducia e di preoccupazione all'autunno-inverno 2001/02. All'orizzonte, infatti, si addensano i segnali di un rallentamento generale delle economie e, per una serie di motivi, quello appena iniziato non si annuncia un anno tranquillo.

Su tutti domina il rallentamento dell'economia degli Stati Uniti le cui avvisaglie si sono già fatte sentire. Come ha sottolineato l'American Textile Manifacturers Institute, le importazioni di prodotti T&A, dopo aver segnato incrementi superiori al 15% nella prima metà del 2000, nel mese di settembre (dati del U.S. Department of Commerce) hanno iniziato a planare e si sono riportate sotto la soglia del 10%. Gli esperti hanno opinioni spesso diverse sulla intensità della smorzata dei consumi USA, in bilico tra soft e hard landing, ma sono abbastanza d'accordo sul recupero dell'euro.

Per i prodotti europei (e italiani), delle tre molle che hanno trainato la ripresa di questi mesi rimarrebbe solo quella legata al tramonto del minimalismo. Un'altra fonte di preoccupazione è costituita dall'impennata dei prezzi delle materie prime. L'incerto procedere della ripresa non aiuta le imprese a trasferire sui prezzi i maggiori costi e questo si traduce in un' insostenibile pressione sugli equilibri economici del settore. Le trame della congiuntura, dunque, si annodano ma nessuno di questi fenomeni sembra in grado di far deragliare il convoglio della ripresa.

Tra l'altro, la vivacità dei consumi sui mercati interni dovrebbe compensare parte delle minori esportazioni riconducibili al rafforzamento della moneta unica europea. Le proiezioni sull'andamento delle vendite nella stagione che si conclude in questi giorni con i saldi invernali, prefigurano un quadro di moderato ottimismo. Secondo AC Nielsen Sita, nella campagna autunno-inverno 2000/01 la spesa per abbigliamento delle famiglie è cresciuta del 4% rispetto al 1999 e continuerà a crescere con tassi superiori al 3.5% nei prossimi dodici mesi.
I consumi di abbigliamento esterno in Italia
In termini assoluti non sono incrementi consistenti; i loro effetti, tuttavia, si spalmano su una fetta consistente dei mercati: il 40% della produzione T&A è ancora venduto in Italia, quota che sale al 70% per tutta l'Unione Europea.

La prevista frenata sulla costa occidentale dell'Atlantico sarà bilanciata dai progressi su quella orientale e anche questo puntellerà la ripresa in atto nel settore. Da diversi mesi i consumi di prodotti di moda nei paesi dell'Unione sono vivaci: lo scorso settembre, come ha rilevato Eurostat, si è registrato un incoraggiante picco nelle vendite di articoli tessili, dell'abbigliamento, delle calzature e della pelletteria (tavola 3). Per dispiegare tutta la sua forza, la ripresa dei consumi dovrà superare ancora vari ostacoli e tra questi le esitazioni dei tedeschi; negli ultimi quattro anni, infatti, la quota della Germania sulla spesa complessiva dell'UE in capi di vestiario è scesa dal 25.8 al 22.5%.
La moda maschile italiana
I riflettori di Pitti Immagine Uomo sono puntati anche sulle calzature e gli accessori e, nelle sue vetrine, figurano prestigiosi marchi europei, tanto da caratterizzare questa manifestazione come il più ampio spaccato della moda maschile a livello mondiale.

Mentre si incrociano e si confrontano le novità per il prossimo autunno-inverno, gli operatori del settore dell'abbigliamento italiano, protagonista indiscusso della moda maschile, stilano i consuntivi dell'anno che si è chiuso, esaminano le prospettive dei mercati e praticano un po' di salutare benchmarking. Nel 2000 in Italia i consumi per abbigliamento uomo sono cresciuti del 3.2%, con un piccolo progresso rispetto al +2.9% dell'anno precedente. In questo la spesa degli uomini mostra una maggiore stabilità rispetto a quella decisamente più altalenante delle donne che, dopo il passo falso del 1999 (-1.4%), sono rimbalzate segnando +5.0%.

In generale, è stato un anno brillante soprattutto per la maglieria esterna che rappresenta circa il 30% della produzione.
La produzione del sistema moda maschile
La vivacità della spesa delle famiglie, tuttavia, sembra aver favorito più i produttori esteri che quelli strettamente Made in Italy: secondo Sistema Moda Italia, infatti, le importazioni in valori assoluti sono cresciute più di quanto hanno fatto i consumi interni, tanto che il "tasso di penetrazione" (ovvero il rapporto tra importazioni e consumi) in pochi anni è balzato dal 43.5% al 48.9%.

I semplici dati del commercio estero, in questo caso, non tengono conto delle produzioni italiane realizzate in regime di Traffico di Perfezionamento Passivo che sono particolarmente consistenti proprio nelle confezioni maschili; tra i primi paesi esportatori troviamo, infatti, Tunisia e Polonia dove si contano numerosi accordi di collaborazione tra aziende locali ed italiane.
La grande novità è il "sorpasso" degli USA sulla Germania
Il "superdollaro" e l'impennata dei prezzi delle materie prime hanno creato qualche scompiglio tra gli operatori; secondo AC Nielsen Sita, nonostante la debole ripresa congiunturale i prezzi delle confezioni maschili sono stati ritoccati con un incremento medio del 2.5%.

Questo ridimensiona, in parte, l'effettivo aumento dei consumi interni confermando che la moda maschile si è ripresa ancora una volta partendo dai mercati esteri che nei primi sette mesi del 2000 avevano accumulato un progresso dell'11.8%. Con questo nuovo allungo, le esportazioni rappresentano adesso il 61.5% del complesso della produzione italiana di vestiario esterno. Il nuovo millennio si apre con un consolidamento del carattere globale del successo della moda maschile italiana che ha saputo trovare nuovi slanci.

I mercati che maggiormente hanno contribuito a trascinare le vendite all'estero, nell'ordine, sono:
- gli USA, con +24.7%; il mercato americano, che per la moda maschile Made in Italy si avvicina, nei primi sette mesi del 2000, alla soglia dei 1000 miliardi di lire (17.2% del totale esportato), è diventato il più importante scavalcando la Germania;
- il Giappone (6¡ paese per volume di export), che malgrado l'opaco quadro macroeconomico, risale decisamente (+24.4% in quantità; +10.2% in valore) dopo il tonfo degli anni scorsi; - Hong Kong, con un incremento del +29.8% in valore.


Le serie statistiche delle esportazioni fino al mese di luglio rivelano, infine, che persistono (o almeno persistevano) le difficoltà degli ultimi anni sui mercati europei. Con la sola eccezione della Spagna, le esportazioni italiane di moda maschile sono arretrate in tutti i principali mercati, con un andamento particolarmente negativo proprio in quello più importante, la Germania (16.2% del totale) per la quale i dati riportano un preoccupante calo di circa il 7% sia in valore sia in quantità.

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